Carrie

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"Ciao Linda, per te cosa vuol dire recitare?" Domandò un signore con un sorriso così falso da essere inquietante, e con il tipico tono di chi si finge entusiasta della propria professione, quando l'unica cosa che  vorrebbe è oziare davanti al televisore con un bella bottiglia di birra.
Linda alzó gli occhi al cielo e si lasció scivolare sulla lucida sedia in legno, facendo scorrere le gambe sotto la scrivania del regista. "La finisca con queste stronzate, a lei non importa un cazzo se so recitare oppure no. Io sono qui perché mio padre vi ha pagati..." Sogghignó la ragazza, puntando i suoi da pantera su quelli marroni e lattiginosi dell'uomo che le sedeva davanti.
C'era puzza di disinfettate e sigaro, due odori micidiali se mischiati, specialmente in una stanza piccola e angusta come quella. La scarsa luce penetrava da una finestra così piccola da sembrare un oblò, illuminando soltanto le due tende rosse posizionate dietro la scrivania, alle spalle del regista. Dietro di esse, c'era una specie di sipario adibito alle audizioni; che Linda non avrebbe mai provato.
"Non mi aspettavo una signorina così impertinente" L'annoiato uomo di teatro aprì una scatoletta di argento e prese un grosso sigaro, per poi tastarsi la giacca alla ricerca di un accendino.
"Umh, quando ne ho bisogno, sparisce sempre... Ah ecco, trovato" Disse ridacchiando, concedendosi ad una delle poche gioie delle sue giornate monotone. La ragazza l'osservava con la fronte aggrottata, pregando il Signore affinché lei non finisse così : consumata dall'uniformità della sua stessa esistenza.
"Mi scusa per la mia eccessiva sfrontatezza" Lo schernì Linda, eisacchiando "Ma io mi limito a dire ciò che penso, signore"
Lui sorrise, liberando il fumo in una pesante cappe grigia, che inondó tutta la stanza. La guardava come se fosse una bambina di cinque anni, inferiore e incapace di comprendere, troppo piccola anche solo per far sentire la sua voce.
"Mia cara, la vuoi la parte?" Il regista portó il sigaro alle labbra, studiandola con i tediosi occhi marroni. La trovava bellissima e sensuale e proprio per questo non si vergognó di avere un'erezione, nonostante lei avesse circa trentacinque anni meno.
"È logico" Lo sfidó Linda, passandosi le mani tra i ricci.
"Benvenuti a teatro. Dove tutto è finto ma niente è falso" L'uomo accompagnó la citazione con una ampio gesto delle braccia, schernendo palesemente la ragazza.
"Lo disse Gigi Proietti" Sussurró lei, facendosi scivolare le braccia sulla scrivania, avvicinandosi sempre di più al regista.
"Benissimo... Oh, mi ero dimenticato di offrirti un sigaro" Il signore grassoccio aprì la scatola argentea e gliela porse "Vengono direttamente da Cuba" Aggiunse.
"Per quando mi riguarda, adesso fumare non ha senso" Declinó l'offerta, mantenendo il tono da pantera.
"Peccato... Fumaria un sigaro è come innamorarsi. Innanzitutto, si è attratti dalla sua forma; si continua per il suo sapore, e bisogna sempre ricordarsi di non far mai e poi mai svanire la fiamma" Spiegó il regista, maneggiando e carezzando l'oggetto come se fosse il corpo di una donna. Linda non sapeva decidere se quella era una cosa inquietante o disgustosa.
Forse entrambi.
"Io ho il problema contrario: il mio fuoco sta bruciando tutto ciò che incontra." Sospiró la ragazza, figurandosi davanti l'immagine di Mario, il suo bellissimo Mario. In quel momento, lo stava odiando. Odiando perché lo amava troppo. Odiando perché lui l'amava troppo.
Ma tutti sappiamo che l'amore è strano, perché pensi di essere sempre felice ma in realtà arrivano momenti in cui ti senti anche peggio rispetto alla solitudine.
"Gli innamorati diventano spesso nervosi, pericolosi. Perdono il senso dell'umorismo. Diventano irritabili, psicotici e noiosi..." Ridacchió l'uomo paffuto, facendo un altro tiro dal suo sigaro "... E ammazzano perfino la gente!"
"Dove vuole arrivare, signore?" Lo incalzó Linda, arricciando le labbra.
"La parte è tua. Sei molto più simile a Carrie White di quando credi." Decretó il regista, continuando a studiarla con gli occhi piccoli e lattiginosi. Nonostante fosse stato pagato salatamente per prenderla, aveva la sensazione che lei fosse quella giusta, la protagonista che da anni cercava per dare carattere al suo spettacolo.
"Mi sta paragonando ad un' adolescente telecinetica e psicopatica?" Sogghignó la pantera.
"Ci vediamo il primo settembre, sempre qui alla Grock. Leggi il libro, le creature di Stephen King devono essere capite per essere interpretate."

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