1.5 - Domenica, 14 Settembre 2014

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Domenica, 14 Settembre 2014

Sono le quattro di mattina Aurora, e non chiedermi dove trovo la forza di scrivere a quest'ora.
Ma il sonno non arriva e di stare nel letto immobile a pensare voglia non ne ho.
Scrivo che forse è meglio.
Aurora, sei mia sorella, ma a volte penso che se non ti conoscessi sarebbe meglio.
Tu sei roccia Aurora, sei pietra, sei diamante.
Io sono grafite, mina di una matita che si spezza subito, perché a piegarmi no, io non mi piego.
Tu sei colma Aurora, come il lungotevere il sabato sera, pieno di persone futili e senza niente che abbia un senso vero.
Io sono vuota, sono aria in un palloncino, neanche elio che lo fa volare, sono aria e non servo a niente. Respirami se vuoi, ma non ti farò vivere, troppo inquinata sono.
Tu sei tinta unita Aurora, sei le magliette della Benetton che abbiamo visto qualche anno fa come regalo per il compleanno della mamma, maglietta tinta unita e giacchettino; abbinato lui e abbinata te alle persone che ti sei scelta come amici, tinta unita anche loro.
Io sono fantasie multicolori, animalier, lustrini e paillettes, sono esplosione di colori senza senso, zebre che fan la lotta con leopardi, righe di pentagramma che divorano pois di note, e chi se ne importa se le fantasie non si mischiano, il mio cervello è incasinato esattamente come i miei vestiti.
Tu sei marca Aurora, sei la borsa di Prada in pelle rossa di via dei Condotti a Roma, o quel paio di Gucci che sono la fine del mondo, sei preziosa e irripetibile, un pezzo unico, creato dallo stilista su ordinazione personale – mamma doveva avere molti soldi per ordinarti esattamente così.
Io sono stracci, sono la prima cosa che capita, niente fronzoli e niente fama.
Niente di niente.
Sai però qual è il brutto di essere griffati, Aurora?
Che esistono altre mille brutte copie di te che la gente preferirà sempre perché tu, col tuo essere originale, costi troppo.
E se la gente non perde tempo appresso alle cose che costano troppo figuriamoci alle persone.
Ma io, io tempo appresso a te ce lo perdo.
Perché sei mia sorella, Aurora, e anche se tu sei una Prada e io uno straccio ti voglio comunque bene.

A.

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