Sacro e Profano

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Avete presente quegli attimi che durano ore? Quando il cervello comanda ma il corpo non riceve?
Linda si sentiva esattamente così, non riusciva a prendere gli impulsi. La mente diceva di parlare, ma le labbra si rifiutavano di aprirsi. La mente diceva di muoversi, ma le gambe rimanevano impalate. La mente diceva di smettere di fissarlo, ma gli occhi erano stregati dalla bellezza accecante del ragazzo.
Portava dei semplici jeans e una consueta polo nera, eppure sembrava ugualmente una divinità.
I capelli neri gli ricadevano sul viso e i grandi occhi scuri avevano una preoccupante aria malinconica. All'orecchio destro portava un orecchino strano, una sorta di campanella con un brillante sulla coda, che faceva contrasto con il colore olivastro della pelle.
"Ho qualcosa che non va?" Linda strinse le gambe e si leccò il labbro Inferiore. Bastava la sua voce, roca come quella di un fumatore accanito, per farla eccitare.
"Oggi non sembri uno di periferia"
"Ma lo sono"
"Eccome"

Suonò la sirena di un'enorme barca da crociera, che si stava accingendo ad entrare nel porto. Da lassù potevano vedere tutta la scena e, nel profondo, si sentivano entrambi pesci fuor d'acqua. A voi sta capire il perché.
"Ti ho chiamata per una ragione" Mario si sedette sul bordo del tetto, le gambe oscillavano nel vuoto. Sotto c'era soltanto un tappeto di calcinacci e lamiere. Si trovavano circa a 50 metri dal terreno.
"Non hai le vertigini?" Chiese Linda, sedendosi cautamente vicino a lui, senza chiedere il permesso.
"Certo"
"Non si direbbe"
"La paura si supera guardandola."
"Se svieni e cadi?"
"Sono caduto"
"Sei mai caduto?"
"Troppe volte"
"Io mai"
Lui inarcò il sopracciglio, non si aspettava quella risposta.
"Per cadere, devi toccare il fondo. Io sono sempre rimasta a galla"
"Si vede che hai fatto un sacco di stronzate"
"Sono le mie cicatrici"
"Quindi le tue ferite si sono già chiuse?" Mario aveva gli ormoni a mille, quella conversazione lo stava eccitanando.
"Si"
"Le mie invece sono ancora aperte"
"Le senti bruciare?" Domandò Linda, abbassando il tono di voce.
"Costantemente"
La ragazza portò il volto ad un centimetro da quello di Mario. Annullò la distanza di sicurezza.
"Questo vuol dire che si stanno rimarginando" sussurrò al suo orecchio, pronunciando quelle parole come se fossero degli orgasmi silenziosi.
Lui la guardò intensamente, cercando di capire cosa gli stesse facendo quella ragazza. Era un pensiero fisso, l'unica costante della sua mente complessata. Lei era la ragione e l'istinto, la sessualità e la spiritualità. Manco la conosceva e già aveva il suo nome tatuato nel cuore.
Entrambi ardevano di voglia e di desiderio, di sesso e di amore, di passione e di rabbia.
"Devi vedere questa" Mario si frugò tra le tasche dei pantaloni e tirò fuori un foglietto accartocciato.

Baby, bevi a colpi di tosse
Continue corse, gli occhi e le borse, gli oki e le forze
Ho scopi che vanno ben oltre, scopi che vanno per oltre
Scopi e vuoi farlo tutta la notte
Ho un aeroplano in testa
Ho fatto finta di star bene quando sei andata via
Ho dimenticato e sarà l'erba
Ho fatto finta di star bene quando sei stata mia
Il tempo ama confonder chi lo crede lineare
Non dare retta a chi ti chiede di cambiare
Ho fretta, chi mi segue? La vetta non si vede
Non credo ci sia quiete alla tempesta che mi assale
Se vuoi cantare ho una canzone in tasca
Se vuoi ballare aspetteremo l'alba
Io sono un ragazzo in gamba, ma in gabbia
Tanto mi han detto che il karma ricambia, quindi..

Una cravatta non distingue un uomo, neanche se muore
Una farfalla vive un giorno solo, pensa se piove
Non penso che si possa uscire anche stasera
Ho perso tempo stando fermo
E stando fermo un sogno non si avvera

Leggendo queste parole, Linda poteva sentire il ritmo dell'amore. Esistono forse note più belle?
I brividi, la pelle che bruciava, le gambe che tremavano, il cuore che batteva e l'anima che gemeva.
"Ma io non sono mai stata tua" Non considerò neanche l'ipotesi che potesse averla dedicata ad un'altra, sapeva che quel testo le apparteneva.
"Lo sei, fin dal primo momento in cui ti ho sentita suonare"
"Ora non lo sono più?"
"Certo"
"Perché parli al passato?"
"Il vecchio signor Molinari parla al giovane Tedua"
"Fai finta di stare bene?"
"Si"
"Perché?"
"Non hai ancora cantato per me"

Il cielo cominciò ad imbrunire e la luce si stava preparando per andare a riposare. Le ultime navi entrarono nel porto e il rumore diurno di Genova andava a diminuire di volume.
Lui le prese la mano. La stringeva come se potesse scivolargli da un momento all'altro e si rese conto di non aver mai provato qualcosa di più intenso. Un conto era sognarla, un altro toccarla.
Come poteva un semplice contatto farlo sentire la persona più ricca e fortunata della terra? Quello era molto meglio di tutti i soldi di cui aveva bisogno. A parole non si poteva spiegare, andava provato per essere capito.
Mario si sentì pazzo.
Felicemente pazzo.
Un cazzo di pazzo felice.

Spazio Autrice: Buongiorno, cosa ne pensate? Fatemi sapere.
Un bacio! ❤️

Ho pubblicato nuovamente questo capitolo perché il server ha fatto confusione.
Scusatemi del disagio!

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