Settimo Capitolo

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Con il passare del tempo Filippo e Einar avevano finito per sviluppare una routine costante.

La mattina Einar aspettava che Filippo finisse di prepararsi per scendere insieme a colazione, dopo la colazione fumavano una sigaretta, poi si dividevano per le prove e si ritrovavano la sera a cena. Qualche volta cenavano in camera o fuori, altre volte nella mensa con tutti gli altri.

Anche quella di guardare film insieme la sera, dopo cena, quando non avevano altri impegni, era diventata un'abitudine. Dai film erano passati alle serie tv, stavano seguendo una comedy scelta da Einar, Friends, che Filippo aveva già visto qualche volta di pomeriggio facendo zapping. Non era mai stato un gran fan delle comedy, però non era riuscito a dire di no a quegli occhioni blu terribilmente convincenti. Il suo scettiscismo nei confronti di quella scelta era poi stato spazzato via quasi subito, quando aveva visto Einar ridere di cuore di fronte alle scenette dei protagonisti. In quei momenti si era perso completamente a guardarlo, incantato, come se non avesse mai visto niente di più bello, dimenticando qualsiasi scena scorresse sullo schermo.

Simone si era lamentato più volte di quel rapporto di simbiosi che i due sembravano star sviluppando, gli aveva recriminato di sentirsi tagliato fuori e i due in risposta avevano cercato di renderlo più partecipe.

Per questo quella sera avevano deciso di andare al cinema tutti insieme, a vedere il nuovo film della Marvel di cui erano tutti particolarmente appassionati, Simone aveva trascinato con sé Emma, da cui ormai non si staccava un secondo, alimentando sempre di più i sospetti del castano.

-Stanno appiccicati tutto il giorno, non è possibile che non sia successo niente, dai Ein ti prego, hai visto come lo guarda Emma?- aveva detto Filippo, fermo di fronte all'armadio alla ricerca di una maglietta da indossare, con solo un paio di skinny jeans neri a coprirlo.

Einar già vestito ormai da più di mezz'ora, aveva sbuffato e -Se non ti muovi a scegliere una maglietta giuro che do fuoco a tutte le tue piume- aveva replicato esasperato per tutta quell'attesa.

Filippo si era voltato a fissarlo divertito da quella risposta -L'astinenza ti fa essere così nervoso?- aveva chiesto, inclinando la testa con gli occhi accesi di una luce maliziosa.

Il moro in tutta risposta si era morso un labbro come se avesse c'entrato esattamente il punto e -Dio, non sono mica abituato, non ricordavo più come fosse- aveva confessato, arrossendo appena.

Filippo si era lasciato andare in una risata divertita di fronte a quella confessione spontanea, cosa che aveva indispettito il moro che allora gli aveva lanciato un cuscino in segno di protesta e -Non prendermi in giro, devo smetterla di essere sincero con te- aveva affermato, infastidito.

Filippo aveva afferrato il cuscino al volo, smettendo di ridere dopo qualche secondo -Non ti sto prendendo in giro, stupido- aveva chiarito, prima di -Non devo davvero spiegarti come puoi rimediare vero?- aggiungere, fissandolo serio, senza traccia di ilarità nella voce questa volta.

Einar allora aveva sepolto il volto nelle mani e -Lo so, lo so, ma qui non sono a casa mia, non riesco a... isolarmi- aveva borbottato, il suono delle sue parole attutite dalle mani che lo coprivano.

Il castano aveva corrugato le sopracciglia avvicinandosi per poter sciogliere il muro dietro cui si era celato -Se vuoi spazio qualche volta, basta che lo dici, è del tutto naturale avere certi bisogni- gli aveva detto, cercando di tranquillizzarlo, di spegnere il suo imbarazzo non necessario.

Il moro aveva inclinato il viso per poterlo guardare negli occhi, c'era qualcosa in quegli occhi azzurri che Filippo non riusciva a decifrare del tutto, come se gli stessero silenziosamente comunicando qualcosa, come se si aspettassero qualcosa da lui, qualcosa che non riusciva a capire. Poi con le dita ancora a contatto, strette nella presa salda del castano aveva interrotto quel silenzio e -Se vuoi nel bel mezzo ti interrompo beccandoti, così ti senti più a casa- aveva detto scherzosamente, cercando di alleggerire quella tensione che minacciava di sporcare l'aria.

Quella tua coperta e l'odore di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora