Theo guidò a lungo, facendo attenzione affinché nessuno lo seguisse. Era già stato catturato una volta dai cacciatori e non aveva alcuna voglia di ripetere l'esperienza, perciò negli ultimi tempi era diventato prudente: non sostava mai nello stesso posto per due notti di fila, e impiegava molto tempo prima di scegliere dove fermarsi.
Sarebbe stato più sicuro chiedere a qualcuno del branco di trovargli un posto in cui dormire, ma non l'avrebbe mai fatto, e la sua non era solo una questione d'orgoglio: c'era pudore nella sua scelta, la consapevolezza di non potersi permettere di chiedere favori alle stesse persone che una volta aveva cercato di distruggere.
Sbadigliò, le membra intorpidite dalla stanchezza. Le strade deserte di Beacon Hills gli scorrevano ai lati del viso, avvolte nell'oscurità della notte. Theo lanciò un'occhiata al cellulare abbandonato sul sedile del passeggero e lo afferrò per controllare l'ora. Era quasi l'una del mattino.
Sbuffò e si lasciò scivolare l'apparecchio in una tasca. Ruotò il volante per superare una svolta e il cuore gli si arrampicò su nella gola: un manipolo di cacciatori sostava a poche decine di metri di distanza. La loro auto nera scintillava d'arancio sotto le luci dei lampioni.
Theo frenò di colpo.
Fu la mossa sbagliata.
Fanculo.
Sterzò e arretrò, tornando lì da dove era venuto. Accelerò, ma loro gli erano già alle costole: riusciva a sentire le loro grida concitate al di là del rombo del vento.
Fanculo fanculo fanculo fanculo.
Non sarebbe mai riuscito a seminarli.
Gettò un'occhiata alla spia del carburante: lampeggiava di rosso, non poteva rischiare un inseguimento. La sua unica possibilità erano i boschi, dove avrebbe potuto facilmente allontanarsi: nessuno di loro sarebbe riuscito a inseguirlo lì.
Seguì la strada fino al ciglio della foresta. Frenò e spalancò la portiera, cominciando a correre senza guardarsi indietro. Qualcuno alle sue spalle sparò un colpo e un dolore lancinante gli esplose nella spalla. Theo si portò la mano alla ferita, il sangue caldo che gli sporcava le dita. Ringhiò, i denti serrati contro il suo dolore, ma non si fermò.
Un altro proiettile raggiunse il secondo, a pochi centimetri di distanza, e questa volta lo graffiò appena. Il bacio del metallo gli strappò comunque un gemito soffocato.
Dannazione.
Gli spari fendevano la notte. Sentiva i proiettili saettare vicinissimi al suo corpo, e sperò con tutto sé stesso che non riuscissero a colpirlo ancora.
Non ci riuscirono.
Si fermò solo quando si sentì al sicuro e i rumori furono così lontani da perdersi nel soffio della brezza notturna. Theo si lasciò scivolare lungo il tronco di un albero, la spalla che pulsava di dolore a ogni battito. Il sangue gli colava lungo il torace.
Prese un respiro – corto e rapido, non riusciva a controllarlo – e gettò un'occhiata alla ferita che già si stava rimarginando. Per fortuna avevano utilizzato proiettili normali, altrimenti a quest'ora sarebbe morto.
Però il dolore era ancora forte, lì dove il secondo proiettile impediva alla carne di rimarginarsi. Non riusciva neanche a muovere il braccio sottostante, che giaceva inerme al suo fianco, un'appendice fiacca e inutile.
Stringendo i denti e serrando le palpebre contro le lacrime che avevano preso a pungergli gli occhi, Theo si fece forza e si costrinse ad alzarsi. A passo deciso si diresse alla clinica. Il mondo ai margini del suo campo visivo cominciava a farsi confuso.
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Le tre verità di Theo Raeken (Thiam)
Fanfiction"Theo era ateo, e dunque sarebbe morto senza una preghiera sulle labbra. Questa era una delle tre cose di cui poteva dirsi sicuro: era ateo, era solo, e nessuno si sarebbe più fidato di lui dopo tutto ciò che aveva fatto". Fanfiction ambientata dura...