Capitolo 29

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Arthur

Era quasi l'una del mattino quando si mise a letto. Morgana aveva fatto fatica ad addormentarsi e lui non aveva voluto lasciarla sola. Uther era rimasto assieme ai figli nella camera della maggiore, cercando di confortarla e infonderle amore e sicurezza.

Quando la ragazza finalmente si era assopita, Uther disse al figlio di andare a letto e che sarebbe rimasto lui con Morgana per tutta la notte. Arthur aveva indugiato un po': non se la sentiva di allontanarsi da lei. Erano sempre stati molto legati e il solo pensiero che quel bastardo di William le avesse messo le mani addosso lo faceva andare fuori di testa. Gliel'avrebbe fatta pagare cara.

Si addormentò verso l'una e mezza, venendo svegliato mezz'ora dopo dal continuo vibrare del suo cellulare. Con un occhio chiuso e l'altro semiaperto lesse il nome del mittente sul display e, sebbene fosse stanco e assonnato, un dolce sorriso sfiorò le sue labbra.

-Ehi.- rispose con la voce impastata. -Che succede?- domandò con voce tranquilla, ignaro di cosa fosse successo al suo ragazzo.

Dall'altro capo del cellulare sentì solo silenzio. Aprì gli occhi e aggrottò la fronte. -Merlin? Ci sei?-

-Ar..Arthur..- sentì la voce di Merlin uscire a tratti, come se fosse spezzata.

-Che succede?- si preoccupò. Si alzò a sedere di scatto, ogni traccia di sonno svanita nel nulla.

-Ho.. ho bisogno di te..- sentì Merlin singhiozzare. La voce gli usciva a malapena e qualcosa di grave doveva essergli successo.

-Dove sei?- gli chiese Arthur, tenendo il cellulare incastrato tra l'orecchio ed una spalla mentre s'infilava le scarpe ai piedi.

-Casa mia..-

-Arrivo.- troncò la telefonata, indossò una felpa col cappuccio e cercando di non svegliare Uther e Morgana uscì di casa.

Arrivò a casa di Merlin in dieci minuti, considerando che erano le due e un quarto del mattino non c'erano molte macchine in giro. Prese le chiavi da sotto lo zerbino e, una volta entrato in casa, ciò che vide lo lasciò completamente senza parole.

Il soggiorno era un mezzo disastro, una parete sporca di sangue e Merlin riverso a terra con gli occhi chiusi. Si fiondò accanto a lui, poggiandogli una mano dietro la nuca e alzandogli la testa. Sulla fronte aveva una ferita che sanguinava, un labbro spaccato e un livido sullo zigomo. -Merlin.- lo scosse. -Merlin.- ritentò, ma il ragazzo non dava segni di ripresa.

Lo sollevò da terra e lo posò sul divano. Andò in cucina a prendere un bicchiere d'acqua e gliene fece cadere un po' tra le labbra dischiuse. Merlin tossì, riprendendo i sensi. -Merlin, guardami.- gli ordinò il biondo, in preda all'agitazione. -Apri gli occhi.-

I bellissimi occhi blu di Merlin si aprirono a quel comando disperato ed Arthur poté notare una grande sofferenza albergare in quelle iridi profonde.

-Arthur..-

-Sono qui, sono qui.- lo strinse delicatamente a sé. -Che cosa è successo?-

-Kanen..- deglutì il moro. -E' stato Kanen.-

Arthur si alzò dal divano, prese Merlin tra le braccia e lo portò in camera sua per adagiarlo sul letto e farlo stare più comodo. -Devo medicarti quelle ferite, aspetta.-

Andò in bagno e cercò del disinfettante e dei cerotti, trovandone giusto qualcuno. Si guardò allo specchio e lasciò scivolare alcune lacrime dai suoi occhi. Per quale motivo Kanen aveva fatto del male a Merlin? Perché l'aveva ridotto così?

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