11- Le Stelle Brillano In Cielo.

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Jeno:

Mi svegliai seguendo la suoneria di un cellulare, ma che non riconoscevo. Mi girai e vidi sul comodino accanto al mio letto, il cellulare di Jaemin.
Decisi di riportarglielo, perché tanto nel cuore della notte, oltre a dormire non avevo nulla di meglio da fare. Mi vestii e preparai velocemente cercando di essere decente, e senza avvisare mia madre, che dormiva in camera sua, uscii di casa col suo e mio telefono in tasca.
Era davvero una serata bellissima, non c'erano nuvole, la luna semi piena e chissà quante stella in cielo si facevano notare con colori chiari e brillavano nello sfondo blu scuro e profondo del cielo notturno. Guardavo l'insieme di quei bei colori, che nel riflettersi nelle onde del mare, creavano sfumature bellissime e giochi di colori spettacolari, sulle acque del mare semi agitato.
Venni distratto nel sentire qualcuno avvicinarsi a me.
Mi spaventai, poteva essere chiunque, quindi mi nascosi sul fianco di casa mia. Non entrai in casa, perché non volevo svegliare mia mamma.
Quando vidi la persona che avevo sentito, mi si spezzò il cuore. Era Jaemin in lacrime.
Lacrime calde e silenziose attraversavano le sue guance, per poi schiantarsi al suolo, o per poi essere asciugate dalla manica della felpa del ragazzo.
"Jaemin! Stai bene?" Chiesi preoccupato. Sapevo benissimo che non stava bene, si vedeva.
Non pensai subito di essere appena sbucato fuori da un vicolo buio, nel cuore della notte, infatti appena mi vide, si spaventò ed indietreggio, ma quando mi riconobbe si riavvicinò, con più tranquillità.
"Ciao Jeno. No, non sto molto bene..." Aveva la voce spezzata dal pianto, le lacrime che continuavano a scorrere sul suo viso, ma quando mi vide, sorrise.
Era un sorriso sincero e felice, me ne accorsi.
"Oh, ehm... Posso sapere come mai? Se non vuoi dirmelo non importa!" Volevo aiutalo. Anche se sapevo che il mio aiuto non gli sarebbe servito a molto.
"Beh, ecco... Mi manca il mio papà, nient'altro." Aveva un sorriso sulle labbra flebile e timido, ma comunque bellissimo.
"Oh... E, dove stai andando a quest'ora?" Chiesi. Avevo un po' di timore inspiegabile nel sapere la risposta.
"Al cimitero, ad incontrare mio papà." Iniziò ad avanzare a passo lento, percorrendo una stradina che portava su una collinetta, vicino al cimitero.
"Vai da solo?"
"Vuoi venire con me?"
"Oh, beh... Ecco, era solo perché è pericoloso. Ma, non vorrei disturbarti."
"Dai, andiamo." Mi accennò un sorriso più solare.
"E tu come mai in giro a quest'ora?" Mi chiese, mentre raggiungevamo la nostra meta.
"Avevi lasciato il telefono a casa mia, e volevo restituirtelo." Dissi, porgendogli il telefono.
"A quest'ora? Ma lo sai che la gente dorme? Comunque grazie."
"Sì, lo so... Ma vabbè! Ahaha!" Iniziai a diventare un po' nervoso, effettivamente non avevo pensato che lui potesse essere a casa a dormire.
"È stato un caso di foratura il nostro in contro allora."
"Sì, sarà il destino che-"
"Che ci vuole insieme?" Mi interruppe finendo la frase.
"Hahaha, sì! Siamo destinati a stare insieme per sempre!" Dissi e iniziammo insieme a ridacchiare.
Quella conversazione stava iniziando ad essere un po' imbarazzante.
Mano nella mano, arrivammo davanti al cimitero.
Lasciai andare Jaemin da suo padre da solo, e io aspettai all'ingresso del cimitero. Non era molto distante da me, riuscivo a vederlo bene da dove ero.
Usciti dal cimitero, percorremmo un sentiero che portava su di una altura, da cui la vista era stupenda.
Ci sedemmo su di una panchina accanto ad un albero alto e con una folta chioma, e guardammo in silenzio mano nella mano, lo spettacolo che ci si presentava davanti a noi.
Da lì, si poteva vedere tutto: le abitazioni e i locali della città; la spiaggia deserta; il faro, che anche se mi lontano da lì, illuminava perfettamente ogni dove la sua luce toccava; il cielo con cui lo sfondo tende dal blu scuro al nero pece, macchiato dalle stelle e dalla luna che sfumavano sullo sfondo; i fiori nei campi, che anche se illuminati per lo più dalla flebile luce della luna, brillavano e splendevano con loro colori magnifici e differenti tra loro; gli alberi, che mossi dal leggero vento, danzavano piano accompagnando il suono del vento e delle onde, quest'ultime andavano infrangendosi delicate sulla sabbia bagnata della spiaggia; le luci delle lucciole che si spegnevano e accendevano continuamente, sparse un po' ovunque; il vento portava i profumi dei fiori e del mare, per le strade deserte e notturne della città; in fine il mare, colorato come il cielo, ma più sfumato. La luna pareva mille volte più grande e luminosa insieme alle stelle, che sfumavano di mille tonalità diverse dall'azzurro al viola e al blu. Le lenti ma presenti onde del mare, muovendosi creavano un riflesso imperfetto e sfocato, sembrava un dipinto ai nostri occhi. Era una visione stupenda.
Non parlavamo, restammo abbracciati rannicchiati sulla panchina, con le dite Delle nostre mani che incrociate, giocavano tra di loro.
Non te l'ho chiesto, Jaemin. Ma quel segno che hai sulla guancia sinistra, non mi piace per niente.
Però... è proprio vero che le meraviglie più maestose, sono quelle che ci vengono date dalla natura.

.Quando Piove. ~JaeNo~ -Ita-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora