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Tutto procedeva normalmente, Gianluca, mio fratello, era, come ogni mattina, sdravaccato in una strana posa guardando la TV e aspettando che io mi prepararsi.

"Hey" urlai scendendo le scale che portavano al salotto. Lui si girò, mi rivolse un' occhiata infastidita e si alzò spegnendo l'apparecchio elettronico. Prese la sua sacca da calcio e si mise le sue Nike nere, io feci lo stesso.

Mi fermai un attimo davanti allo specchio per controllare se i miei lunghi capelli blu fossero a posto.

Perfetto! Un altro noiosissimo giorno stava per iniziare.

Ci incamminammo fino alla fermata del traghetto, dovevamo prenderlo ogni giorno siccome abitavamo a Murano, un' isola ad una decina di minuti a nord-est di Venezia.

Non ci mise molto ad arrivare il mezzo, intanto io ed il mio caro fratello non avevamo spiccicato una parola. Gianluca è sempre il solito, non mi parla quasi mai e le rare volte che lo fa è per darmi un ordine. Nostra madre continua a ripetermi che "è l'adolescenza...si sarà innamorato...", io non so che pensare, di solito sono le ragazze che cambiano drasticamente per gli ormoni. Gian non è mai stato un tipo di molte parole me neanche uno così taciturno, questo distacco mi fa male, per di più con i suoi amici è sempre allegro e felice, mentre quando ci sono io lui mi fa capire che la mia presenza è assolutamente di troppo. Ad esempio la settimana scorsa era venuto Paolo, il capitano della squadra di calcio, nonchè suo caro amico, a casa nostra per fare una ricerca. Avevo chiesto a Paolo come stava e mio fratello, con uno sguardo agghiacciante, mi aveva totalmente liquidato.

Delle figure mi fecero tornare alla realtà, erano due ragazzi alti, magri, con fisici asciutti, uno con i capelli marroni e gli occhi azzurro mare, l' altro con i capelli rossi e gli occhi marroni/rossicci. Erano Paolo Bianchi e Michele Roserati. Notai solo dopo un attimo anche la presenza di Angelo Gabrini, un ragazzo basso, con i capelli biondi lunghi e gli occhi azzurri. Entrambi i tre ragazzi facevano parte della rappresentativa di calcio.

Gianluca si avvicinò a loro con fare amichevole mentre io mi diressi nel piazzale della scuola da sola. Sentii una mano toccarmi una spalla così mi girai per vedere chi fosse.

"Ciao Paolo" lo salutai sorridendo. Lui ricambiò il sorriso ed io mi persi nei suoi occhi azzurri.

"Anche se tuo fratello non vorrebbe che io ti parlassi, mi volevo complimentare con te per la gara che hai fatto ieri. La vittoria la hai più che meritata, sono rimasto per un po' di tempo all' inizio, ma dopo me ne sono dovuto andare."

"Grazie mille, comunque non tutti la pensano così..." gli risposi amareggiata. Mi guardò con aria interrogativa ed io gli spiegai che dopo la gara Martina, una mia compagna di squadra, aveva divulgato in rete una foto dove io abbracciavo Lorenzo, il suo fidanzato, dandomi della zoccola ed insulti simili.

"Mi dispiace, comunque non te lo meriti!", i suoi occhi dimostravano vera compassione, il che mi faceva capire che di Paolo mi potevo fidare, è un ragazzo gentile e simpatico, sempre pronto ad aiutare, anche se a volte è molto timido ed impacciato, escludendo il momento in cui si trova sul campo di calcio; ha un animo molto forte, soprattutto ora che l'ex capitano Nakata andandosene gli ha passato il compito di capitano ed i suoi compagni sono molto giù.

"Capita" dissi sospirando ed alzando le braccia al cielo.

"E grazie ancora" feci per andarmene ma lui mi chiamò.

"Ti volevo anche chiedere se ti andasse di essere la manager della Orfeo, da quando Nakata è andato Gioia non vuole più esserlo, e pensavo" non gli lasciai finire la frase che accettai. Era l'occassione perfetta per riconciliarmi con mio fratello.

OUR DREAM - Paolo BianchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora