Ottavo Capitolo

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Einar quel giorno si era comportato in modo strano nei suoi confronti, aveva evitato la sigaretta dopo la colazione, non l'aveva aspettato per raggiungere la scuola e quando Filippo era tornato dalle prove l'aveva trovato già seduto a cena con alcuni dei loro compagni.

Il castano aveva percepito quella distanza frapposta volontariamente tra di loro, forte e chiara, e aveva speso tutto il giorno a passare in rassegna i momenti che avevano trascorso insieme per cercare di capire quale fosse il motivo che avesse spinto Einar a comportarsi in quel modo. C'era stato un momento in particolare la sera prima che ricordava con chiarezza, uno di quei momenti in cui si erano lasciati particolarmente andare, in cui lui aveva smesso di trattenersi e l'idea che fosse stato proprio quello a farlo allontanare di colpo, lo tormentava dall'interno.

Quei pensieri l'avevano disturbato anche durante le prove, non era riuscito a concentrarsi a sufficienza e si era anche preso una bella strigliata per essere stato completamente assente e aver sprecato tempo prezioso in cui invece avrebbe potuto imparare qualcosa.

Era per questo motivo che quella volta non era andato a chiedergli spiegazioni, odiava che qualcuno avesse il potere di distrarlo dalla cosa che amava più di tutte, la musica; odiava persino se stesso per aver permesso a quei pensieri di distrarlo, di agitarlo e odiava il fatto che Einar sentisse di dover scappare da lui, piuttosto che affrontarlo.

Così quella sera si era tenuto a distanza, cenando al tavolo con Nicole, Lorenzo e Simone che l'aveva raggiunto appena l'aveva visto entrare in sala. Si era lasciato andare, bevendo qualche bicchiere di vino di troppo, con la voglia di scacciare via tutti quei pensieri e quelle sensazioni negative. Avevano chiacchierato tranquillamente, scherzando sui vari professori e prendendo in giro Lorenzo e il suo accento toscano marcato. Simone gli aveva raccontato di quanto fosse in paranoia per le nuove cover che gli avevano assegnato e che temeva di non riuscire a prepararle bene in nessun modo.

Aveva ascoltato, cercando di distrarsi, si era lasciato andare a quelle chiacchiere di circostanza che però non riuscivano a catturare la sua attenzione, non come quel paio di occhi azzurri che dall'altra parte della stanza non smettevano di fissarlo nemmeno per un secondo, come se stesse tenendo d'occhio ogni sua mossa. Quelli che lui aveva cercato di ignorare completamente, con grosse difficoltà.

Quando si erano spostati sui soliti divanetti nell'hall, Filippo si era ritrovato seduto al fianco di Nicole che dopo qualche minuto aveva allungato le gambe sulle sue, appoggiandosi completamente a lui, come se fosse del tutto naturale, come se lo facessero di continuo.

Filippo l'aveva lasciata fare, facendosi coinvolgere dalla conversazione, mentre Biondo raccontava della figuraccia fatta con la prof di canto quando pensava di essere rimasto da solo in saletta, di fronte a quel racconto erano scoppiati tutti a ridere e Filippo d'istinto aveva stretto un ginocchio di Nicole tra le dita per richiamare la sua attenzione e sussurrarle di scommettere in quanto tempo Biondo sarebbe riuscito a farsi espellere di nuovo.

Quando poi aveva smesso di ridere, aveva lasciato che i suoi occhi indugiassero in quella direzione solo per qualche minuto e aveva trovato quelli dell'altro fissi su di lui, come se fossero sempre stati lì, come se non avesse smesso nemmeno per un secondo. E per la prima volta da quando aveva messo piede in quella stanza, si erano fissati per qualche minuto, Filippo aveva visto quegli occhi accesi di una scintilla particolare, di un azzurro diverso dal solito, come se stessero tentando di gridare i loro pensieri, poi li aveva visti scendere giù, puntare nella direzione in cui la sua mano stringeva ancora il ginocchio di Nicole, prima di voltarsi completamente da un'altra parte, fissando un punto qualsiasi lontano dalla sua figura.

Filippo aveva sentito quello sguardo parlare come se quegli occhi avessero gridato le loro emozioni a squarciagola fermi dall'altra parte della stanza, ma non si era mosso di un millimetro, aveva costretto se stesso a restare lì, troppo infastidito all'idea che Einar l'avesse evitato tutto il giorno e ora lo guardasse in quel modo, quasi come se gli stesse facendo un torto. Così era semplicemente tornato a prestare l'attenzione ai suoi compagni, cercando di trattenere la voglia che aveva di correre da lui.

Quella tua coperta e l'odore di teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora