Capitolo 3

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"Come sta la mia bambina?" "Bene mamma ma qui sono le 5 di mattina" risposi ancora  mezza addormentata. I raggi di sole iluminavano la stanza attraverso le tende semitrasparenti di un colore fra il rosso e l'arancione scuro. "Oh, scusa Iv. Stavi dormendo?" "Effettivamente..." "Allora ti richiamo a un orario più comodo per te." "Grazie mamma e scusa" dissi infine riattaccando il telefono e ributtandomi sul letto.

Provai per un po' a riprendere sonno ma fu tutto inutile. Sentivo un martello nella testa a causa della sbornia che avevo preso il giorno precedente. Dopo un quarto d'ora anche i raggi di luce resero del tutto impossibile riaddormentarsi. Decisi quindi di farmi una doccia, scendere a fare colazione e andare a correre sulla spiaggia.

Recentemente avevo letto su internet che sudando si eliminava una parte di enatolo. Quindi mi alzai quasi a fatica e andai in bagno. Nonostante il post-sbornia  non ebbi alcun rimpianto riguardo alla sera prima, aveva ragione Amber non dovevo restare tutta la sera a leggere il mio libro. Quando uscii dalla doccia lo specchio era completamente appannato. Con la manica dell'accappatoio ne asciugai una parte per vedere in che condizioni ero ridotta. Le occhiaie toccavano terra. Effettivamente avevo dormito solo un paio d'ore e credo che anche il più imbecilli fra gli imbecilli ci sarebbe arrivato senza problemi.

Anche i miei capelli non erano il massimo li pettinai e li raccolsi innuna treccia sbrigativa; tornai in stanza e presi i miei pantaloncini sportivi e una canottiera, recuperai anche il mio iPod da corsa (che in realtà usavo per preparare le coreografie per il corso di danza senza così dare fastidio a Amber che studiava).

presi anche un costume nel caso avessi voluto farmi un tuffo. Non avevo mai fatto un bagno all'alba ma era sicuramente sulla mia lista delle cose da fare. Mi preparai molto in fretta e uscii dalla stanza dirigendomi verso le scale. Passando davanti alla camera di Amber mi chiesi comme fosse andato il suo appuntamento e magari se quel Derek adesso fosse a dormire li con lei. Decisi quindi di non disturbarla e di andare a fare colazione. Presi una pera e una fetta di pane e mi diressi a grandi passi verso il mare.

***

Il mare non era molto calmo, anzi era piuttosto mosso. Il tipo di mare che piace a me.

Mi misi a fareun po' di stretching prima di cominciare a correre. I muscoli delle gambe mi facevano un gran male. Non ero mai molto allenata durante l'estate.

Scesi in spiaggia avvicinandomi al bagnasciuga, ma non tanto da essere inzuppata all'arrivo di una qualsiasi onda, cercando di non fare entrare la sabbia nelle scarpe da ginnastica.

Cominciai piano, anche se per me era il più veloce possibile, accelerando gradualmente in seguito.

Il sole era da poco stato coperto e le nuvole stavano riempiendo completamente il cielo.

Mi fermai un attimo e osservai l'infrangersi regolare delle onde sul bagnasciuga. Mi tolsi le scarpe con l'intenzione di andare in acqua. Mi tolsi la maglietta e nell'esatto istante in cui la poggiai sulla sabbia fui travolta e buttata a terra da qualcuno che al momento si trovava addosso a me. "Si usa chiedere scusa in queste occasioni." gli dissi. Era un ragazzo semplicemente bellissimo. Aveva dei capelli riccioluti di un castano scuro tenuti corti. Occhi color ghiaccio e una barba di due giorni. Dal suo abbigliamento si poteva intuire che anche il ragazzo stava correndo sulla spiaggia. "Sei in una spiaggia privata.  Non mi aspettavo di trovare qualcuno." "Scusa non ci avevo fatto caso..." risposi leggermente imbarazzata, soprattutto dal momento che non mi era ancora sceso di dosso. Aveva un petto e delle braccia muscolose. Non riuscii a vedere le sue gambe ma avrei scommesse che fossero altrettanto muscolose. "Hai intenzione di starmi sopra tutto il giorno?" dissi palesemente scocciata. "Sai com'è, non si sta male e la vista e spettacolare..." rispose studiandomi meglio con un sorrisetto stampato in volto. Sbuffai a quel commento così banale voltandomi verso il mare."Ieri eri nella discoteca vicino al lido, vero?"

Guardai meglio il ragazzo e lo riconobbi subito. Era quel ragazzo che mi fissava in discoteca. Era ancora più bello visto da vicino e in un luogo illuminato, cosa molto rara. Continuavo a chiedermi come facesse a essere così riposato nonostante fossi sicura che fosse ancora dentro quando io uscii da lì.  Non aveva neanche l'ombra di un occhiaia. "Già e tu eri il tizio che mi fissava" risposi alzando un sopracciglio in segno di sfida. "Già ma per essertene accorta mi devi aver guardato anche tu" disse con uno sguardo di compiacimento in faccia. "Veramente stavo guardando il vestito della ragazza che ti stava vicino" bugia colossale, "era veramente molto bello." "Be se ti piace così tanto te lo regalo.  L'ha lasciato a casa mia stamattina" mi disse fissandomi negli occhi. Aveva degli occhi ipnotici, di quelli che non si dimenticano. Ma sentita quella battutta mi ritrovai a interrompere quello sguardo facendo roteare gli occhi al cielo.  "Fattela una risata ogni tanto." Mi disse diventando quasi serio. "Sai com'è. Il mio senso dell'umorismo è tutt'ora schiacciato sotto un ragazzo di 1,80 m." "1,87" "Cosa?" "Sono 1,87 m non 1,80 m." Rimasi un po' confusa vedendo la serietà nel suo sguardo. "Ok, come vuoi. Ora puoi scendermi di dosso?" Chiesi  sbuffando leggermente. "Solo se mi dai un bacio." Disse facendosi ricomparire il suo sorriso da schiaffi, che per un po' era scomparso.  E fu proprio quello che feci.

Gli diedi uno schiaffo in pieno viso.

Uno di quelli che lasciano il segno.

D'impatto mi sentii quasi in colpa pensando che il suo aspetto fisico fosse la sua unica arma con le donne, dato che quanto a simpatia e modi lasciava un po' desiderare, ma questo pensiero scomparve subito appena mi scese di dosso.

"Cazzo! Ma sei matta?" Disse  con gli occhi spalancati. "Tu mi hai chiesto di baciarti." Fu quasi un sussurro. Avviccino lentamente le labbra al mio orecchio. Il suo respiro caldo mi rendeva tremendamente tesa. "Non dirmi che ti sarebbe davvero dispiaciuto?" Non risposi. Ero tesa quanto una corda di violino. Si allontanò leggermente e stendendosi a pancia in su affianco a me scoppiò a ridere "Devi proprio imparare a capire quando qualcuno sta scherzando". Ogni volta che apriva bocca lo odiavo un pochino di più. "Comunque io sono Nicholas ma tutti mi chiamano Nick." "Ok." Gli risposi rialzandomi e squotendomi via la sabbia di dosso e tornando a guardare il mare. Nicholas mi imitò. "E tu sei..." Tornai a guardarlo. "Il nome si da a chi si spera di rincontrare" "Ouch! Touché." Sorrisi  a quell'espressione. "Volevi entrare in acqua?" Mi chiese cambiando discorso. "Sì, ti crea problemi?" mi fisso per un attimo senza parlare. Era così dannatamente bello quando teneva quella boccaccia chiusa. "Nessuno. Solo che l'acqua a quest'ora è freddissima e tu non sembri avere nulla con cui asciugarti dopo, quindi sarebbe meglio evitare." "Credo che sopravviverò anche senza asciugamano." Gli risposi anche se affettivamente la voglia mi era passata. Non ci avevo pensato a tutte quelle cose.

Feci un respiro profondo. "Non lo fare." Mi suggerì ancora Nicholas.  Quanto avrei voluto non tuffarmi ma il solo fatto di dargliela vinta così facilmente mi irritava tantissimo. Sfilai i pantaloncini con tutta la grazia che avevo e corsi verso il mare. Mentre correvo portai una mano verso il cielo alzando il dito medio in sua direzione.  L'ultima cosa che sentii prima di entrare in acqua fu un fischio e un "quanta finezza".

Angolo dell'autore: scusate se non sono riuscito a pubblicare ma sono partita con un gruppo di scuola per l'Inghilterra e non ho avuto molto tempo per scrivere. Grazie a tutti quelli che stanno leggendo il libro e spero che il capitolo vi piaccia.

That SummerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora