Quattordicesimo Capitolo

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Consiglio: La canzone che Einar dedica a Filippo è Farfalla bianca di Ultimo, vi consiglio vivamente di ascoltarla prima di leggere la scena seguente. E per le scene successive vi consiglierei di ascoltare Falling for you dei the 1975, è quello il mood intenso della scena.


"C'è una farfalla bianca che prova a nuotare,

ha l'aria di chi sa che il mondo mente"


Aveva intonato Ultimo, con la sua voce graffiata accompagnata solo dal piano, intonando quelle parole che gli avevano fatto ripensare alla prima volta che l'aveva visto comparire sul palco di quel talent, quando Filippo ai suoi occhi azzurri era apparso come una piccola farfalla con le ali rotte dal mondo che gli aveva fatto promesse che non aveva mantenuto, una farfalla che volava nonostante tutto il peso che portava con sé, aiutata dalle piume, quelle che fedelmente portava alle orecchie e che gli ricordavano di essere forte, di non arrendersi.


"Vorrei darle più di quel che posso dare,

farle sentire più di quel che sente"


Aveva pensato a quella sensazione che aveva sentito pervaderlo nel vederlo così grande, così imponente come il dolore che sentiva tirargli fuori attraverso le sue canzoni eppure così fragile, così piccolo in quegli occhi verdi che invece raccoglievano tutte le sue insicurezze. Quella voglia che aveva sentito di conoscerle una ad una, di accarezzare quelle ali rotte che sembravano non aver conosciuto nient'altro che dolore e dita rudi che avevano preso tutto, svuotandolo.


"Si posa una farfalla sulla spalla,

oggi mi siedo e resto ad ascoltarla.

Poi dice che non è più tempo di parlare,

che poi domani ha un'altra vita da incontrare"


Aveva ripensato al modo in cui si era avvicinato a lui, quando l'aveva ascoltato parlare di tutto ciò che lo turbava, quando si era seduto al suo fianco e gli aveva mostrato ciò che vedevano i suoi occhi verdi, ciò che a lui sfuggiva, quando l'aveva salvato dalla gabbia in cui si sentiva rinchiuso, incapace di tirarsene fuori da solo. Quando gli aveva parlato di quel mondo che conosceva meglio di lui, quello che l'aveva ferito, ingannato, che gli aveva riservato situazioni scomode, difficili da fronteggiare; quel mondo che però non era riuscito a privarlo di ciò che amava, di ciò che gli scorreva nelle vene e lo rendeva vivo; quello a cui gridava tutto il dolore che gli aveva fatto provare, attraverso le sue canzoni, i suoi testi. E ai silenzi, quelli che avevano condiviso più delle parole, quelli in cui avevano imparato a conoscersi, quelli che a volte Filippo aveva messo su come scudo, con la paura di mostrargli ciò che aveva dentro.


"Che il suo destino è fragile come la forza,

ma dice che oggi vola ed è lì la ricchezza."


Einar aveva sussurrato quella frase mimandola con le sue labbra sotto gli occhi attenti di Filippo che non era riuscito a tenerli chiusi troppo a lungo, non quando moriva dalla voglia di sprofondare in quegli occhi azzurri e leggere lì dentro i pensieri dell'altro, mentre le dita della sua mano libera toccavano delicatamente quelle piume che gli erano tanto care, quelle che gli avevano permesso di non dimenticare mai di credere nei suoi sogni, di credere in se stesso; quelle che erano così fragili eppure così forti da aver retto tutto il peso di quel mondo che l'aveva deluso, quelle che adesso tornavano a splendere, a spiccare il volo, tornando a casa, dalla musica. E Filippo aveva sentito quel tocco, quelle carezze di Einar contro le sue piume come qualcosa di profondamente intimo, gli stava permettendo di accarezzare la parte di sé che raccoglieva tutte le sue debolezze, aveva sentito quelle dita stringere le sue piume con delicatezza come se in realtà stessero stringendo il suo cuore, come se lo stessero cullando con la leggerezza di quel tocco delicato e allora aveva lasciato andare un sospiro, completamente immerso in tutte quelle sensazioni che sembravano bloccargli il fiato in gola.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 04, 2018 ⏰

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