I. Prima Verità

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Gli artigli di Aaron gli si conficcarono nel petto, uncini roventi nella carne, e la forza di quel gesto lo mandò a sbattere contro la parete delle gallerie. Theo emise un grido strozzato e afferrò l'altro per gli avambracci, spingendo verso il basso per allontanarlo dal suo corpo.

Gli diede una testata così forte da fargli zampillare il sangue dalle narici. Aaron grugnì e si ritrasse, il volto contratto in una smorfia sofferente e velata di collera, poi sgranò gli occhi.

Sembrava stesse ascoltando qualcosa.

Theo tese le orecchie e trattenne il fiato: un grido lontano riechieggiò attraverso le pareti dei condotti, così flebile che lui riuscì a malapena a coglierlo.

Così com'era nato scomparve, e quando Aaron tornò a fissarlo nel suo sguardo si era fatta strada una feroce determinazione.

Afferrò la chimera per i polsi e lei sfoderò gli artigli. Digrignò i denti, Theo, soffocando sulla lingua il dolore che ancora gli scavava dentro. Era pronto a parare, a incassare, a passare al contrattacco.

Invece Aaron sorrise, con quel sorriso sporco e viscido di chi sa di aver già vinto, e aumentò la stretta. Con uno strattone si conficcò le dita dell'altro nell'addome. Gettò la testa all'indietro e ruggì di dolore, ma non allentò la presa e anzi continuò a tirare, e Theo si sentì rivoltare lo stomaco. Il respiro gli si impigliò in gola. Non riusciva a controllare i muscoli, e tutto ciò a cui riusciva a pensare era il sangue che gli avvolgeva le dita, caldo e viscoso, e perché diavolo lo sta facendo?

Poi le udì ancora una volta: le urla distanti di una voce sconosciuta.

Che sia...?

L'Anuk-Ite si ritrasse e Theo scivolò contro la parete fino a ritrovarsi sul pavimento freddo e umido delle gallerie. I graffi sul torace gli mandavano lampi roventi ogni volta che cercava di inspirare.

Dal fondo della galleria giunse l'umido rumore di passi in avvicinamento.

Liam.

Aaron gli lanciò un'occhiata vittoriosa. Dopo un ultimo attimo di esitazione, quasi stesse cercando la direzione giusta in cui procedere, si mise a correre.

La sua figura venne inghiottita dalle ombre.

No, no, no, no… l'ha trovata.

E ci era riuscito grazie a lui.

Theo emise un verso di frustrazione. Il suono riverberò attraverso i cunicoli, e presto tutt'attorno a lui i fantasmi della sua stessa voce presero a rincorrersi, animati da un'eco della rabbia che gli ribolliva dentro.

Liam emerse dall'oscurità, il viso cereo e il respiro ansante. Gli si fermò di fronte e si guardò intorno. «Cos'è successo?»

Theo scosse la testa. Fece per sollevarsi, ma ricadde sul pavimento con un gemito.

Liam allungò una mano. «Stai bene?»

Theo annuì e si lasciò aiutare senza guardarlo. Indicò con un cenno del capo l'oscurità che si addensava nelle gallerie. «Dobbiamo seguirlo. Credo che abbia trovato la sua seconda metà».

Liam si passò una mano tra i capelli. I suoi occhi azzurri saettarono dalle gallerie a Theo, al suo torace dilaniato.

La chimera abbassò lo sguardo: i lembi stracciati della sua maglietta si erano attaccati alle ferite sottostanti dando vita a un disastro rosso e appiccicaticcio. Li sfiorò con la punta delle dita e un sibilo gli sfuggì dalle labbra.

Stringendo i denti si sfilò la maglia. I tagli sul suo petto rilucevano nella luce fioca, bagnati e sinistri. Il suo corpo stanco cercava di guarire, ma la stanchezza gli impediva di farlo come avrebbe voluto.

Le tre verità di Theo Raeken (Thiam)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora