Tredicesimo Capitolo

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Quella mattina Einar non sembrava riuscire a staccarsi da lui, non sembrava riuscire a smettere di baciarlo. L'aveva interrotto più volte, dopo aver lavato i denti, prima di lasciarlo entrare in doccia, poi mentre si rivestiva sabotando il suo tentativo di infilare la maglietta della tuta; baciandolo in quel modo languido che gli faceva perdere la ragione, con la lingua che esplorava la sua bocca e le mani che stringevano i suoi fianchi, aggrappandosi ad essi come se potessero sfuggirgli da un momento all'altro.

Filippo si era lasciato andare ad un lungo sospiro mentre Einar passava a mordicchiare la pelle nivea del suo collo e cercando di afferrare quello sprazzo di lucidità che ancora intravedeva -Siamo in ritardo- aveva detto, affondando le dita nei suoi capelli come se volesse con i gesti dirgli di non smetterla, al contrario di quello che stava dicendo con le parole.

Il moro aveva mugugnato semplicemente in risposta, continuando a lasciare baci umidi lungo la sua mascella, fino a catturare di nuovo le sue labbra in un bacio carico, sospirando l'uno nella bocca dell'altro troppo accesi da tutto quel contatto, con la pelle che formicolava per il desiderio di avere di più.

Ma proprio mentre le mani di Filippo prendevano a percorrere la schiena dell'altro avvicinandosi pericolosamente verso il basso, qualcuno aveva bussato alla porta facendoli scattare entrambi e la voce di Biondo dall'altra parte aveva esordito con -Colombelle stanno tutti ad aspettà voi, ve volete move, non voglio manco sapè perché state a perde' tutto sto tempo- mentre Einar si lasciava andare in un gemito frustrato, affondando il volto nell'incavo del suo collo e Filippo ridacchiava divertito.

Dopo qualche secondo passato in quella posizione fermi a tentare di riprendere fiato -Einar se non la smetti di schiacciarmi contro quest'armadio non usciremo mai da qui- aveva detto, cercando di allontanarlo.

Il moro aveva stretto la presa su di lui, mordendo la sua spalla e -Chi dice che dobbiamo uscire per forza- aveva detto, troppo preso da tutto quel desiderio per riuscire a ragionare in maniera razionale.

Filippo aveva pronunciato un -Einar- imperativo, portando quelle iridi a puntare nell'immediato i suoi occhi verdi e -Possiamo riprendere il discorso stasera, mmh?- aveva aggiunto, cercando di essere quello risolutivo tra i due.

Gli occhi del moro si erano accesi a quelle parole, come se gli avesse appena fatto la promessa che stava aspettando e si era avvicinato a baciarlo di nuovo, una, due, tre volte, mentre -Non vedo l'ora- mormorava, tra un bacio a stampo e l'altro.

Filippo allora aveva annuito, ricambiando, prima di premere le mani sulle sue spalle e spingerlo via dall'incastro con il suo corpo, per poter infilare la maglietta e magari riuscire a raggiungere gli altri prima che venissero a cercarli sul serio.

Quando aveva finito di infilare tutti gli anelli e aveva recuperato le chiavi, si era avvicinato alla porta notando solo allora che il moro fosse rimasto fermo in mezzo alla stanza, senza alcuna intenzione di seguirlo, così si era voltato a guardarlo e -Allora?- aveva chiesto, un po' spazientito.

Il moro aveva mordicchiato le labbra in imbarazzo e aveva evitato di incrociare il suo sguardo, mentre diceva a voce molto bassa, quasi inudibile ad orecchio umano -Non posso scendere in queste condizioni.-

Filippo aveva corrugato le sopracciglia, prima di percorrere con gli occhi il suo corpo e notare il rigonfiamento all'altezza del cavallo dei pantaloni, assolutamente ben visibile attraverso la stoffa morbida della tuta. Il castano si era leccato le labbra quasi involontariamente al pensiero che fosse stato lui a ridurlo in quello stato ed era stato riscosso dai suoi pensieri solo dalla debole protesta di Einar che -Non sei d'aiuto se mi guardi in quel modo- aveva detto, contrariato, cercando di controllarsi.

Il castano si era lasciato andare in un sorriso sornione, distogliendo lo sguardo dai suoi pantaloni per riportarli ai suoi occhi e -Pensa a quella volta in cui tua madre ti ha beccato mentre stavi guardan- aveva cominciato, mentre Einar era rabbrividito al solo pensiero e -Va bene, va bene ha funzionato, sta zitto- aveva protestato, interrompendolo prima che potesse finire la frase, ancora estremamente imbarazzato per quell'episodio.

Quella tua coperta e l'odore di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora