Capitolo 9 - Come il sole a mezzanotte

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Si alzò dal letto per andare ad aprire la porta, indossando ancora il pigiama. Il profumo dei cornetti appena sfornati gli inebriò i sensi, perforandogli le narici. Fabrizio gli sorrise, mentre gli sventolava una busta bianca sotto il naso. Se avesse potuto sancire un patto con il Diavolo per svegliarsi in quel modo ogni giorno, l'avrebbe fatto.

<< Buongiorno, Milanese in incognito! >> esordì Fabrizio, lasciando i cornetti nelle mani di Ermal e levandosi gli occhiali da sole. << Dunque, oggi proveremo dalla mattina alla sera, ma, nel nostro programma, sono anche riuscito ad inserire un piccolo momento di pausa. >>

<< Davvero? >> chiese Ermal, chiudendo la porta con un boccone di cornetto già fra i denti. Fabrizio alzò un sopracciglio, trattenendo una risata.

<< Già. >> rispose Fabrizio. << Indovina un po' dove andremo. >>

<< Dove? >>

Fabrizio lo guardò con un sorriso a trentadue denti, così luminoso da provocargli il cuore, che cominciò a battergli freneticamente nel petto. Però, non credeva che le sue parole successive l'avrebbero reso così felice, da farlo sorridere a sua volta.

<< Ti porto al mare, Ermal. >>

Scesero dall'auto ed Ermal inspirò a pieni polmoni l'odore del mare, come se fosse ossigeno. Intanto, Fabrizio lo guardava, le mani che sprofondavano nelle tasche dei jeans strappati all'altezza delle ginocchia. Quello era il suo ambiente, il posto a cui apparteneva da sempre Ermal: toglierglielo equivaleva a snaturarlo, a scucirlo da una parte di sé, a rubargli un pezzo di anima. Lui proveniva dal mare e non respirava, senza. L'aveva capito fin dalla prima volta in cui aveva ascoltato le sue canzoni, quando ancora non lo conosceva: tutti quei riferimenti al mare, non aveva potuto metterli dentro per caso, ci doveva essere una ragione ed in effetti, l'aveva scoperta in seguito. Lui amava il mare, da sempre, tanto da ricordarsi persino la prima volta in cui l'aveva visto. Così, dopo che avevano terminato le prove, ce l'aveva portato ed ora, alle dieci di sera passate, stavano passeggiando con i piedi immersi nella sabbia.

<< Allora? Ti piace? >> chiese Fabrizio, mentre Ermal testava l'acqua, per capire se fosse troppo fredda o meno. Non voleva farsi un bagno di mezzanotte, vero? << Certo, non è come il mare che c'è in Puglia, ma è sempre meglio di niente, no? >>

Ermal si voltò e gli rivolse un sorriso furbo.

<< E non è nemmeno quello di Sanremo. >>

Fabrizio arricciò le labbra, scuotendo la testa.

<< Oh, vai sempre a parare là, eh? >> replicò ed Ermal scoppiò a ridere.

Poi, si sedettero sulla spiaggia, i piedi che sfioravano l'acqua, guardando quello spaccato di cielo nero, dove spuntavano un paio di luci chiare, avvolte da quella soffusa della luna. Gli occhi di Ermal andarono lontano, oltre l'orizzonte, come se riuscissero a vedere qualcosa a cui Fabrizio non poteva arrivare.

<< Ho fatto il biglietto per Milano. >> disse, sospirando.

Fabrizio annuì.

<< Bene. >>

<< No, non va bene. >> replicò Ermal. Fabrizio chiuse gli occhi, come se solo quello potesse evitare di fargli sentire quello che stava per dirgli. << Avevamo detto di parlarne domenica, ma ci penso in continuazione. Sono ancora fermo a stanotte, i ricordi si rincorrono nella mia testa, ancora, ancora ed ancora, come se fossi rimasto intrappolato in un loop temporale. >> spiegò Ermal, disegnando dei cerchi immaginari con l'indice accanto alla tempia destra.

In due tempi | MetaMoroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora