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Aurora.

Fuori è freddo ma io il giaccone non lo metto. Mi piace sentire il gelo che penetra nei miei vestiti, che mi accarezza la pelle, che mi entra dentro.
Tanto io dentro sono già fredda, un pezzo di ghiaccio, interno e esterno.
Scendo di corsa, Luca mi aspetta e non posso tardare. Non è salito stavolta, mi aspetta in macchina.
Non saluto, Anna dorme. O forse no, ma non m'importa. Devo andare da Luca ora.
Prendo una storta per le scale ma non me ne curo, devo correre sennò lo perdo. I treni passano una volta sola e se fai tardi, li perdi.
E io, che già ho perso tanto, non ho intenzione di lasciarmi scappare anche lui.
Luca mi sorride, appoggiato alla portiera della sua BMW metallizzata, e io lo bacio. Niente di spinto, semplice e veloce.
Lui ricambia prima di farmi entrare in macchina e sfrecciare verso casa sua.
So già cosa faremo, anche se francamente non ne ho voglia.
Mi sorride di nuovo e io ricambio tirando appena gli angoli della bocca, tanto lui non se ne accorge perché non mi ama.
Forse gli piaccio, ma non mi ama.
L'amore è un'altra cosa e devo ricordarmi di insegnarlo ad Anna.
Saliamo a casa sua, vuota e silenziosa.
I suoi genitori non ci sono e la sua sorellina è a casa di una sua amica.
Comprensibile, sono appena le quattro del pomeriggio.
Sbatto le palpebre e mi accorgo di essere nuda davanti a lui.
Diamine, non me ne ero resa conto.
Mi guardo intorno, i vestiti sparsi per terra e lui steso sul letto.
Mi guarda. Mi squadra.
Ammicca e mi sorride, di nuovo.
E io ricambio fintamente, di nuovo.
Gli salto addosso con finta foga, desiderio e piacere, ma senza voglia.
Lo bacio, lo mordo, lo lecco e lui mi lecca, mi morde, mi bacia.
Mi graffia.
Urlo soffocato nelle sue labbra.
Mi sfiora.
Gemito soffocato nel suo collo.
Una spinta un po' più forte ed entra dentro di me.
Fa male ma è secondario, il dolore è sempre secondario a tutto e a tutti.
Capovolge la situazione e spinge, piano e forte, piano e forte. A ritmo di cosa non lo so.
Non respiro quasi più, ma non mi importa.
Respirare è secondario quando sopravvivi.
Urlo e gemo sotto il suo tocco forte, possente.
Non si ferma e, una volta cominciato, non mi fermo nemmeno io.
Cadiamo dal letto, di botto, e finiamo sul tappeto, ma non ci fermiamo.
Le cose iniziate si finiscono, non si lasciano mai a metà.
Lo graffio e lui urla, segni rossi sulla sua pelle.
-Aurora – sussurra piano.
Mi morde il lobo dell'orecchio, flashback istantaneo.
Mio padre lo faceva sempre quando ero piccola, mi faceva il solletico e poi mi mordeva il lobo dell'orecchio come fosse un cannibale.
Ricordi che riaffiorano.
Lacrime nere scendono sul mio volto ma io continuo imperterrita a muovermi a ritmo del mio ragazzo che continua con le sue inesorabili spinte.
Mi sorride spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio destro, ma non accenna a uscire.
Mi sta sfondando cazzo.
-Lù – cerco di dire ma non so che strano suono esce dalla mia bocca.
-I preservativi – gli dico nel panico ma lui ride, ride e spinge di più giurandomi che starà attento, che non mi metterà incinta.
Un mini-Luca dentro di me, me lo immagino ma non ho il coraggio di dirgli nulla.
E poi sarebbe troppo presto, ho già Anna di cui prendermi cura, anche se non sto facendo un buon lavoro.
Nascondo il viso nell'incavo del suo collo e mordo, sangue e carne fresca, vampiro umano.
Gli tocco i capelli, glieli tiro, glieli strappo.
Lui accarezza i miei come fossero fili d'oro.
Nessuno accenna a fermarsi.
'Basta ti prego', penso ma non dico.
Continuo a urlare dentro, senza dire, senza parlare.
E lui continua a guardarmi, senza parlare, senza dire.
-Ti amo- sussurra a denti stretti.
Il mio cuore perde un battito, forse anche due o tre.
Lui si fida, ma io no.
Gli occhi non mentono, e io non gli credo.
Sorrido comunque, chiudendo gli occhi e tentando di assaporare quella frase che so non essere vera.
Un'ultima spinta ed è fuori
Mi abbraccia, nudi, vulnerabili.
Io sono vulnerabile.
Un'ora di coccole finte, baci insulsi e parole falsamente dolci finché, stremati, ci stendiamo l'uno accanto all'altra sul suo letto fino ad addormentarci.

Quando mi sveglio lui è ancora accanto a me, e dal respiro pesante posso facilmente intuire che stia dormendo.
Non abbiamo dormito abbracciati, non lo facciamo mai, quindi per me è semplice voltarmi e afferrare il cellulare per controllare l'ora.
19,28.
Non ci sono né chiamate né messaggi, a parte il solito centinaio sul gruppo della classe, che però non controllo mai.
Chissà che sta facendo Anna, l'ho lasciata sola tutto il giorno.
So che non mi sto comportando bene come sorella, ma è più forte di me, quella ragazza mi scatena i nervi.
Eppure da bambine eravamo così unite...
Afferro rapidamente l'intimo ammucchiato vicino al comodino e lo infilo, prima di infilarmi una sua maglietta pulita.
Non metto quella sporca a lavare, lo farà la madre come sempre, lui che una madre ce l'ha.
Raggiungo il bagno con la vista ancora un po' appannata e appena varco la soglia cado a terra accanto al lavandino.
Respiro forte, in questi casi devo fare così, e tengo lo sguardo fisso su un punto, una mattonella scrostata della vasca da bagno.
Mi capita spesso di avere questi mancamenti, ormai ci convivo tranquillamente. O meglio, tranquillamente forse no, ma ci convivo.
Quando riacquisto le forze mi alzo e apro il rubinetto lasciando scorrere l'acqua prima sui miei polsi e poi sul mio viso.
Non posso farmi la doccia, so che a lui piace farla insieme a me.
Eppure, come sempre, sento il bisogno di cancellare le sue tracce dal mio ventre. È l'unico punto che lavo prima di fare la doccia con lui, e che lavo nuovamente anche dopo averla fatta.
Strofino il sapone su ogni centimetro di pelle, stando attenta alle mie ossa troppo sporgenti del bacino, che se le tocco mi fan male.
Poi risciacquo e asciugo per bene.
Non sopporto le sue tracce lì.
Guardo la persona riflessa nello specchio e poco dopo la vedo moltiplicarsi.
Si è svegliato.
-Ei... - sussurra baciandomi lentamente il collo.
Io mi volto e premo le mie labbra contro le sue.
-Ben svegliato.
-Bagno o doccia?
Non ho fretta, perciò gli indico la vasca con la testa e lui apre l'acqua calda mentre io apro la credenza per prendere i soliti sali alla lavanda, che lui odia tanto perché dice che gli danno un profumo da donna ma che io amo da morire.
-A che pensi? - mi domanda seduto sul bordo della vasca da bagno.
Sfioro l'acqua con l'indice e mi rilasso a far su e giù col dito nell'acqua calda, seduta anche io sul bordo della vasca.
-A niente in particolare...
-Entra dentro dai, che l'acqua è calda.
-Ah, prima i sali! - gli ricordo io facendogli la linguaccia.
La sua espressione mi fa scoppiare a ridere senza freni.
-Persino mia sorella dice che profumo come una principessa dopo aver fatto il bagno con te!
-Ehi, sei tu che mi hai chiesto se preferivo bagno o doccia. Potevi dirmi direttamente di fare la doccia e ti saresti risparmiato il profumo di lavanda!
-Si, per sostituirlo con quello alla vaniglia! Viè qua vah!
Mi tiro indietro nell'acqua attaccando la mia schiena alla sua pancia e lui mi cinge i fianchi con le gambe.
Rimaniamo così per un po', ognuno vittima dei suoi pensieri più profondi.
Butto la testa all'indietro e gli mordo il collo.
-Vampira – mi sussurra lui prima di stuzzicarmi con la lingua il contorno del collo.
-Mh, stronzo – ansimo un poco mentre tento di staccarlo da me.
-Dai muoviti – aggiungo poi – dobbiamo uscire. Se tua sorella torna e ci vede così è la fine!
-Altri dieci minuti dai! - mi prega lui, ma io scuoto decisa la testa.
Devo tornare a casa, lasciare Anna da sola non è mai una buona idea.

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