[Mi chiamo Anna, e ho 16 anni.
Quella che vi racconto qui, è la storia di una persona che si è dovuta riprendere la sua vita: questa è la mia storia.]
Ti ho visto per caso a scuola.
E da quella volta non sono più riuscita a dimenticarti.
Dal capitol...
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Non ce la faccio proprio più a stare chiusa qui dentro. Tutte le giornate sono monotone, e sembrano non passare mai. Per fortuna però, Marta cerca di passare con me più tempo possibile. È l'unica persona che sono felice venga a trovarmi, perché le altre le trovo veramente insopportabili. Siccome ultimamente io e lei stiamo passando molto tempo insieme, i miei genitori hanno iniziato a farsi domande sul perché tutto questo attaccamento a me. "È una delle mie migliori amiche", ho inventato sul momento non sapendo come giustificarla. E, parlando di migliori amiche, mi è venuta in mente quella che io credevo tanto la mia migliore amica, ma che non era venuta a trovarmi neanche una volta dal momento del mio ricovero e che, quindi, non era stata altro che una falsa amica per tutto quel tempo. Sarebbe sicuramente venuta a trovarmi, se le fosse interessato veramente di me e della mia salute, ma era troppo impegnata a uscire tutti i pomeriggi con le sue amiche e io per lei vengo sicuramente dopo di loro. Ho pensato a Xiao, che era stato avvisato dai miei genitori già subito dopo qualche ora dal mio incidente dell'accaduto, e che non si era preso il disturbo nemmeno di chiamarmi una volta, quando io pensavo che a me ci tenesse almeno un po', sembrava davvero fosse così e invece ancora una volta mi ero illusa. Solo una delle mie amiche è venuta a trovarmi per due volte, quando ero ancora in coma e dopo essermi risvegliata per la seconda volta da qualche giorno, ed è una di quelle di cui sono stata proprio felice: qualcuno dei miei "amici", allora, ci teneva davvero a me. Dei miei parenti invece, non è venuto quasi nessuno e comunque, quei pochi che sono venuti non hanno fatto altro che rimproverarmi tutto il tempo e darmi della bambina incosciente, dicendomi che devo ancora crescere. I medici dicono che se continueranno a vedere dei miglioramenti, entro una settimana dovrei poter uscire e io lo spero davvero tanto. È estate, voglio uscire e divertirmi, stare con Marta, che si è rivelata, insieme a un'altra delle mie amiche (Greta), l'unica a tenerci davvero a me. E poi ci sono i miei genitori. Loro... si vede che sono tuttora preoccupati. So di averli delusi ancora, un'altra volta, lo faccio sempre, non sono proprio capace di renderli felice e ogni tanto penso che senza di me loro non farebbero altro che stare meglio: io non sono altro che un peso, per loro. Sanno che voglio stare da sola, o se non sola, con Marta, e per questo non passano molto tempo con me in ospedale. Ma, quando vengono a trovarmi, posso vedere la loro reale tristezza dietro quei finti sorrisi: e sembra proprio una tristezza infinita, dovuta a moltissime cose, ma, soprattutto, ai dolori e alle delusioni che io ho provato a loro, una tristezza dovuta quindi a me.