III. Prima Verità

1.8K 139 76
                                    

Il piccolo ponte di legno era lo stesso della sua memoria, ma questa volta sovrastava un lago ghiacciato. Theo non riusciva a distogliere lo sguardo dalla superficie: sotto quel velo ruvido e opaco qualcosa si agitava piano.

Non aveva bisogno di vedere per capire di cosa si trattasse. Questo era uno dei suoi sogni – eppure la consapevolezza svanì com'era arrivata, portata via dalla brezza notturna.

«Avanti, vieni a prendermi», mormorò Theo, stringendo la balaustra del ponte anche se non riusciva più a sentirsi i muscoli dal freddo.

Le mani di Tara sorsero dal ghiaccio, fiori pallidi e sporchi alla luce della luna, le dita simili ad artigli, e tutt'intorno a lei la superficie venne trafitta da crepe sottili come fili di cotone. Poi le crepe si trasformarono in solchi, e i solchi divennero voragini, e da quel gelido abisso – o forse da un luogo che era più lontano, nel tempo e nello spazio – i suoi occhi vuoti lo fissarono.

Theo non si mosse. Non quando la vide alzarsi in piedi, non quando cominciò a trascinarsi sulla terraferma, i capelli appiccicati al viso e gli abiti che grondavano acqua.

Non quando se la ritrovò di fronte.

Era ormai passato il tempo in cui le chiedeva – la pregava, la implorava – di lasciarlo andare, così si limitò a chiudere gli occhi.

Tara gli strappò il cuore dal petto ancora una volta e Theo cadde al suolo.

Il suo ultimo pensiero coerente fu che Liam non lo avrebbe lasciato morire.

Nolan era in piedi tra due auto, col cappuccio della felpa sollevato a nascondergli il viso, la schiena curva e le braccia incrociate sul petto.

Theo lo osservò dal finestrino e gettò un'occhiata a Liam, che guardava nella sua stessa direzione dal sedile del passeggero.

«Sei sicuro di volerci parlare?»

Liam sbuffò dalle narici, facendo saettare lo sguardo da Nolan alla chimera e viceversa. «Se si rivela una perdita di tempo», disse girando la testa, «è la volta buona che lo ammazzo».

Theo annuì, socchiudendo le palpebre. «Dovrò spiegarti come occultare un cadavere». Sollevò l'angolo della bocca in un sorrisetto e mise in moto l'auto.

Nolan alzò la testa di scatto quando la macchina della madre di Liam imboccò la stretta corsia del parcheggio scolastico.

Theo gli si fermò di fronte e abbassò il finestrino. Lui aggrottò le sopracciglia e i suoi occhi chiari cercarono Liam nell'abitacolo alle sue spalle. «Che ci fa lui-».

«Sali», disse Theo senza guardarlo.

Nolan deglutì a vuoto. Lanciò un'occhiata al parcheggio deserto – esclusi i corpi metallici di decine di automobili –, poi aprì la portiera quel tanto che bastava a farlo scivolare sui sedili posteriori.

Theo riavviò il motore.

Per alcuni interminabili secondi nessuno parlò. Il silenzio era interrotto dal ronzare della macchina e dal sibilo del vento. La radio era spenta, il cuore di Nolan impazzito.

Tumtumtumtumtumtumtum.

Liam emise un sospiro esasperato e si girò di scatto sul sedile. «Devo tirarti fuori le parole a calci o ti decidi a parlare da solo?»

Le tre verità di Theo Raeken (Thiam)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora