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Il dolce ticchettio dell'orologio riempiva il silenzio, mentre cercavo in ogni modo di
non incontrare il suo sguardo.
R: "Anna cosa c'è?"
Scossi il capo..
A:"Chopper mi ha detto che siete pirati..."
R:"Si... Ed è per questo che hai paura?"
A:"Uff..si..anche per questo.."
R: "E poi?"
Feci segno di no..
R: "Non è vero. Anna cos'hai?"
A:"Dannazione è complicato!"
R: "Abbiamo tutto il tempo che vuoi. Vedrai che poi starai meglio.."
A: "Non puoi capire.."
R: "Però posso provarci se me lo spieghi.."
Sospirai, cercando di calmarmi...
A: "Va bene..però non mi toccare.
Sono nata su una piccola Isola del mare meridionale, talmente piccola che non esiste
nemmeno sulle cartine geografiche. Fin da piccola soffro di chiraptofobia.."
R: "Chiracosa?"
A: "Ho  paura ad essere toccata. Ogni volta vivo un contatto fisico come un'invasione..mi viene la nausea..
Prima di cominciare a soffrirne vivevo con la mia famiglia in una piccola casetta di
campagna, e con mio padre talvolta ci divertivamo ad organizzare piccoli campeggi
in giardino.
Era divertente: preparavamo i biscotti, montavamo la tenda ed osservavamo le
stelle con il telescopio.
Una sera mio padre però rientro un momento in casa ed io rimasi in giardino..
Poi sentii un rumore e vidi un uomo venire verso di me.. non l'avevo mai visto prima.
Mi portò via , e per quanto mi sforzassi e cercassi di divincolarmi ,per me, così
piccola, fu impossibile scappare. Avevo sei anni.
Mi svegliai qualche giorno dopo  in una cella..era buio, faceva freddo , era sporco.
Mi violentarono.. E per quanto gridassi e piangessi disperatamente con tutta me
stessa non c'era un cane che mi potesse venire ad aiutare.
Da quel momento ho iniziato ad avere questa fobia.
Mi hanno trattata come un pupazzo per undici anni..Ed ho paura che tutto questo possa accadermi di nuovo, e non potrei sopportarlo..Vorrei solo tornare a casa mia
con mia sorella.."
R: "Anna..mi dispiace tanto. Però ti aiuteremo. "
A: "Davvero mi aiuterete a tornare a casa?"
R:"Certo! E poi ti aiuteremo anche a superare questa tua paura, vedrai. Adesso
riposa, ne hai bisogno."
 
                                                                      *
S: "Stai dicendo che quei bastardi l'anno trattata in questo modo per undici anni?!"
F: "Non mi stupisce che abbia paura"
U: "Ma come possiamo aiutarla a superare  la sua chiraptofobia?"
N: "Dobbiamo essere pazienti e comprensivi. Se la spaventiamo andrà a finire che
avrà paura anche di noi e questo non deve accadere."
R: "Le ho promesso che l'avremmo aiutata ed è proprio quello che faremo."
C: "Ma l'unico modo per farle passare questa sua paura è rivolgersi ad uno specialista e farle ottenere una terapia.."
R: "Non puoi farlo tu?"
C: "Io sono un medico, non uno psicologo!"
S: "Va bene, quindi che facciamo?"
C: "Per ora deve riposare. E' già un miracolo se riesca a sollevarsi dal cuscino. Quando le sue condizioni saranno nella norma vedremo cosa fare."
 
                                                                  *
Qualche giorno dopo Chopper mi diede il permesso di alzarmi.
Barcollando riuscii a raggiungere la porta dell'infermeria e ad aprirla.
Con fatica scesi le scale e raggiunsi con difficoltà le persone che mi stavano
aspettando sul  ponte: un soffice prato di erba verde formava una sorta di piccolo
giardino, in cui  era presente un piccola altalena.
R: "Ciao Anna! Vieni a mangiare con noi !"
Mi avvicinai piano al tavolino e mi sedetti.

AnnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora