Lo rincontrerai, come sempre avrai il battito a mille e quelle cazzo di farfalle nello stomaco, gli occhi lucidi,le mani sudate e le gambe che tremano. Lo rincontrerai,e avrai voglia di rincontrarlo sempre, e ti sembrerà che il tramonto non arrivi mai,ma nonostante tu non lo veda,lo amerai sempre.
Cara Linda, quando capirai che anche le strade che si dividono non lo fanno mai per sempre... ma c’è sempre un punto dove si rincontreranno.
Sai che certe persone quando hanno la fortuna di rincontrarsi, dovrebbero anche avere il coraggio di riprendersi?
E lui ti rendeva felice, l' aveva fatto sin dal primo momento. Era capace, con un solo sguardo, di trasformare una giornata pessima in qualcosa di meraviglioso.
Lo amava, lo amava tanto: amavo i suoi occhi marroni, i suoi capelli che non erano mai apposto, il suo modo di fare, il suo sorriso. Lo amava, lo amava tanto. E neanche poteva immaginarsi un mondo senza si lui.
La realtà era che ogni volta che le chiedevano quale fosse il senso della sua vita, lei sorrideva e pensava a lui. Perché lui ormai, era il senso di ogni cosa che faceva.
Porca puttana, basta!
Respira, Linda.
Calmati, o questi pensieri confusi ti friggeranno il cervello.
Respira ancora.
Agisci.
Riprenditelo.
È sempre stato tuo."Linda?" Sussurró Mario, incapace di controllare il tremolio delle labbra.
Uscì dall'ombra del corridoio, con la stessa sicurezza di un bambino che abbandona il nascondiglio utilizzato per sfuggire ai bulli.
"Ebbene" Rispose la ragazza, con il cuore in via di cottura.
Manco potevano credere di essere ritrovati.
Lei che con quello sguardo gli mandava a puttane il battito cardiaco e metteva la sua pancia in soqquadro,e lui che voleva sbatterla al muro e baciare quel sorriso e poi perdersi nei suoi occhi.
Mario si avvicinó lentamente al tavolino, i passi riecheggiavano sul pavimento. Le ginocchia di gelatina e i piedi ingessati.
Si era quasi scordato la felicità che provava solo nel vederla.
Lui la guardó inclinando di lato la testa. Linda sostenne il suo sguardo."Sei una donna strana, te l'ha mai detto nessuno?" Disse il giovane rapper. "Tutti" rispose la ragazza.
Mario si inumidì le labbra (tipico gesto che faceva quando si sentiva nervoso) e tiró la sedia a sè, per sedersi, producendo quello straziante rumore di legno che stride sul pavimento.
Ora si trovavano faccia a faccia, l'uno davanti all'altra. Stavano in silenzio, contando i loro respiri e ascoltando i battiti dei loro cuori. Ed erano così assorti che non sentivano più neanche il caldo soffocante.
Linda notó che Mario aveva lasciato crescere leggermente la barba, giusto per rendere percettibile l'accenno sulla pelle olivastra. I capelli erano ordinati e semplici, con un piccolo ciuffo corvino che curvava verso destra. Sullo zigomo sinistro aveva un vecchio livido, del quale ormai si poteva vedere soltanto la forma in quanto doveva esserselo procurato tempo addietro.
Poi c'erano gli occhi.
Occhi. Quei maledetti occhi mi fottono sempre. Ci faccio l'amore solo a guardarli.
Pensó la ragazza, contemplando le espressive iridi marroni, che avevano fatto innamorare lei e tutte le sue fan.
Non c'era niente che potesse fare, non esisteva un antidoto per la sua malattia. Era spacciata."T-tu non ci stai con la testa" Borbottó Mario, che ancora non aveva accettato il fatto che si fosse fiondata da Genova per rivederlo. Arrabbiato perché non voleva che mandasse a puttane tutta le sua vita per lei, che non rinunciasse ai suoi sogni per un cucciolo d'uomo.
Eppure, in cuor suo, sapeva che l'avrebbe fatto. Se l'aspettava da lei. Se l'era sempre aspettato.
"Su questo ci troviamo d'accordo... Ma almeno, io ho avuto le palle di portare fino a qui!" Ringhió Linda, ascoltando il suo ruggito irrompere nelle popolari di Calvairate.
"Questo perché non volevo distruggerti la vita, cazzo! Io sono una nullità, una nullità che sta tentando un terno all'otto. Il gioco del rap è figo ma non è detto che ti possa dare da mangiare. Tu invece hai davanti un futuro straordinario e, soprattutto, concreto. Sappiamo entrambi che le migliori università pagherebbero per avere una come te! " Rispose lui, sbattendo un pugno suo tavolo.
A quel punto la pantera si alzó indignanta, facendo sbattere la sedia sul muro." Smettila di dire stronzate, non ci credi neanche tu. Non metto in discussione i tuoi nobili intenti, però sono divertita dal modo Machiavellico di agire" Lo schernì, facendo lentamente il giro del tavolo, avvicinandosi sempre di più a lui.
"Non voglio trascinarti in tutto questo" Sussurró il ragazzo, osservandola camminare nella sua direzione. Il volto da dea, il corpo statuario e morbido, i ricci profumati. Lo faceva impazzire.
"Non ti amo per noia, per solitudine, o per capriccio. Ti amo perché il desiderio di te è più forte di qualsiasi felicità." Gridó, trattenendo le lacrime.
"Forse, mi ami troppo" Sussurró Mario, abbassando lo sguardo. Poteva sentire il respiro ansimante di Linda e, da quanto erano vicini, percepiva il battito accelerato del suo cuore.
"Guardami negli occhi" Ringhió a denti stretti la ragazza, obbligandolo a portare gli occhi su di lei. La voce della pantera era così potente e sicura che nessuno riusciva ad opporvi resistenza.
"Vuoi forse sentirti dire che ho passato le notti in bianco pensato a te?! Ascoltanso quella canzone, la nostra fottuta canzone. Africa dei Toto...Non lo sapevi già da sola? Perché farmelo ripetere!" Le parole morirono nella gola del giovane rapper, il quale si voltó violentemente dalla parte opposta, urtando della gamba del tavolino.
Lo portava alla pazzia.
Certe volte la odiava.
Ma non riusciva a smettere di amarla.
Più la odiava e più l'amava.
"Non sono venuta fino a Milano per vedere un agnellino impaurito! " Urló Linda alle sue spalle. La voce riecheggió nella spoglia sala, facendo tremare le finestre.
"Non capisci" Disse piano il ragazzo, continuando a stare girato. Le lacrime gli rigavano il volto solenne. Erano calde ed appiccicose, come un veleno che scorreva sulla pelle.
"Purtroppo ho capito" Sussurró Linda, i nervi a fior di pelle. Si respirava la stessa aria carica di elettricità che precede un forte temporale. La ragazza era pronta a scaricare fulmini da migliaia di volt, ma era consapevole che se l'avesse fatto avrebbe polverizzato qualsiasi cosa si trovasse nel raggio di chilometri.
"Ho capito benissimo, Mario" Ripetè, passandosi poi la lingua sulle labbra "Io ti avevo già avvertito: un giorno, il tuo nobile spirito ti distruggerà".
Il ragazzo sentì dei passi alle sue spalle e percepì il corpo di Linda allontanarsi, scivolando piano piano nell'oscurità.
Quando si giró, si sentì un po' come Orfeo all'imbocco degli inferi, quando non doveva voltarsi per guardare Euridice. Così, come il cantore greco, Mario cedette al suo impulso.
Lei sostava sulla soglia della cucina e aveva appoggiato delicatamente una mano alla porta. Lo fissava con i suoi grandi occhi caleidoscopici, facendogli esplodere il cuore nel petto. Il suo sguardo esprimeva rabbia, tristezza e malinconia. Tuttavia, gli ultimi due sentimenti avevano preso il sopravvento .
"Quel giorno non è oggi..." Sussurró piano, con voce tremante.
Lui si avvicinó, tendogli la mano, proprio come fece Orfeo.
Linda però scosse la testa e gli lanció un' ultima tediosa occhiata, per poi ritornare nell'oscurità degli inferi, lasciandolo solo.
Se n'era andata senza dire nulla, gli era scappata via dalle mani nella sua stessa casa.
***Oggi, 27 luglio 2015, è il giorno del giudizio.
Oggi mi giocherò tutto.
Oggi ho rivisto Mario.
Oggi farò il mio primo provino.
Oggi potrebbe essere una giornata benedetta.
Oggi potrebbe arrivare un cataclisma.
Ho una sola certezza, oggi sarà indimenticabile.Linda chiuse il diario con un schiocco, riponendolo frettolosamente nella borsa. Lanció poi la penna in una taschina, assieme alle sigarette e alle mentine.
Le tremavano leggermente le mani e, infatti, sulle pagine del quaderno l'inchiostro era sbaffato e si era macchiata la pelle dei palmi.
Pregó che il regista non se ne sarebbe accorto.
Ballettava con i piedi e non riusciva trovare un posizione sulla sedia. La ragazza che le stava vicino le lanció un'occhiata storta, ma Linda neanche se ne accorse.
Quella sala di attesa color crema, vuota ed enorme, dove sembrava che riecheggiassero i suoi sentimenti perversi, le metteva un'ansia indescrivibile.
Tum Tum
I pensieri rimbombavano prima sui muri chiari e smunti, poi nella sua testa, facendole venire delle terribili vertigini.
Ora cosa farai con Mario?
Sembrava dire la bocca della donna seduta davanti a lei. Ma in realtà, quella era completamente assorta nella lettura di una rivista.
Sai che la parte sarà tua anche se farai schifo? Sei contenta che il tuo paparino di abbia raccomandata?
La voce si era trasformata in un suono penetrante e straziante, così insopportabile da far sanguinare le orecchie.
Linda voleva urlare e scappare via da quella sala opprimente, calpestando i corpicini impostati delle altre candidate per l'audizione.
Boom Boom
Il cuore martellava nel petto, scandendo il tempo dell'attesa interminabile.
Certo volte infatti le prendeva qualcosa che non sapeva definire, una specie di specchio che rifletteva ciò che aveva realmente dentro: non era angoscia, non era desiderio, era un ignoto tumulto interno che minacciava di lacerarle il petto, che le stringeva la gola."La signorina Aguilar?" Chiamó una voce in lontananza, da un'altra dimensione, impossibile da raggiungere.
Linda ispiró.
Poi espiró.
Le sembrava di impazzire. Le succedeva spesso.
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AMARSI È COME ARMARSI
RomantikOgni storia ha un inizio ed una fine, giusto? Ma c'è sempre qualcosa prima di un inizio, un qualcosa di segreto e mistico, che non viene raccontato solo per il gusto di lasciarlo intuire. Una specie di figura retorica con manie di grandezza. Ebbene...