Melodia

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Non riusciva a prendere sonno, più ci provava e più si sentiva sommersa dai pensieri.

Si dimenava tra le lenzuola, alla ricerca della giusta posizione, ma peggiorò soltanto la situazione.

Un raggio di luce lunare penetrava dalle persiane e si infrangeva sulla scrivania. L'effetto era suggestivo ma anche un po' inquietante.

Alla sua destra, Teresa dormiva come un angioletto: la mano appoggiata delicatamente al petto di Mattia, che la circondava con un braccio.

Entrambi a bocca aperta e con un filino di saliva che scendeva dal mento. Erano così carini che pensò di fare loro una foto.

Era troppo sconvolta persino per prendere il cellulare.

Cercò di trarre beneficio dall'acqua e si sedette al tavolino della cucina.

Non accese le luci, preferiva riflettere nell'ombra della notte.

Ritornò con la mente al garage.

Non aveva trovato affatto ciò che si aspettava, perché quello spazio tetro e buio era deserto al suo arrivo. C'erano soltanto macchine scassate e sporcizia sparsa, nessuna traccia umana. Non riusciva ancora a spiegarsi come avessero fatto ad andarsene via tanto velocemente, ma decise di concentrarsi sulla cosa che la sconvolse di più.

Una scritta, tra due colonne grigie e anonime. Il rosso della vernice spiccava sulla parete candida e immacolata: sembrava quasi sangue.

Linda si trovava dalla parte opposta e la vista di quell'ambiente così grande ma così vuoto le mise i brividi. Le luci lampeggianti al neon non aiutavano.

Ogni suo passo rimbombava e le sembrava di provare sempre più fatica, come se i suoi piedi si rifiutassero di avanzare.

"Da oggi Cogo è di Monto, occhio a chi li va contro"

Era stata scritta da poco, la vernice colava lungo la parete.

La ragazza non si azzardò ad avvicinarsi ancora, quell'insegna le metteva ansia. Possibile che avesse paura di 12 parole?

Ma non era il messaggio che temeva, era abituata ad idealisti che credevano di impossessarsi di ciò che non gli apparteneva. Ciò che la spaventava era il significato implicito, il losco segreto che custodiva.

Non amava i misteri e tantomeno le piaceva risolverli.

Ma La Serpe l'avrebbe costretta ad entrare a far parte della banda di Scooby-Doo

Prima di tornare nel suo letto si fermò davanti alla scrivania. Prese un piccolo foglio di carta bianco, scritto con una calligrafia dura e decisa. Sorrise quando lesse ciò che c'era scritto.

Non vedeva l'ora di confrontarsi con Mario.

"Buonasera, sai dirmi se è corretta la strada per arrivare in Via Rati?" Chiese un turista, dall'accento evidentemente francese.

Linda gli sorrise e gli indicò sulla cartina il percorso che doveva fare "Ti basterà passare la chiesa Santa Maria"

Era da anni che Linda non vedeva un aprile così bello. A Cogoleto erano arrivati diversi turisti, non se erano mai visti così tanti. I chioschi sul lungo mare De André erano affollatissimi, così come la strada stessa. L'immenso vialone ricco di palme era colmo di persone.

La presenza di così tanta gente, venuta nella sua città per rilassarsi, la metteva di buon umore. Quasi non pensava più allo scenario da film horror della sera precedente.

Sorpassò una madre con due figli, uno in braccio e l'altro per mano e le sorrise, solo per il gusto di trasmettere la sua allegria.

Mario era già al punto di ritrovo.

Sigaretta in mano e sguardo verso il basso, ad osservare le gambe che penzolavano nel vuoto.

Stava benissimo con la felpa azzurra, gli dava l'aria del bravo ragazzo di periferia. i ciuffi di capelli, neri come la pece, uscivano dal cappuccio. La mascella contratta e la mano libera salda al cemento.

Non aveva l'aria molto tranquilla.

"Pretendo l'autografo" Esordì lei, posizionandosi proprio dietro di lui.

Il ragazzo si girò e, non appena la vide, assunse un'aria molto più rilassata.

"Non chiederei la firma neanche al mio artista preferito" Rispose prontamente, con la sua parlantina cantilenante.

"Chi è?"

"Me stesso" intanto si alzò con uno scatto e fece strada verso le scalette che portavano in spiaggia.

"Calmo Mosè, qui le apro io le correnti. Ti ricordo che necessito del mio posticino per cercare ispirazione" Arrancava sulla sabbia e sprofondava più del solito, a causa del peso della chitarra.

Le onde si infrangevano sulla battigia e il suono che davano era una cosa straordinaria per i chakra della ragazza. Quel pomeriggio primaverile il mare aveva un colore azzurro intenso ed il fondale sembrava più lontano del solito.

"Non sentirti troppo superiore, non avrai di certo questo potere su di me" Le diede un amichevole spinta, giusto per impedire che si sedesse prima di lui.

" E questo?" Domandò la ragazza mettendosi le mani sui fianchi.

"Era per farti capire che il posto l'ho scelto io in realtà" Rispose guardandola dal basso verso l'altro, con gli occhi semichiusi per via del sole che aveva contro.

"Hai vinto una battaglia ma non la guerra" Linda prese posizione vicino a lui.

Le loro mani potevano quasi toccarsi e sembrava che ci fosse un campo magnetico che li attraeva reciprocamente. Mario studiò la colombiana, notando quanto fossero interessanti i suoi occhi. Uno aveva una specie di macchia verde vicino alla pupilla.

"So di cosa hai bisogno" Gli disse Linda senza esitazioni.

"Ah si?" Domandò lui un po' sorpreso. Non era abituato ad essere anticipato, lui era empre stato un mistero per coloro che gli stavano intorno.

"Scrivi pezzi ma non conosci la musica. Per adesso non vuoi imparare, la tua intenzione è soltanto quella di confrontarti con le note " Il sole accarezzava dolcemente i corpi dei ragazzi e la brezza invece li faceva il solletico, rendendo l'atmosfera ancora più piacevole.

"Sono colpito" Mario non era mai stato compreso così bene. Oltretutto la ragazza l'aveva fatto con molta facilità, neanche si era resa conto di quanto dentro gli fosse arrivata.

"Direi di iniziare" Linda tolse la chitarra dalla fodera e cominciò a pizzicare le corde, con una dolcezza ed una bravura tale, da far piangere il cuore di chiunque l'ascoltasse.

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