La porta si richiuse alle loro spalle. Liam gli indicò con un cenno un vecchio sofà rivestito di stoffa bluastra e si avviò verso le scale che conducevano al piano di sopra.
«Ti presto qualcosa da mettere per dormire».
«No, sto bene così».
Liam aggrottò le sopracciglia in una smorfia che gridava non sei credibile. Salì i gradini di corsa e Theo sospirò, lasciandosi cadere sul divano. I suoi cuscini erano così morbidi che gli parve di affondarci dentro.
Giocherellò con l'orlo della maglietta, gli occhi persi nel vuoto mentre cercava di calmare il suo cuore impazzito.
Dal piano di sopra udì il rumore sordo delle suole contro il parquet, il lieve cigolio dell'anta di un armadio, il sibilo di un cassetto e il tonfo di una porta che sbatteva.
Liam scese le scale in fretta, stringendo tra le mani dei vestiti appallottolati. Glieli lanciò in grembo saltando dall'ultimo gradino e Theo li esaminò con espressione imbarazzata: una felpa e un paio di pantaloni di tuta, entrambi grigi.
«Sono tuoi?»
«Eh». Liam si passò una mano tra i capelli e scrollò le spalle. «Non preoccuparti, avevo già deciso di buttarli».
Theo ridacchiò. «Generoso. Grazie». Adagiò i vestiti sul bracciolo del divano e fece per sfilarsi la maglietta, ma si bloccò con le dita serrate attorno alla stoffa chiara.
Liam non si era mosso.
Non sembrava nemmeno intenzionato a farlo.
«Cosa?» Theo sollevò un sopracciglio. «Vuoi assistere?»
Liam si appoggiò al corrimano e roteò gli occhi, il volto rosso fuoco. «No, volevo dirti che sei una testa di cazzo».
«E dovevi aspettare che mi togliessi la maglietta per farlo». Theo scosse la testa e si alzò in piedi. «E poi che ho fatto 'sta volta?»
«Avresti dovuto dirmelo che eri alla clinica perché non avevi un posto dove stare». Liam distolse lo sguardo e abbassò la voce. «Ho sentito te e Scott che ne parlavate».
«Origliare le conversazioni è da maleducati, non te l'hanno mai detto i tuoi genitori?»
Liam strinse le labbra, le braccia incrociate sul petto e gli occhi ridotti a due fessure. «Non farmi dire cose di cui potremmo pentirci entrambi».
«Già». Theo si sfilò la maglia e la lanciò sui cuscini del divano. Un brivido leggero gli solleticò la schiena mentre afferrava la felpa grigia e la indossava in fretta. «Non volevo che si sapesse in giro. Non avrei chiesto a Scott le chiavi della clinica se quei bastardi non mi avessero fregato l'auto».
«Perché no?»
Theo scrollò le spalle. Si tolse i pantaloni e Liam si schiarì la voce. «Era una risposta?»
Theo sospirò, continuando a vestirsi. «Non voglio dare fastidio a nessuno, okay? So qual è il mio posto. Nessuno vuole avere a che fare con me più dello stretto necessario». Allargò le braccia. «Ecco la tua risposta. Adesso sei soddisfatto?»
Liam fece spallucce. Teneva lo sguardo fisso sul pavimento, le mani infilate in tasca e le sopracciglia corrugate. La sua bocca era arricciata e rigida, gli angoli una lieve curva verso il basso.
Theo scosse la testa e si voltò, chinandosi sul divano per piegare i suoi vestiti. Liam si gettò a sedere lì accanto e dondolò la testa all'indietro.
«Soddisfatto», mormorò. Gli lanciò un'occhiata fugace, poi ritornò a fissare il soffitto.
Theo tornò a sedersi ed entrambi rimasero in silenzio, gli occhi che scrutavano il proprio riflesso nello schermo della televisione. Su quella superficie nera e lucida sembravano due fantasmi in attesa del giudizio, le mani abbandonate in grembo e le espressioni vuote.
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Le tre verità di Theo Raeken (Thiam)
Fanfiction"Theo era ateo, e dunque sarebbe morto senza una preghiera sulle labbra. Questa era una delle tre cose di cui poteva dirsi sicuro: era ateo, era solo, e nessuno si sarebbe più fidato di lui dopo tutto ciò che aveva fatto". Fanfiction ambientata dura...