Five🌷

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revisionato

venerdì sera

Kookie

Taetae
Dove sei

Kookie
Nel letto(?)

Taetae
Jeon Jeongguk giuro a chiunque ci sia lassù che inizierò ad urlare se non muovi il culo.

Kookie
Ho,
dimenticato qualcosa?

Taetae
No Sherlock
Fanculo

Kookie
Sto elaborando

Taetae
Tu, Jimin, Joon e io
Serata in discoteca frizzante

Kookie
No aspetta solo adesso ho trovato il motivo per cui dovevo dimenticarmi inconsciamente questa cosa

Taetae;
Finisco la mia esistenza e ti vengo a prendere alle 10, fatti trovare pronto

Kookie
Dovrebbero darmi un premio perché ti sopporto

Taetae
Perché mi ami e prevedo due notti HOT Davvero hot
Non imbarazzarmi

Kookie;
Fiducioso
Ma proverò a venire più tardi

Taetae
Ora va meglio

Sarebbe potuta andare peggio. Taehyung si alzò mentre infilava il telefono nella tasca posteriore, un po' contento che Jungkook non rinunciasse ai piani, anche se si era dimenticato completamente di loro. Si aggiustò il colletto della camicia e annullò i primi tre bottoni, guardò il proprio riflesso nello specchio, contento che mostrasse chi era veramente dentro e come si sentiva: caldo, come un cazzo.

Considerando la discoteca in cui stavano per andare, doveva sembrare il più elegante possibile, era vestito con pantaloni di pelle attillati, anelli sulle dita, un girocollo nero attorno al collo e le clavicole che si intravedevano in tutta la loro gloria dalla camicia nera quasi mezza sbottonata.

Si aggiustò i capelli (o meglio, li incasinò ancora di più) prima di guardarsi bene allo specchio, girandosi per controllare la situazione e uscendo dalla porta dopo essersi considerato abbastanza incredibile da girare verso la discoteca.

Il dormitorio di Jungkook non era troppo lontano dal suo, ma si prese comunque il suo momento di relax facendosi strada lentamente per non sudare troppo e potenzialmente rovinare il completo accuratamente scelto che indossava quella sera (la voce di Jimin ancora risuonava nei confini del suo cranio con per favore non indossare niente con i buchi, fallo per me, fallo per l'umanità). Ogni suo passo mentre camminava al piano di sopra era un'azione precisa e ben calcolata considerando quanto era pressato a mantenere  i suoi sguardi immacolati, che capì quanto fosse in ritardo solo al piano inferiore, ma Jimin poteva aspettare, Dio.

Non appena arrivò da Jungkook, bussò alla porta, puntellandosi contro la cornice in quella che sperava fosse una posa seducente senza sforzarsi (sorprendentemente riuscendo a non inciampare nel suo stesso piede durante il processo, il controllo che aveva sulle sue stesse gambe era come quello di un grosso cavallo con tutte e quattro le gambe rotte) ci vollero pochi minuti prima che sentisse dei passi frettolosi che diventarono sempre più forti finché la porta si aprì all'improvviso, rivelando un Jungkook ansimante, che sembrava avere difficoltà a tirare su una felpa.

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