Parte 10. Saluti e non saluti

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Gianluca tornò a casa, quella sera, con un grande groppo in gola. Anzi, più con una sorta di macigno che gli opprimeva la bocca dello stomaco. La tipica "batosta".

Celeste gli aveva detto che aveva deciso di "prendere una pausa da sé stessa", dalla sua vita, e vedere cosa di buono poteva insegnarle un'esperienza all'estero. Gliel'aveva proposta il suo professore, lei non ci aveva mai pensato, i meglio non ci aveva mai pensato seriamente. Ma da quel giorno, da quella semplice chiacchierata cl suo professore, l'idea di un Erasmus si era fatta sempre più strada nella sua mente. e non avrebbe guardato in faccia a nessuno...

<<Neanche se nella mia vita nascesse un amore>> aveva detto a Gianluca senza guardarlo negli occhi, ma lui sapeva, o sperava, che quelle parole fossero destinate a lui, e a lui soltanto.

Non era riuscito a rispondere a questo affronto della partenza. Si, perché dentro di sé lo aveva vissuto come un affronto, un oltraggio a quello che Celeste e lui avevano costruito, un filo tanto sottile quanto profondo, che simboleggiava un legame nato quella volta sulla collina di Genova, ed era cresciuto piano piano, seppur con molte difficoltà.

La salutò con freddezza, chiedendogli solo: <<Quanto starai via?>>.

<<Sei mesi>> rispose lei, di fronte alla sua espressione dura e impassibile.

Si erano salutati così, senza il benché minimo segno di affetto. 

Fiori celesti tra i sassiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora