II. Terza verità

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Theo era stordito. I suoi sensi erano all'erta, acuti come mai prima di allora, e ogni punto su cui posava gli occhi rivelava dettagli che in condizioni normali non sarebbe riuscito a cogliere. Ciononostante, la confusione si era fatta strada nella sua testa, sollevando una cortina che pareva agire direttamente sui delicati meccanismi del suo cervello.

I suoi pensieri si susseguivano in fiumi di immagini, colori e sensazioni, voci e volti, ricordi intrecciati in una trama fitta e vorticante che gli dava la nausea. Doveva sforzarsi molto per tenerli a bada e rimanere concentrato, ma quelli continuavano a sfuggire alla morsa della sua razionalità, generando in lui dubbi e incertezze.

Detestava avere paura. Sentire il gelido artiglio del terrore sfiorargli la pelle, attraversargli la carne e penetrargli nelle ossa, avvertire l'impulso insopprimibile di mettersi a correre senza guardarsi indietro, con la certezza di non essere abbastanza veloce né abbastanza forte per affrontare ciò che gli stava dando la caccia.

Noi gli stiamo dando la caccia, pensò in un attimo di lucidità, ma la forza oscura sprigionata dall'Anuk-Ite scivolò docile in quel flusso di ragionamenti, avvelenandoli dall'interno: il loro piano era una follia.

Theo parlò senza riuscire a fermarsi: «Siamo qui da ore e non abbiamo trovato niente. Forse seguire la paura non è stata una grande idea».

Mason emise un verso esasperato. «Nessuno ti costringe a rimanere, okay?»

«Dovrei lasciare la nostra sopravvivenza in mano tua?» La chimera si lasciò sfuggire una risata sarcastica. «Non credo proprio».

La battuta non sarebbe dovuta risultare così tagliente, non era sua intenzione provocare Mason, ma non era riuscito a trattenersi. Con un nodo in gola e un brivido freddo si rese conto che già da alcuni minuti il suo autocontrollo aveva cominciato a vacillare.

Mason si fermò di colpo. «Pensi sempre a come salvarti il culo, eh?», disse, i lineamenti resi duri da una collera improvvisa. I suoi occhi scuri rilucevano nell'oscurità delle gallerie. «Il tuo e quello di nessun altro. Non cambierai mai».

Theo soffocò una smorfia e si strinse nelle spalle, un movimento così lieve da sembrare un tremito. Superò Mason con un paio di falcate e ancora una volta sentì le parole scivolargli via dalle labbra senza che lui ne fosse pienamente cosciente: «Sono venuto qui con te, no? Forse non voglio solo salvarmi il culo. Forse voglio fare parte del branco».

La nausea gli lambì nuovamente lo stomaco, seguita dal desiderio di ricacciarsi giù per la gola ciò che aveva appena detto. Si sentì debole, vulnerabile, con lo sguardo di Mason ancorato alla schiena. Si voltò: l'altro ragazzo aveva sbarrato gli occhi, la mazza da baseball sorretta in orizzontale con entrambe le mani. Il suo cuore batteva senza controllo.

«Ti aspetti che ti creda?» Mason scosse la testa, il naso arricciato dal disgusto e dalla collera. «Ci hai traditi tutti».

Theo serrò i pugni lungo i fianchi. Il senso di colpa era un laccio attorno al suo esofago, la rabbia acqua bollente nella sua cassa toracica, la frustrazione una colonia di formiche che zampettava sulle sue braccia; e al di sopra di tutte loro si ergeva la paura, che avvolgeva il suo corpo in un gelido abbraccio.

«Hai cercato di ucciderci, e non importa se qualcuno di loro dimentica. Io non lo dimenticherò».

La chimera abbassò gli occhi e li posò sulla sua mano: tremava nell'aria umida della galleria. Il suo cuore correva senza freni, i suoi respiri si susseguivano frenetici. Una patina di sudore freddo gli rivestiva la pelle. La prima metà dell'Anuk-Ite era vicina.

«Qualunque cosa sia questa creatura», disse ancora Mason, ansimando, «e per quanto spaventosa sia, io ho molta più paura di te. Ho molta più paura di voltarti le spalle».

Le tre verità di Theo Raeken (Thiam)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora