Chapter Fifteen: Mental Room

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Non appena la porta della sua camera si chiuse, Aprilia poté lasciare un respiro di sollievo, e si rese conto di aver trattenuto il fiato fino a quel momento.
Con la curiosità che le bruciava a fior di pelle si sbottonò il vestito, ed i suoi occhi trovarono subito quella grande chiazza violacea che prendeva forma sul collo.
Deglutì il nulla più assoluto, ansimando a bocca aperta per lo stupore che aveva dovuto contenere per essersi comportata in quel modo.
Come per controllare se le avesse fatto altro, si ispezionò l'epidermide alabastrina, distendendola sotto i polpastrelli. Quando fu assolutamente certa che ci fosse solo quello, sentì un misto fra sollievo e delusione.

Si fece scivolare verso il basso, fino a sedersi sul letto. Lo specchio nel quale si era osservata era alto, contornato da vari ghirigori in ferro battuto, simile a quello che aveva in camera sua in America.
Non appena fece per calmarsi, un pensiero le si insinuò nel cervello: lei era una talpa, perché aveva il mantello dell'invisibilità. Una spia, ecco cos'era.

Si sentì chiusa in un angolo con le spalle al muro: da una parte aveva la vita che aveva sempre conosciuto, pieno di restrizioni e regole, dove però faceva capolino Ofelia. Dall'altra aveva una vita piena di amici ad Hogwarts, e non doveva reprimere nulla, si poteva mostrare a nudo. Però non vedeva Ofelia. Ritornando all'altro lato, non la vedeva più nemmeno lì. Al suo posto si ergeva una figura alta, pallida, dal mento acuto e i capelli biondi.
Si prese la testa fra le mani.
Perché Draco Malfoy era entrato così prorompente nella sua mente a tal punto da diventarne quasi un pilastro? Lo conosceva da poco, dopotutto, e non era neanche fra le sue conoscenze più strette.
E, santo cielo, non si poteva fidare di lui! Non dopo tutto ciò che era stato detto sul suo conto.

Mangiamorte, Mangiamorte.

Nemmeno questa parola la riusciva a riportare con i piedi per terra.
Sembrava come se avesse scoperto il mondo, ma allo stesso tempo non lo conoscesse così bene da capire ciò che aveva scoperto.
Tutto e niente allo stesso tempo, non si era mai sentita così sprizzante di energia. Era fomentata, si sentiva bruciare dentro di ogni emozione possibile e immaginabile; come se avesse potuto sollevare una montagna.

Si portò una mano sul petto, e tramite dei grossi respiri si costrinse a calmarsi.
Erano stati accolti da Narcissa, la madre di Draco, una donna affascinante, dai capelli bianchi e neri e gli occhi color pece, profondi quanto buchi neri, magnetici. Le labbra strette si erano piegate in un piccolo ed estremamente forzato sorriso quando la vide.
Aveva detto di ricordarsi di lei, di quando era bambina ed aveva i capelli lunghi.

La sera stessa sarebbero arrivati i suoi genitori ed il padre di Draco. L'indomani sera ci sarebbe stata la cena, ed il giorno dopo sarebbero ripartiti per Hogwarts.
Semplice, liscio, lineare.

Peccato per quell'orrenda sensazione che la pervadeva ogni qual volta le sembrasse possibile rilassarsi almeno per qualche minuto. Quel dannato mantello dell'invisibilità che bramava di prendere e di utilizzare al solo scolpo di scoprire quanta verità c'era dietro quelle che sembravano essere semplici voci di corridoio, ma che avevano invece trovato fondamenta ben solide a quanto dicevano i giornali.
Non facevano altro che dare la prima pagina a Lucius Malfoy, imprigionato ad Azkaban.

Per un attimo al posto del viso contratto ed arrendevole di Lucius, Aprilia vide quello di Draco.
Scosse la testa nella più totale disapprovazione, per poi buttare un occhio alla valigia, iniziando ad estrarne fuori gli abiti, per decidere cosa avrebbe messo quella sera.

Le piaceva Draco, questo era ovvio, lo avrebbero capito anche i muri se solo fossero stati anche un paio di secondi nel suo cervello in tilt.

La scintilla era sicuramente scoccata per il morso.

Sul treno, aveva inclinato la testa verso destra, dando le spalle al ragazzo, che con le mani sulle sue braccia scendeva e risaliva a ritmo dei piccoli baci che lasciava per inumidire la zona.
Aprilia si tratteneva dal non arrossire ancora di più, quando, dopo qualche minuto, la schiena le iniziò a dolere per la posizioni un po' storta che avevano trovato per portare a termine il piano.
I denti di Draco si chiusero in una morsa che bloccò la ragazza che aveva compiuto un piccolo movimento al fine di raddrizzare la schiena.
Malfoy non aveva sicuramente apprezzato quella presa di coscienza della ragazza nel muoversi di sua spontanea volontà in quell'atto così intimo. Aveva stretto le mani nelle sue braccia, così come i denti sul collo, dove aveva precedentemente iniziato a succhiare.
Aprilia non mosse più un muscolo finché non sentì il calore del ragazzo allontanarsi da dietro di lei.

Scelse un vestito che le fasciava bene il busto delicato, e che le copriva le spalle: non aveva senso mostrare un succhiotto solo ai genitori, avrebbe fatto più male che bene.
Era celeste, come gli occhi di Draco.
Si schiaffeggiò; non poteva ricordagli tutto Draco.

Si portò un paio di dita sulle labbra, quasi a poter riassaporare quella pelle liscia e morbida. Aveva lasciato il suo marchio su di lui, il suo stampo.
Lui era suo come lei era sua.
Per tre giorni sarebbero stati di loro proprietà, e questo dovevano mostrarlo.

Un bussare improvviso della porta la fece sussultare, e si portò il vestito al petto come per coprirsi delle sue nudità, anche se addosso aveva degli indumenti.

Fece capolino una testa piccola e pelata, insieme a delle orecchie dalla forma di pipistrello.
Un elfo domestico si aggrappò alla maniglia, aprendo uno spiraglio di porta giusto per comunicare con la diretta interessata.

-Emh... Garlok voleva informare la Signorina Morgan che sono arrivati i suoi genitori, e che a breve verrà servita la cena.-




rega perdonatemi a volte mi dimentico di sta storia molto a caso ma va bene mi amate lo stesso lo so🌚

Reflected shadow (Draco Malfoy)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora