Parte 9. Blu zaffiro e nero della notte

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Il giorno del picnic arrivò. Durante la settimana, Gianluca aveva visto Giulia solo una volta, e si era stupito di come fosse riuscito a fingere che non fosse successo niente, a fingere che quegli occhi... quei fiori Celesti, non gli avessero trafitto lo stomaco, scuotendolo come si scuote un tappeto alla finestra per togliere la polvere. La polvere che aveva era quella che anni di storie insipide e fallimentari avevano gettato sul suo cuore.

Dopo aver fatto il perfetto gentiluomo con Giulia, cioè il perfetto stronzo, si concentrò unicamente su un pensiero: riconquistare la fiducia di Celeste.

Quella sera aspettò Celeste per qualche minuto, accanto a una grande quercia rigogliosa, che nella notte sembrava un immenso mantello nero, in mezzo a cui brillavano stelle come lucciole perse tra le foglie. La vide finalmente arrivare e il cuore gli si fermò per un attimo. Era vestita con un lungo abito blu zaffiro che arrivava fino al pavimento, lasciando scoperte, al di sopra, le spalle, dove alcuni piccoli fili sottili creavano un elegante intreccio. Il colore del vestito faceva risaltare ancora di più l'azzurro intenso degli occhi. Si accorse di avere la bocca semi-aperta e la richiuse subito. Per quanto il suo scopo fosse di riconquistarla, voleva comunque preservare la sua dignità.

Si avvicinò a lei goffamente, poiché il cestino da picnic che aveva portato era pieno zeppo di cose e quindi molto pesante. Lei aveva portato con sé una scatola di biscotti. <<Ah grazie per i biscotti>> disse Gianluca <<ma non importava. Avevo detto che ci pensavo io>>.

<<Figurati. Mi sembrava scortese arrivare senza niente>> rispose Celeste, e lui fu contento di questo suo gesto, che significava che il risentimento di lei stava forse svanendo.

Stesero la coperta sull'erba e prepararono i piatti, i bicchieri e le posate. Aprirono i pacchetti con le varie pietanze e sul viso di lei apparve un sorriso. <<Wow, ma che buon profumo!>> disse, lasciandosi per un attimo andare alla spontaneità. Lui si imbarazzò un po' e rispose <<Grazie, ho fatto del mio meglio...>>, tenendo gli occhi bassi ma comunque sorridendo.

Dopo un po' di rigidità iniziale, si ritrovarono a parlare del più e del meno, proprio come quella volta in pizzeria. Sembrava che il tempo non fosse passato e che fossero ancora lì davanti a una candela.

Lui le disse di aver sempre amato la Fisica, e lei gli raccontò i suoi sogni: <<Nella mia vita, ho deciso di voler fare il medico. Ci è voluto un po' di tempo per capirlo, ma poi mi sono accorta che la mia aspirazione più grande è quella di aiutare le persone. Si, il lavoro del medico è di grande responsabilità, ma salvare le vite, le preziose vite umane, è un privilegio e un compito che voglio assumermi con impegno e passione. Non ho ancora deciso la specializzazione, ma il prossimo anno lo passerò a fare tirocinio in vari reparti, quindi credo che lo capirò. Per ora, sono indirizzata su Chirurgia o Pediatria>>. Gianluca la ascoltava in silenzio, ammirato dalla serietà e dalla diligenza che trasparivano dalle sue parole. E così, senza quasi che lei se ne accorgesse, si avvicinò di impulso verso la sua bocca e la baciò. Lei per un attimo si irrigidì, ma poi si lasciò andare a quel bacio, delicato e umido. Quando, infine, le loro labbra si separarono, ci misero qualche secondo prima di riaprire gli occhi. Appena li riaprirono, si guardarono un istante e poi lei abbassò lo sguardo imbarazzata.

<<Celeste io volevo dirti che...>> Gianluca tentò di finire la frase, ma lei subito lo interruppe, posando le sue dita morbide sulla sua bocca.

<<Domani devo partire. Penso che tra noi non possa continuare>>.

Lui rimase per un attimo interdetto: <<...Ma-a...come? perché?>>

Fiori celesti tra i sassiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora