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Mia madre entrò trafelata dalla porta, e si appoggiò allo stipite ansimando per la lunga corsa; poi mi guardò , e sorrise.
“Ho conosciuto un uomo”, mi disse.
Lei era andata a raccogliere delle erbe medicinali; lui era andato a caccia.
Mi disse come fosse stato amore a prima vista.
Rimasi perplessa; neanche lo conosceva, ne sapeva come si chiamasse.
Ma diceva di amarlo; e io in fondo, così piccola, cosa ne potevo sapere dell’amore?
Poco tempo dopo lo incontrò di nuovo.
E non capivo.
Perché eravamo andate  a vivere a corte? Cosa ci facevamo noi  , due poveracce vestite di stracci, in un palazzo raffinato con pavimenti di marmo?
Ma lei mi diceva che lui la amava.
Ma in fondo al mio cuoricino di bambina sentivo che qualcosa non andava.
L’uomo che lei diceva di amare era sposato.
Mia madre lo sapeva, ma diceva che era stato costretto, che in realtà non amava quella donna.
Bugiardo.
Lucian, così si chiamava. Il principe. Il figlio del re.
Alto, bello, maestoso e fiero come un leone; crudele, violento ,maschilista e insensibile.
Freddo più del ghiaccio.
Ma con mia madre era più dolce del miele.
La moglie di Lucian si chiamava Calisper.
Mio padre era morto in guerra poco dopo la mia nascita, e Lucian voleva che io chiamassi lui “padre”.
Avevo 15 anni quando la moglie di Lucian , gravemente malata, spirò.
Lui si risposò con mia madre.
Ma tutti sapevano che non eravamo nobili; tutti sapevano che eravamo povere, anche se ricoperte d’oro e d’argento.
Venivo umiliata di continuo, da tutti.
Ricordo i capelli biondi di mia madre il giorno del suo matrimonio; ricordo il suo sorriso.
E ricordo la schiena di mio “padre” , e i suoi capelli neri come ali di corvo, lisci come granturco, raccolti in una coda bassa.
I suoi occhi azzurri mi facevano paura.
E la paura crebbe dopo le nozze.
Mia madre non capiva; lui aveva detto di amarla.
Ma se l’amava allora perché la picchiava? Perché picchiava entrambe?
Io sapevo che era fatto così; lo sapevo.
Ma prima di sposarsi con mia madre mi minacciava; diceva che se le avessi detto qualcosa l’avrebbe uccisa. E io non volevo che mia madre morisse perché ero stata incapace di tenere la bocca chiusa.
Una notte mia madre si impiccò.
Ricordo il suo corpo penzolare fuori dalla finestra della mia camera, mentre Lucian gridava a squarciagola quanto fosse inutile, quanto fosse stupida.
Per lui le donne erano tutte oggetti; secondo lui se eri donna eri una stupida, una minorata mentale, un rifiuto.
La debolezza fisica equivaleva alla debolezza mentale.
Mi fece restare a palazzo, e si risposò.
La sua nuova fiamma si chiamava Charlotte, ed era una sgualdrina dei bassifondi.
Bella e sensuale.
Ma diventò presto la mia migliore amica in quell’inferno.
Mio padre non mi teneva rinchiusa nelle segrete solo perché altrimenti non mi avrebbe potuta umiliare fisicamente e psicologicamente tutti i giorni.
Tentai di scappare.
Ci provai innumerevoli volte ma mi ripresero sempre.
E continuava a picchiarmi ; sempre.
E le violenze le subiva anche Charlotte.
Una mattina avevo dormito più del solito; mi incatenò al letto per due giorni.
Una volta poi, starnutii  durante l’omelia; mi legò al letto e mi diede mille frustate.
Una notte Charlotte entrò nella mia stanza e mi disse che dovevamo stare attente.
Lei mi confessò di essere una strega, ma che non era potente quanto Lucian.
Io inizialmente non volli crederle, ma con il passare dei giorni i miei dubbi si dissiparono e iniziai ad osservare entrambi con occhi nuovi.
Divenni la sua apprendista, e un giorno finalmente riuscimmo a scappare.
Le grida di rabbia di Lucian le sentimmo per giorni.
Era colpa sua se era morta . Colpa sua!
Io non avevo detto nulla a mia madre per proteggerla, e avevo fatto bene a non parlare; lui non avrebbe avuto alcuno scrupolo ad ucciderla.
In fondo forse ,impiccandosi, non aveva sofferto più di tanto.
Charlotte mi istruì bene .
Divenni potente.
*
Il paiolo borbottava piano sul fuoco.
Con il pestello stavo sminuzzando alcune erbe.
Mi ero sposata anch’io, alla fine.
E avevo avuto una bellissima bambina: Nimue.
La luce dei miei occhi.
Anche mio marito aveva una figlia; si chiamava Eveline.
Troppo bella e intelligente per i miei gusti.
Oscurava la mia bellezza e quella di mia figlia.
Ma avevo trovato la soluzione e lei per noi non sarebbe stata mai più un problema.
Eppure mi continuavo a chiedere: come ero potuta essere così stupida?
Quell’uomo diceva di amarmi, e invece lo avevo trovato a letto con un’altra.
Dalla rabbia li avevo uccisi entrambi.
Non so cosa mi fosse preso. Non lo so.
Un attimo prima erano vivi, e un attimo dopo erano a terra, in un mare di sangue.
Charlotte era morta da tempo, e studiando i suoi innumerevoli libri di stregoneria, avevo capito che il sangue umano avrebbe potuto garantirmi l’immortalità.
Erano passati ormai settant’anni da quando avevo lasciato il castello di Lucian, eppure sapevo, grazie agli insetti e agli animali, che lui era ancora vivo.
Non sapevo dove fosse, ma era ancora vivo.
E non potevo permettergli che la passasse liscia in questo modo, ancora nel fiore degli anni, mentre io appassivo come una rosa marcia.
L’occasione però arrivò presto, e si chiamava Emilia.
Io promisi a sua madre, una strega di nome Baba Yaga, di conferirle il potere necessario per riportare in vita suo marito, morto di polmonite.
Ma l’incantesimo fallì, e lei invecchiò diventando completamente succube di me.
Lei in cambio mi aveva promesso sua figlia, Emilia.
I suoi capelli racchiudevano un potere enorme, e mi accorsi che recitando una formula io tornavo giovane.
100 anni e non sentirli.
Ed ero di nuovo bellissima: lunghi capelli mossi , neri come la pece, e grandi occhi verde smeraldo.
Gli occhi di mia madre.
Ero felicissima, e mi sentivo forte come non mai.
Ma non bastava.
Implorai quindi la strega Callisto di aiutarmi , e lei in cambio mi chiese la testa del drago Squamaverde.
Con difficoltà uccisi quel drago , le riportai la testa.
Lei acconsentì.
Lo sguardo di mio padre mi riempiva di odio e di rabbia.   
E volevo diventare sempre più forte, anche per mia madre .
Ma Callisto ad un certo punto decise di fermarsi; uccisi anche lei.
Anche senza il suo aiuto mi sarei vendicata di Lucian, per tutto il male che ci aveva fatto!
 

AnnaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora