III. Terza Verità

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Theo si appoggiò allo stipite della porta. Nella sala d'ingresso della clinica il branco si scambiava informazioni. La seconda metà dell'Anuk-Ite restava un'incognita: la loro sola speranza era che non fosse ancora riuscita a incarnarsi.

«Voi avete scoperto qualcosa?», chiese Scott a Mason. Quando l'altro cominciò a raccontargli la loro avventura nei condotti, Theo si diresse verso l'uscita.

All'esterno fu accolto dall'aria fresca della sera. Una lieve brezza scuoteva le cime degli alberi e la strada era deserta. Il cielo cominciava a tingersi dei colori della notte, ma sul profilo frastagliato della foresta il sole resisteva, tenace, inondando il paesaggio tutt'intorno di una calda luce aranciata. Presto sarebbe scomparso del tutto. Sarebbe sceso il buio.

La chimera arretrò, addossando la schiena alla parete alle sue spalle. I mattoni freddi e ruvidi premettero contro la stoffa della sua maglietta e lui rabbrividì, le braccia conserte nel tentativo di riscaldarsi.

Fu raggiunto dal rumore di passi in avvicinamento. Non ebbe bisogno di voltarsi a guardare: riconobbe l'andatura di Liam, il suo odore nell'aria, il battito familiare del suo cuore – mai abbastanza calmo, sempre troppo veloce. Sorrise e si voltò nella direzione opposta, concentrando lo sguardo sulla striscia d'asfalto che si allontanava in una curva a qualche centinaio di metri di distanza.

Liam si fermò con uno scricchiolio di suole contro l'asfalto. «Ehi».

«Qualcosa non va?»

«No». Liam sbuffò, i lineamenti marcati induriti dallo stress. Si stava torturando le dita, gli occhi che saettavano tutt'intorno senza trovare pace. Spostò il peso da un piede all'altro. «È che siamo a un punto morto».

Theo annuì, gli occhi fissi nei suoi. Liam abbassò la testa. «Voi invece avete trovato Aaron», disse in tono esitante. «Mason mi ha detto che è fuggito all'improvviso».

«Dev'essersi reso conto di essere in svantaggio». Theo assottigliò lo sguardo, la mente che ritornava allo scontro di qualche ora prima. «Credo sia più debole di quanto pensassimo. Finché non trova l'altra metà possiamo neutralizzarlo facilmente, non è ancora abbastanza forte per difendersi».

Liam strinse le labbra. «Il problema è che adesso cercherà di starci lontano. Dovremmo trovare un modo per stanarlo, ma lì sotto è impossibile». Sollevò le braccia e poi se le lasciò ricadere lungo i fianchi. «Quei condotti sono un labirinto sotto la città: se lui non vuole farsi trovare, non lo troveremo».

«Ci resta sempre la paura».

«Cosa?»

«La paura. L'Anuk-Ite si lascia dietro una scia di terrore. Difficile da spiegare, ma è così che io e Mason lo abbiamo trovato: abbiamo seguito quella sensazione».

«È abbastanza forte?»

«Ti assicuro di sì. E non c'è solo questo».

«Che vuoi dire?»

«Lui riesce...». Theo distese le braccia e infilò le mani nelle tasche dei jeans. Abbassò lo sguardo, alla ricerca del modo giusto in cui articolare i suoi pensieri, poi sospirò. «È come se ti entrasse nella testa. Ti fa sentire delle voci, vedere delle cose. Gioca con la tua mente».

Liam si morse il labbro inferiore. Mosse qualche passo in avanti, poi tornò indietro, gli occhi che seguivano i suoi stessi piedi. «Quindi è così che è riuscito a fuggire?», chiese senza alzare lo sguardo. «Lo ha fatto anche con te?»

«Sì». Theo si sfiorò il naso con un rapido gesto della mano. «Ha usato Tara».

E te, ma non lo disse ad alta voce.

Le tre verità di Theo Raeken (Thiam)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora