Cervo

535 205 17
                                    

Vi siete mai chiesti cosa succede ad un cervo nella giungla?
Sicuramente no, perché è una cosa così improbabile che neanche ti passa per la testa.
Un cervo non avrebbe motivo di infilarsi in un ambiente così distante dal suo. Egli era stato creato per vivere in boschi dolci e spogli, dove i pericoli erano attenuati dal profumo delle rose.
Teresa era il cervo.
Genova la giungla.
Cosa stava provando la ragazza?
Paura e terrore alternati.
Quando si ha paura il sangue si ghiaccia, lo stomaco si chiude, la salivazione si blocca e si trema pur restando fermi.
Il terrore invece è più della paura, è l'annuncio del disastro, della catastrofe, è qualcosa che plana sopra di noi e non sappiamo quando e come ci colpirà.

"Non eri costretta a venire" Linda camminava sicura, con la sua tipica falcata ampia. Via Prè non le faceva paura e si muoveva con una maestria innata, propria di una pantera nella giungla.
La strada era un mosaico di etnie diverse, di tradizioni diverse e di persone diverse. Quella zona rappresentava le radici di Genova, quello era il vero nucleo della città.
Negozi, bazar, locali e tanto altro. Era la strada delle contrapposizioni e dei paradossi, dove le cose si escludevano a vicenda.
Palazzi antichi ridotti a catapecchie, pavimento dissestato e sporco, colori bellissimi e opacità asfissiante, rumori e suoni, puzza e profumo, cultura e degrado. Questa era Via Prè, questo era il carruggio più speciale e pericoloso di Genova.
"Sono la tua ombra" Svoltarono in un vicolo che andava in direzione porto.
Un arabo guardò Teresa con fare minaccioso, chiedendosi cosa ci facesse una gattina dei quartieri alti in un posto come quello.
La ragazza si strinse nelle spalle e aumentò il passo.
"Giulia mi ha detto che La Serpe viene da questo quartiere" Linda si sedette sui dei gradoni posti sul perimetro di una chiesetta.
"Quale è il piano?" Teresa prese il pranzo dalla zaino.
Per fare quella stronzata avevano marinato la scuola e, invece di dirigersi verso l'istituto Carducci, avevano imboccato i loschi vicoli che portavano nella zona calda di Genova.
"Un albero si elimina partendo dalle radici"
"Si, ma prima cerchiamo di non farci ammazzare"

Capisci di essere spacciato quando non distingui più la realtà dalla fantasia. Linda era incapace di comprendere che lei stava combattendo una guerra contro se stessa, usando La Serpe come pretesto. La ragazza aveva bisogno di provare la sua forza, di dimostrarsi che era in grado di eliminare il marcio.
Il marcio però era dentro di lei.
Osservava i vicoli limitrofi a Via Prè come una pantera scruta un territorio ancora sconosciuto. I suoi riflessi erano attivi, i muscoli erano contratti e il sangue ribolliva nelle vene .
Quel giorno avrebbe fatto sentire La Serpe vulnerabile, dimostrandogli che neanche lui è irraggiungibile. La pantera stava per fare scacco matto.

"Quanta me ne puoi vendere?" Domandò Linda ad un ragazzino dai capelli rossi. Si vedeva lontano un miglio che quello era una preda, un semplice agnellino da latte.
Linda lo aveva adocchiato vicino ad un garage e aveva capito al primo sguardo che era un baby pusher. Indossava dei jeans scoloriti ed un'enorme felpa grigia, col cappuccio che copriva i riccioli fulvi.
Il corpo del ragazzo era un tensione, le mani tremavano leggermente e le spalle le teneva ben chiuse. Probabilmente si era infilato recentemente in quel giro di merda e ancora doveva abituarsi ai leoni. Linda incuteva ansia, con il suo portamento regale e sicuro, la figura proiettata verso l'alto e lo sguardo penetrante.
Guardava il fulvo come se fosse la sua cena.
"Ho 5 grammi" Parlava piano e con voce flebile.
"Dammene uno"
Il ragazzino si frugò nella tasca della felpa e tirò fuori una bustina trasparente. Prima di darla alla ragazza esitò, temeva il contatto con la sua mano.
"Quanto?" Linda gliela strappò di mano e si avvicinò, facendolo indietreggiare.
"D-dieci"
Teresa osservava la scena dall'ombra, dal retro del palcoscenico. Voleva andarsene da quella zona, si sentiva oppressa e minacciata. Non era fatta per stare nella giungla e la vegetazione se la stava già inghiottendo.
Ma la cosa che più l'aveva impressionata era l'amica. Lei alla fine non aveva mai conosciuto il lato selvaggio di Linda, non era mai venuta a contatto con i suoi comportamenti animaleschi. Teresa non si era mai resa conto che l'amica era la regina della giungla: la Pantera che tutti temevano.
Quando Linda si toglieva i vestiti, si mostrava per come era veramente. Aveva una forza, una potenza e una maestria uniche. Divorava la preda con un solo sguardo, torturava il nemico con gli occhi.
"Fermo, ragazzino"
"Si?" Tremava come una figlia.
"Se questa merda fa schifo, a chi mi devo rivolgere?" Linda sogghignò, avvicinandosi ancora all'agnellino impaurito.
"I-io.."
La colombiana costrinse il rosso a schiacciarsi sulla saracinesca rugginosa del garage. Quella stradina buia era un vicolo cieco: il muro a destra e Linda a sinistra.
"Voglio solo sapere a chi devo far assaggiare i miei artigli" La ragazza percorse con un dito il contorno del volto del ragazzo, per poi lasciarlo scorrere lungo il collo. Lui alzò il mento e provava ad allontare la faccia, protraendosi verso l'alto.
La mano di lei era calda come il fuoco, mentre la pelle di lui era diventata fredda coma la morte.
Il potere che avvertiva Linda nel sentirlo tremare, fremere e implorare silenziosamente era straordinario. Sentiva la supremazia nelle vene, l'adrenalina saliva e il battito cardiaco accelerava.
La parte più bella della caccia era la tortura della preda.
"Perfavore"
Linda prese delicatamente la testa del ragazzo tra le mani e gli scostò una ciocca di capelli dal viso. La sua fronte era imperlata di sudore e aveva la mascella serrata. Sentiva i muscoli tesi che si contrevano, assaporava il profumo della paura.
"Canta uccellino" Pronunciò quelle parole come un grido di battaglia e anche il più forte dei leoni si sarebbe piegato al suo volere. Aumentò la presa e portò il volto del ragazzo a un centimetro dal suo.
"Vai a parlare con i tizi che stanno dentro al bar che fa angolo"
La pantera aveva marchiato il territorio.

"Quello appartiene alla casta sociale più bassa, non sa nemmeno chi sia il capo" Linda si appoggiò a un muretto sporco e nascose l'erba nell'appuntamatite. Il rosso era volato via appena la Pantera lo aveva mollato.
"Eri terrificante" Teresa non riusciva ad avvicinarsi all'amica, non conosceva quella bestia. La cosa che aveva minacciato quel povero agnellino era una sconosciuta per lei.
"Ti avevo detto di non venire"
"Sembrava che svenisse da un momento all'altro"
"Era l'unico modo per farlo cantare"
"Ma come fai?"
"Se non lo vivi non lo puoi capire. Qui vige la legge del più forte. O sei preda o sei predatore"
"Avrà avuto quindici anni"
"Se glielo avessi chiesto gentilmente mi avrebbe sputato su una scarpa"
Linda si mise lo zaino in spalla e scrutò con occhio clinico la giungla.
Il cervo sapeva che la pantera aveva provato piacere a far soffrire il povero agnellino, ma non voleva accettarlo. Erano in un mondo crudele, dove la più brutale era stata proprio la sua compagna.
"Adesso devi fare esattamente quello che faccio io. Non startene indietro scocciata, non assumere espressioni strane e non mostrare debolezza. Capito?!"
"Chiaro"

Teresa si comportò bene nel bar, o almeno così le dissero. Lei si ricordava solo del fumo, della puzza, dlo sporco e  dell'alcool.
Linda aveva accalappiato due ragazzi, seduti su degli sgabello davanti al bancone. Entrambi avevano l'aria da leoni e sembrano anche abbastanza affamati. Il cervo sapeva che poteva diventare loro preda, così decise di mantenere la distanza di sicurezza: abbastanza lontana per non dare nell'occhio e abbastanza vicina per non sembrare impaurita.
La pantera ottenne ciò che voleva in poco tempo. In quel caso non utilizzò la tecnica da cacciatrice, ma quella da seduttrice. Quei maschioni erano in calore e la ragazza l'aveva capito non appena li aveva visti, così le bastò sbattere un po' le ciglia per cavarli le informazioni che cercava.
Linda era molto sensuale e poteva essere fatale per un uomo. Il modo in cui metteva le labbra, l'intonazione che dava alle parole, gli occhi leggermente socchiusi, la postura regale e i morbidi ricci mielati che ricadevano sul viso, erano le sue armi per conquistare un maschio.
Volevano fare sesso con lei, ma allo stesso tempo volevano che se ne andasse: avevano capito che lei era più furba e più forte.
Quando uscì dal locale le guardarono il fondo schiena e annuirono, facendo commenti volgari e sessisti.
"Mi hanno detto che il ragazzo rosso sta ai loro ordini e che è stato assunto da un certo Michele Montagnani. I due porci lavorano per La Serpe"
"Che facciamo adesso?"
"Prendi la cartina che ti ho dato e segna con un cerchio rosso questo bar"

Teresa sentiva solo il rumore dei loro passi, qualche respiro un pò affannato e tutto intorno a loro  il buio. Provava a guardare in alto per cercare conforto nel sole, ma anche lassù era tutto nero.
La giungla era fitta, densa e spietata.
Sentiva strani rumori, che giungevano da tutte le direzioni. Da sinistra, da destra, dall’alto. Alcuni non riusciva a capire da dove provenissero. Rami che si spezzavano, foglie che scricchiolavano, rumori che salivano e scendevano, che si muovevano sopra di loro.

Ed allora il cervo capì che la giungla era viva e si muoveva.
Serpenti, tarantole, giaguari erano intorno a loro, affamati… ed allora iniziò ad avere un pò di paura, perchè loro ti guardavano, ti stavano osservando, ma tu non li vedevi.
Tutto questo era un allegoria di Via Prè.
Si erano infilate in negozi, fondi e avevamo parlato con tante persone. Sembravano delle giornaliste inviate in feroci zone di guerra.
Tutto questo per tessere la rete di informazioni che avrebbero portato a La Serpe.
Tutto questo per sconfiggere il lato oscuro di Linda.
Tutto questo per conquistare una potenza incontrastabile.

Linda prese il telefono e digitò il seguente messaggio:
Mario, stasera suoniamo insieme. Sai dove venire.

Spazio Autrice: Buongiorno, cosa ne pensate?
Bacioni!

AMARSI È COME ARMARSI Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora