Capitolo 2.

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Eravamo solo a mercoledì ed io mi ritrovavo per l'ennesima volta in sala a provare con Raffaella.

Stavo preparando una serie sconfinata di canzoni, tra cui due nuove assegnazioni che mi mettevano un po' in difficoltà, non per la canzone in sé per sé ma per l'emozione che dovevo lasciar trasparire.

People help the people di Birdy e Gocce di memoria di Giorgia.

Due bombe atomiche e il fatto che io non sapessi suonare nessuno strumento non mi aiutava per niente.
Stavo andando in paranoia, nonostante Raffaella cercasse di aiutarmi il più possibile.
Mi arrotolai i capelli in maniera scomposta e sospirai.

Qualcuno bussò alla porta e ne entrò poco dopo la professoressa Turci.

'Ciao Daphne' 'Salve professoressa Turci.'
'Allora come stanno andando queste nuove assegnazioni?Raffa?'
Il mio sguardo si fece cupo e guardai verso Raffa in cerca di conforto.
La verità è che stava andando uno schifo.
Non stavo reagendo alla sfida, mi stavo soltanto buttando giù, mi stavo chiudendo in me stessa evitando i miei stessi amici pur di non lasciar trasparire i miei sentimenti.

'Diciamo che Daphne ha fatica ad esternare.' Spiegò Raffaella e io mi limitai ad annuire.
Ero così nervosa che mi veniva da piangere, e ciò mi faceva venire ancora più rabbia.

'Daphne io non volevo metterti in difficoltà con questa sfida, ma soltanto spronarti. Sono sicura che troverai un modo e che ce la farai, non buttarti giù proprio ora, devi farti valere.'

Scossi il capo poco convinta e la professoressa Turci si alzò senza dire niente per poi andarsene.
Stavo deludendo me stessa, e stavo deludendo lei. Avrei deluso Simone, Einar, Emma e i miei genitori. Avrei deluso tutti.
Guardai Raffaella con lo sguardo vitreo di chi stava per scoppiare da un momento all'altro e lei mi fece cenno di andare.

Presi le mie cose e uscì di corsa dalla porta, mentre qualche lacrima cominciava a bagnarmi le guance. Mentre entravo in sala relax per potermi chiudere in bagno mi scontrai con qualcuno.
La mia maledetta goffagine in quel momento non serviva. Non volevo farmi vedere piangere da nessuno.
Alzai lo sguardo e mi accorsi che avevo appena tamponato Irama.

Stava per aprire bocca, ma quando i miei occhi pieni di lacrime con i suoi così verdi si incontrarono, nessuno dei due disse più nulla.
Mi scansai e velocemente entrai nello spogliatoio. Non avevo la forza di chiudermi in bagno quindi mi limitai ad accasciarmi contro il muro, portando le ginocchia al petto e nascondendo il viso tra di esse.

I singhiozzi mi scuotevano completamente e odiavo essere così debole a volte. Sapevo al tempo stesso che sfogarmi avrebbe portato i suoi frutti ma non ora, non oggi.
Meglio mille singhiozzi che un attacco di panico. Soffrivo di attacchi di panico da quando facevo il secondo superiore. I tipici bulletti della scuola se la prendevano con la ragazza timida e più paffutella delle altre e io ero costretta a chiudermi in bagno per paura di essere maltrattata o derisa ancora.
Non mangiavo più, non vivevo più e l'unica cosa che mi portava sempre a riva quando stavo per affogare era la musica.

Una mano dal tocco delicato mi si appoggiò sulla testa e io pregai di essermelo immaginato. Aveva cominciato a toccare i miei capelli lunghi, fin troppo lunghi. Odiavo quella situazione,  non avevo idea di chi fosse e non volevo farmi vedere in quello stato ma inevitabilmente alzai il volto.

Di nuovo lui.
Mi guardava con quegli occhi puri e visibilmente preoccupati, e stava seduto per terra accanto a me.
'Stai bene?' Domandò piano, come se avesse avuto il timore che dicendolo più forte, mi avrebbe fatto male.

Mi asciugai gli occhi con le dita e feci un lieve cenno con il capo.
Era lì solo perché qualche minuto prima gli ero finita addosso, ma era una cosa da apprezzare, non lo avrebbe fatto chiunque.

Nessun grado di separazione [Irama Plume]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora