Capitolo 40

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Arthur

Arrivò in ospedale tutto trafelato e madido di sudore, pregando di essere arrivato in tempo. Durante il viaggio in macchina aveva contattato Gwaine e si era fatto dire dove avrebbe potuto trovarli una volta arrivato.
Percorse un lungo corridoio, salì di corsa due rampe di scale e quando svoltò l'angolo trovò tutti lì.

Gwen poggiata contro la spalla di suo fratello, Hunith piegata in due con i gomiti sulle ginocchia e la testa tra le mani, Gwaine con la testa poggiata contro il muro e Lance e Percival seduti in silenzio e pregare che il loro amico stesse bene.

Alzarono tutti gli occhi su di lui, facendolo sentire come trafitto da mille lame affilate. -Come.. come sta?- chiese, cercando di riprendere fiato. Gwaine si staccò dalla parete e andò verso di lui, stringendolo forte. Arthur ricambiò l'abbraccio, aggrappandosi alle sue spalle e sfogando assieme al suo amico tutta l'ansia e la paura che stava provando. -Gwaine, guardami. Come sta Merlin? Dimmelo.-

Gwaine tirò su col naso. -E' vivo. Gli hanno fatto una lavanda gastrica per ripulirlo da ciò che aveva preso. Ma Arthur.. era in condizioni pietose.- gli tremava la voce. Gwaine teneva in modo particolare a Merlin e pensare che le dure e fredde parole che tutti gli avevano detto avrebbero potuto essere state le ultime gli fece contorcere le viscere. Sarebbe morto credendo di non significare niente per nessuno, che nessuno lo amasse e questo era inaccettabile. Arthur fece vagare il suo sguardo sui presenti fino a soffermarsi su Hunith. Non parlava, piangeva silenziosamente senza nessuno accanto a confortarla.

Arthur le si sedette accanto e le cinse le spalle con un braccio. La donna si strinse a lui, piangendo disperata e invocando il nome di suo figlio. -Hunith, cos'è successo?- le chiese Arthur quando sembrò calmarsi un po'. -Sono una madre orribile, Arthur.- disse. -Ho lasciato mio figlio nelle mani di quel bastardo che viveva in casa mia.-

Arthur avrebbe voluto darle ragione ma rimase in silenzio, d'altronde era giusto che tutti ora si sentissero così, che soffrissero tutti per aver rischiato di perdere Merlin.. e anche lui lo meritava. Sapeva di meritare di stare così male. -L'ho cacciato di casa e.. non so cosa gli sia accaduto per trovarlo in quello stato.- scosse la testa Hunith riprendendo a piangere.

-In quali condizioni era per pensare che sarebbe stato meglio morire?- esordì Gwen, piangendo contro la spalla di Elyan. -Invece di aiutarlo e di provare a comprenderlo l'abbiamo soltanto spinto verso la fine.-

-Qualcuno di voi l'ha visto?- domandò poi il biondo.

-No, non fanno entrare neanche me.- rispose Hunith. -Stiamo aspettando i risultati degli altri controlli.-

-Altri controlli?- aggrottò la fronte.

-Per vedere se oltre ad essere stato picchiato e ad aver assunto quelle pillole assieme all'alcol ha subito anche altri tipi di violenza.- continuò Hunith.

-Perché non lo dici e basta?- Gwaine si rivolse alla madre del suo migliore amico in modo duro e freddo. -Lo sai cosa troveranno.-

-Gwaine, non mi sembra il modo.- intervenne Arthur.

-E qual è il modo secondo te? Tutto è cominciato perché lei ha fatto entrare quel bastardo in casa sua. La picchiava, violentava suo figlio da anni, ha avuto il coraggio di mandare via Merlin, ma non quello di mandare via lui!-

Arthur rimase spiazzato dalle parole di Gwaine. Il castano stava soffrendo molto per il suo amico e vedeva in Hunith l'unica colpevole quando invece erano stati tutti loro a portare Merlin a quel punto. Era convinto che dietro ci fosse anche Will. Quel ragazzo si divertiva a farlo stare male e ci avrebbe scommesso la sua stessa vita che anche lui avesse contribuito a rendere Merlin così debole da tentare il suicidio.

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