Concerto

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Oramai camminava da almeno trenta minuti, aveva finito la bottiglietta troppo presto e l'unica cosa che lo spingeva a proseguire era la foga di tutti i ragazzini che lo superavano e correvano, a quanto pare, verso il concerto di questo SuperTentax.

Iniziò ad esaltarsi anche lui.

La folla era nettamente più grande di quanto si aspettasse e quando si fermò per ammirarla senza parole le persone continuarono ad arrivato a flusso continuo dalle sue spalle. Questo lo obbligò pian piano ad arretrare per non restare schiacciato.

Il gruppo precedente ancora suonava ma era palese che chi arrivava in quel momento non era lì per loro. La canzone finì in pochi minuti ed il front man annunciò chi sarebbe arrivato dopo di loro, Sanclare non riuscì a sentire il nome perché un boato animale coprì la voce del cantante.

Il gruppo lasciò in fretta i palco e dalle casse partì una playlist in attesa del grande artista.

Sanclare si guardò intorno e vide che il pubblico era tutt'altro che omogeneo, probabilmente lui era l'unico lì a non sapere chi fosse questo SuperTentax.

Le foto non sarebbero state le più belle ma mettendosi abbastanza vicino ad uno degli amplificatori forse la registrazione di una canzone sarebbe risultata decente.

Rimase con le mani in mano sino a quando un coro dalle prime file iniziò a chiamare il nome del cantante, Sanclare si mise sull'attenti ed attivò la camera del cellulare ma quando dopo qualche minuto vide che sul palco l'artista latitava mise il cellulare al suo posto in tasca.

Il caldo sembrava essersi stabilizzato, era comunque asfissiante anche per via di tutte quelle persone ma il suo abbigliamento estremamente estivo si stava rivelando perfetto.

Certo non aveva pensato alle zanzare, ma quel pensiero così premuroso lo fece sentire vecchio come mai prima e decise di reprimerlo con violenza.

Scosse la testa e proprio quando la sua vista tornò a posto le luci attorno all'area si spensero. Si alzò un boato ancora più potente ed animale di quello precedente e dopo pochi secondi senza che le luci si accendessero partì una base ritmata con inserti di chitarra acustica, Sanclare non capiva come fosse possibile ma era fantastica e le sue gambe iniziarono a tenere il ritmo istantaneamente.

Il ragazzo iniziò a cantare con una voce cattiva ma anche pulita e limpida, sputava rima dopo rima concetti che si ingarbugliavano su loro stessi per poi magicamente alla fine di ogni strofa trovare una soluzione e dare allo spettatore una soddisfazione rara. Al giornalista vennero in mente gli anni della guerra, le notti a dormire in terra, le foto fatte accanto ai soldati che sparavano ed i bossoli incandescenti che ti colpivano la testa, le troppe bombe ed agguati sfiorati perché quella mattina volevi farti la barba o forse era meglio andare per di là perché il soldato che guidava bene evitando le buche quel giorno faceva l'altro giro, ci mettevi il doppio ma almeno potevi scattare qualche foto di repertorio. I pezzi scritti senza sosta, leggendoli una volta per poi mandarli quasi direttamente in stampa, probabilmente il controllo ortografico veniva fatto poco prima dei rulli. Erano anni di forte ideologia, dove l'unico obiettivo era la storia, dove ci si sentiva immortali al fronte come fosse la vita di tutti i giorni. Erano gli anni del cambiamento, spaventoso per quando grande e veloce ma che stava donando il futuro di quel momento. Il futuro dove il cantante in una strofa disse solo dieci parole in chiaro e dovette censurare tutte le altre smorzando la voce. Ma piuttosto che non dirlo meglio farlo sottovoce o mugugnando.

Ma alla fine la gente applaudì, Sanclare applaudì. Poi cadde il silenzio, quel silenzio improvviso da essere irreale, furono pochi istanti. Istanti in cui gli anni del fronte tornarono a martellargli le tempie e lo portarono con un collegamento quasi magico all'articolo che sarebbe uscito la mattina dopo.

L'ultima notte, la prima albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora