Capitolo 36

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Arthur

Continuò a barcollare per le strade di Detroit, fermandosi di tanto in tanto per le acute fitte di dolore che gli arrivavano alla schiena e alle costole. Tornare a casa era fuori discussione, avrebbe sicuramente sentito le continue lamentele di Morgana e di suo padre sul fatto che l'avevano avvisato e che lui era stato troppo sciocco e accecato dall'amore per vedere cosa si celasse dietro quegli occhi blu che gli avevano fatto perdere la testa.

Come aveva potuto fargli questo? Non lo meritava. Gli aveva dato tutto sé stesso, aveva accettato i suoi silenzi e i suoi gesti di diniego quando gli chiedeva di aprirsi con lui, lo aveva stretto a sé nelle notti in cui piangeva e gli aveva asciugato le lacrime con i propri baci. Il pensiero di quando avevano fatto l'amore in camera di Merlin gli invase la testa. Merlin lo pregava, lo supplicava di fondersi a lui per farlo sentire amato e lui, troppo innamorato, aveva ceduto.

Che poi di cosa si fosse innamorato, esattamente, non lo sapeva.

Merlin non gli aveva regalato molti momenti felici ma quelle poche volte che l'aveva visto sorridere e che l'aveva sentito ridere avevano scaturito in lui forti emozioni, portandolo a desiderarne sempre di più. Non avrebbe mai pensato che sarebbero arrivati a tanto. Non avrebbe mai pensato che Merlin sarebbe arrivato a tenergli nascoste cose così importanti come il suo rapporto con l'uomo che aveva tentato di violentare sua sorella. Ci aveva creduto, ci aveva sperato così tanto che le cose tra loro andassero sempre meglio, finendo per trovarsi con il cuore infranto per le bugie di Merlin.

Iniziò a dubitare anche della promessa che il moro gli aveva fatto. Aveva davvero intenzione di smettere con la droga? Ne dubitò fortemente, sapeva che Merlin ricorreva alla droga molto spesso nei momenti di crisi e quello per Merlin, data la sua reazione, era il momento perfetto per tornare alle sue vecchie abitudini. Il solo pensiero che sarebbe tornato – sempre se avesse davvero lasciato perdere in quel breve periodo in cui glielo aveva promesso – a farsi del male gli fece contorcere le viscere. Un senso di nausea lo pervase e lo costrinse a fermarsi per vomitare tutto ciò che aveva nello stomaco. I conati che arrivavano a ripetizione non facevano che acutizzare il suo dolore alle costole, dove gli amici di Will l'avevano colpito ripetutamente.

Si passò una mano tra i capelli e si sedette a terra. Inspirò ed espirò profondamente cercando di calmarsi. Non sapendo che altro fare tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e compose il numero di Gwen. Sperando che almeno lei potesse aiutarlo a capirci qualcosa.

-Arthur?- la ragazza rispose dopo un paio di squilli.

Si umettò le labbra e prima di rispondere prese un respiro profondo. -Gwen.- la voce gli uscì bassa e roca. -Gwen, ho bisogno di una mano.-

-Arthur stai bene?- si preoccupò la sua amica.

-Ehm.. si, cioè no..- si morse un labbro per impedirsi di piangere. -Sei a casa?- le domandò poi.

-Si.-

-Arrivo.-

-Ma è assurdo.- disse Gwen con un filo di voce e portandosi una mano davanti alla bocca. -Merlin non avrebbe mai fatto una cosa simile.-

-L'ha fatto Gwen, l'ha fatto.- annuì Arthur, tamponandosi la ferita allo zigomo con del ghiaccio.

-Conosco Merlin, odia le bugie.-

-Forse quelle degli altri, ma lui sa dirle e anche bene.- sputò sprezzante. -Non avrei dovuto fidarmi di lui.- mormorò.

-Arthur non dire così..-

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