Fu come se il tempo si fosse fermato. Fu come se, all'improvviso, l'aria che li circondava si fosse fatta eterna. C'era solo il suo respiro di nuovo regolare, sollevato e c'erano gli occhi di Ermal, lucidi e contornati di rosso da far paura, le mani in tasca, la linea dura delle labbra strette in una cortina di ferro, ma quella parola che Ermal aveva appena pronunciato aleggiava fra loro due, ancora e c'era, perché Fabrizio l'aveva sentita bene.
Resta.
Buttò fuori l'aria, sorridendo. Ermal lo guardò intensamente, anche se avrebbe preferito farne a meno, perché era ancora un po' arrabbiato - con se stesso, più che altro, per averlo perdonato, per aver ceduto all'amore. Voleva riempirsi gli occhi di lui, fermare in uno scatto quell'immagine che si stava dipingendo piano piano di fronte a lui: Fabrizio che alzava lentamente un angolo della bocca sino a formare un sorriso completo, le narici che si dilatavano mentre respirava a pieni polmoni l'aria salmastra, il petto che si alzava ed abbassava in sincrono. Ripensò a quando si erano lasciati, al fatto che avrebbe voluto baciarlo, perché era sicuro che sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe visto, mentre ora ce l'aveva di nuovo davanti e quella dannata voglia di baciarlo non era passata.
Fabrizio, dal canto suo, avrebbe voluto allungare una mano per toccarlo, un braccio per stringerlo a sé e non lasciarlo andare più via, ma Ermal non si era ancora mosso e rispettò i suoi spazi, di nuovo, perché non voleva dargli fretta in alcun modo. Non fu facile, ma per lui, avrebbe aspettato tutto il tempo che fosse servito.
<< Senti... >> esordì Fabrizio.
<< Devo scrivere a mia mamma. >> lo interruppe Ermal, prima di prendere il cellulare dalla tasca ed avviarsi verso il lido per recuperare il libro che aveva lasciato sul tavolo.
Fabrizio lo seguì, mormorando un sommesso Va bene. Doveva pensare alle cose pratiche, innanzitutto, perché se si fosse discostato da quelle, avrebbe cominciato ad avere la testa fra le nuvole, soffermandosi sulle emozioni che Fabrizio gli faceva provare ed avrebbe rischiato di perdere il contatto con la realtà. Invece, stavolta avrebbe fatto tutto diversamente, più piano, senza errori. Così, scrisse a sua madre che stava bene e di non aspettarlo per cena. Ci mancava solo che sapesse di un certo Fabrizio Moro, suo collega - e compare, amante, specie di fidanzato, compagno di vita, di gavetta, talvolta persino di partite a carte contro Marco Montanari -, che era andato a trovarlo. Che aveva guidato da Roma a Bari. Che gli voleva bene come se fosse un fratello. Be', a questo punto anche qualcosa in più di un fratello. No, non c'era bisogno che sua madre sapesse proprio ogni particolare della sua vita. Dopotutto, aveva anche i suoi trentasette anni, non ce n'era mica bisogno.
<< Ah, mi ha scritto Marco per sapere se fossimo insieme e gli ho risposto di sì. >> se ne uscì Fabrizio, che camminava dietro di lui.
Ermal si fermò di botto, sulle scale e Fabrizio per poco non gli sbatté contro la schiena. Si voltò, il telefono ancora fra le mani e gli rivolse uno sguardo torvo.
<< Ma te l'ha chiesto per sapere se stiamo insieme o per sapere se stiamo insieme? >> gli chiese, marcando il tono sulla seconda parte della proposizione, per fargli comprendere che intendeva l'essere fidanzati.
Fabrizio, però, non sembrò capire l'antifona, dalla risposta che gli diede (oltre che dallo sguardo inevitabilmente smarrito).
<< Ermal, ma che ne so io? Voleva sapere se stiamo insieme e gli ho detto di sì, poi lui mi ha risposto Bene. Tutto qua. >>
Ermal fece per replicare, poi scosse la testa e lasciò perdere. Meglio non sapere. Si voltò, salì le scale, finì di scrivere il messaggio e recuperò il libro.
STAI LEGGENDO
In due tempi | MetaMoro
FanfictionQuesta storia si sviluppa su due piani temporali: la vicenda si svolge da una parte durante la settimana di Sanremo, mentre dall'altra nel tempo presente. Ermal si risveglia un giorno senza ricordarsi cosa sia accaduto la sera prima e per quale mot...