Le tre promesse di Liam Dunbar

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C'erano tre cose di cui Liam poteva dirsi certo: primo, non si sarebbe più fidato di Theo Raeken; secondo, non lo avrebbe mai perdonato; terzo, non sarebbe mai, mai, mai diventato suo amico.

Il fatto che lo avesse salvato da un destino peggiore della morte era irrilevante. Era stato un sacrificio necessario, aveva dovuto prendersene la responsabilità, e alla fine la sua si era rivelata una decisione assennata - non lo avrebbe mai ammesso a nessuno, ma la cosa aveva stupito perfino lui.

Il fatto che non sentisse più la voglia impellente di rimandarlo sotto terra era altrettanto irrilevante. Li aveva aiutati a sconfiggere la Caccia Selvaggia, quindi si era meritato la sua ricompensa. Non c'erano altre motivazioni. Liam non ci pensava neanche a questa ridicola possibilità.

Non gli piaceva che Theo gli girasse continuamente intorno con quel suo fare da cane bastonato, ecco cosa si era ripetuto più e più volte da quando era cominciata quell'assurda situazione da non-siamo-amici-ma-ti-aiuto-a-controllarti-prima-che-ammazzi-qualcuno.

Di sicuro non gli piaceva il fatto che sapesse sempre cosa dire per fargli sbollire la rabbia - o per fargliela tornare - e si detestava quando riusciva calmarsi semplicemente ascoltando il battito sicuro del suo cuore, così regolare che a volte gli metteva i brividi.

Theo non aveva il diritto di fargli quell'effetto. Scott, forse, o Mason, ma sarebbe stata un'altra cosa, e avrebbe avuto un altro significato - e comunque era del tutto irrilevante.

O almeno lo era stato all'inizio.

Non sapeva dire come fosse cominciato. Si guardava indietro e tutto ciò che vedeva era un'immensa frattura che scavava nella sua vita: da un lato c'era il Theo di un tempo, lo stronzo bugiardo e manipolatore che lo aveva quasi reso un assassino; dall'altro c'era il Theo che aveva imparato a conoscere - anche lui uno stronzo, e anche lui a volte gli faceva venire voglia di ammazzare qualcuno, soprattutto Theo stesso, ma almeno aveva chiuso con le bugie e le manipolazioni.

Erano la stessa persona, eppure no. Qualcosa era andato via, glielo avevano strappato di dosso mentre marciva all'inferno, e forse Liam se n'era accorto subito e aveva solo fatto finta del contrario - perché quanto era difficile crederci ancora una volta, fidarsi ancora una volta, rischiare di commettere lo stesso errore e pagarne di nuovo le conseguenze?

Non ci voleva nemmeno pensare.

Quindi non ci aveva pensato, aveva mantenuto le distanze, insulti e botte e vaffanculo a denti stretti... e non era servito a niente.

Da qualche parte aveva letto che le persone si adattano in fretta anche alle situazioni più impensabili. La normalità si piega, ma non si spezza mai: è una patina sottile, un filtro sbiadito che ti preme contro gli occhi. Sfuma i contorni dei cambiamenti, livella le stranezze. Ciò che è nuovo resta nuovo per un momento soltanto.

Forse era stata quella polvere di normalità a ricoprire la sua vita da quando lo aveva riportato indietro. Theo c'era ed era una minaccia, ed era strano, ed era scomodo... poi c'era e basta, una constatazione.

Poi c'era e aveva fatto da esca, e gli aveva salvato la vita, e aveva impedito che Liam diventasse il mostro che tutti i cacciatori vedevano in lui.

Non gli aveva mai detto grazie.

Quando Scott aveva chiesto a Theo di accompagnare Mason nei condotti, Liam non aveva pensato neanche per un momento che avrebbe potuto fargli del male, perché la frattura si era fatta strada nella sua testa in silenzio, un centimetro e una buona azione alla volta, fino a diventare una vera e propria linea di confine: per una volta Theo si trovava sul lato giusto della storia.

Le tre verità di Theo Raeken (Thiam)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora