Quarto Capitolo

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Si erano guardati tutti e tre per un po', in silenzio, aspettando che fosse Filippo a tirare fuori una spiegazione convincente. Gli occhi di Einar lo fissavano infastiditi, gli era bastato guardarli un solo secondo per capirlo, mentre quelli di Biondo erano sinceramente curiosi.

Ma prima che Filippo potesse spiegare come stavano realmente le cose, erano stati nuovamente interrotti, questa volta da Emma che era entrata in camera senza bussare, con gli occhi gonfi e rossi -Simone, please- aveva sussurrato, attirando subito l'attenzione di quest'ultimo che l'aveva seguita fuori dalla stanza senza proferire parola, lasciandoli completamente da soli.

Einar dopo qualche secondo di smarrimento per l'entrata in scena di Emma, aveva riportato di nuovo l'attenzione su di lui, ancora chiuso in quel silenzio penetrante. Così -Non devi dare nessuna spiegazione, se non ti va- aveva detto, terribilmente infastidito all'idea che non volesse aprirsi, non con lui.

Filippo allora aveva massaggiato con le dita il punto in cui il suo naso divideva gli occhi -Non è che non mi va di dare spiegazioni, solo che è complicato da spiegare- aveva detto, cercando di chiarire subito la sua posizione, odiava il fastidio che intravedeva nei i suoi occhi, avrebbe voluto strapparlo via con le sue stesse dita tatuate.

Einar a quelle parole si era tranquillizzato, soprattutto per la sincerità che traspariva da esse, non gli stava mentendo, così si era seduto sul pavimento, appoggiando i gomiti sulle ginocchia tirate al petto e -Abbiamo tutto il tempo del mondo- aveva detto, non mollando la presa.

Irama l'aveva guardato per un secondo, stupito dall'insistenza del moro -Salteresti la colazione, per cui sei già in ritardo tra l'altro - aveva allora replicato, appigliandosi a una scusa qualsiasi.

Era stato allora che Einar si era tirato in piedi, terribilmente scocciato dal suo atteggiamento di chiusura e -Ho già fatto colazione e tu hai qui la tua, ma sai che c'è? Resta pure chiuso dietro al tuo muro, appigliati pure ad un'altra scusa, ho insistito già troppo per chi di me ha saputo tutto senza il bisogno di chiedere niente- aveva detto, sputando fuori quelle parole con tono ferito, di chi si aspettava tutt'altro; poi gli aveva dato le spalle ed era uscito dalla stanza senza dargli il tempo di replicare.

Quando aveva visto la porta della loro camera chiudersi Filippo si era quasi lasciato andare in una risata isterica per l'ironia di quella situazione, Einar era andato via perché invece lui gli aveva sbattuto in faccia un'altra porta, quella che portava dentro e che lo proteggeva dall'esporre i suoi sentimenti. Si era sentito un coglione, eppure non era riuscito a comportarsi diversamente.

*

Entrambi erano stati distratti dalle lezioni tutto il pomeriggio, Filippo aveva incrociato Einar solo un paio di volte in sala relax, ma si era tenuto a debita distanza, sapendo che il moro non aveva alcuna intenzione di parlare con lui, l'aveva lasciato in pace.

Quando però era tornato in albergo, aveva trovato lui e Simone seduti sul muretto all'esterno a fumare mentre chiacchieravano e allora non aveva potuto fare a meno di avvicinarsi.

-Aò finalmente, pensavo t'avessero sequestrato- aveva detto Biondo, accogliendolo con i suoi soliti modi, Filippo aveva battuto il pugno contro il suo in segno di saluto e poi -Ciao Ein- aveva mormorato, senza fare troppo rumore.

Einar aveva fatto un cenno del capo verso di lui per ricambiare il saluto e poi era tornato a prestare attenzione a Simone -Quindi ora Emma sta bene?- aveva chiesto, portando avanti una conversazione che probabilmente aveva interrotto con il suo arrivo.

Simone aveva fatto spallucce lanciando il filtro della sigaretta ormai consunto sull'asfalto -Penso de sì, l'ho fatta calmare, ma lo sai come so le donne, mica te lo fanno vede che stanno a soffrì se non vogliono- aveva replicato, confuso.

Quella tua coperta e l'odore di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora