Parcheggio

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 La discesa a valle fu breve, fredda e per nulla interessante rispetto a quanto lo era stata la salita.

Arrivato al punto da cui era partito si fermò e dovette fare un minimo di mente locale per ricordare che direzione prendere. Quando il percorso fu ben stampato nella sua testa controllò che non arrivasse nessuno, a quell'ora la città era veramente vuota, e si avviò verso la sua destinazione.

In realtà quando tornò ad addentrarsi nelle zone del parco, il centro e spiaggia la gente aumentò. Soprattutto ragazzi che tornavano a casa o si avvivavano verso una nuova meta.

Sanclare se la prese con calma, planò senza fretta tra le vie secondarie e solo quando si sistemò comodo su una panchina del parcheggio da cui vedeva il complesso dove abitava la figlia le scrisse.

Lei rispose dopo pochi secondi, non era ancora tornata ma era sulla via del ritorno.

Lui non rispose, bastava il segnale colorato che indicava il messaggio visualizzato come risposta.

Così si poggiò sulla panchina, iniziava a sentire una certa stanchezza, sospirò nuovamente. Sentì del sapore acido salire dallo stomaco e l'intestino lamentarsi. Sulla via del ritorno si sarebbe preso qualcosa di caldo per rimettersi a posto.

"Ciao pa'"

"Oh. Ciao ciao"

"Tutto bene?"

"Sì, solo cose di lavoro"

"Capito, senti resto poco che al di là di mamma sul sentiero di guerra sono molto stanca"

"Certo, certo... ti sei divertita?"

"Oh sì sì, bellissimo"

"Sono felice per te"

"Te invece?"

"Sono rimasto piacevolmente stupito, insomma è un po' l'effetto di quando hai una bella esperienza inaspettata. Sono ancora scosso, mi è piaciuto molto il concerto anche se ora a mente fredda ho quasi paura di riascoltare una canzone"

"Ma smettila, dopo a casa ascoltalo ancora, vedrai"

"Mi fido della sua giovane saggezza"

"Bravo... va bene, dai..."

"Vai?"

"Sì..."

"Ma?!"

"Ma, ecco... avrei una domanda"

"Chiedi e proverò a rispondere"

"Mh, va bene. Ehm, ecco- ecco c'è questo ragazzo che in qualche modo si sta facendo avanti"

"Ohhh"

"Dai papà!"

"Scherzo su, vai avanti. Ma prima di tutto: ti piace?"

"Beh, sì, però ecco sembra... sembra un po' troppo preso"

"Ma in maniera morbosa?"

"No no, è sempre lui ma non so come dire... ecco si vede e lo sento che è molto preso"

"Te invece?"

"Mi piace, sì, ma non come io piaccio a lui"

"Capisco, è della tua classe?"

"No, un'altra ma stesso anno"

"Tesoro"

"Papà..."

"Giusto, scusa. Niente tesoro in pubblico"

"Beh è la tua prima, o forse no, esperienza con un ragazzo. Mettila così, magari durerà una settimana, magari quarant'anni. Posso solo dirti una cosa, ci sono tre tipi di coppie: quelle dove c'è affetto incondizionato, quella dove l'affetto passa e si sta insieme quasi per abitudine e l'ultima e forse migliore è quella dove l'affetto non è ricambiato in maniera uguale"

"Oh, e quin-"

"Aspetta. Mi spiego meglio, l'affetto c'è, si sta insieme per un motivo mica a caso. Ma tra i due c'è sempre una persona che è maggiormente presa dall'altra, che non è una cosa negativa eh, anzi. Credo si crei un bell'equilibrio nel rapporto, però ecco questo è per dirti che non devi sentirti in colpa se non puoi ricambiare al cento per cento quando prova l'altra persona. Siamo umani e non possiamo controllare sino in fondo i nostri sentimenti come fossimo macchine. Però la cosa certa è che se con quella persona ti trovi bene la cosa funzionerà, lui sarà sempre quello più preso ma te imparerai ad apprezzare questo suo lato ed alla fine mica non vuoi stare con lui, è solo non gli puoi dare indietro proprio tutto quello lui ti darà. Ma alla fine va bene così, a lui come a te."

"Che complicato"

"Oppure, come ti ho detto prima, dura una settimana e siete a posto"

"Ma non riesci ad essere serio per più di un minuto?! Mah, comunque va bene, deciderò cosa fare"

"Brava"

"Ma invece per gli altri due tipi di coppie, cosa mi dici?"

"Niente di più, alla fine sono quelle dove entrambi ci si ama alla follia o ci si odia allo stesso modo"

"Oh... e, ehm... te e la mamma quale eravate?"

"Quelli che si amavano alla follia, ma non sempre per quello le cose funzionano"

"Capito"

"Dai, ora vai prima che tua madre impazzisca a girarsi nel letto mentre ti aspetta. Faceva così anche con me quando facevo il corrispondente"

"Va bene, grazie papà ci si vede presto"

"Certo, buonanotte e saluta tua madre"

Osservò la figlia, oramai sempre più donna fatta e finita, che si avviava verso il complesso di casa. Quando chiuse il cancello sapendo che lui era ancora lì seduto lo salutò con la mano da lontano, lui rispose e quando lei sparì dietro un angolo si alzò.

Sembrava stare un po' meglio di stomaco ma ricordava che c'erano delle macchinette non molto lontane e qualcosa per sicurezza se la sarebbe presa più che volentieri.

Recuperò la bici, girò il pedale per prepararlo ma quando cercò di inforcarla sentì una fitta allo stomaco. Non ci provò nemmeno una seconda volta. Così lentamente, e quasi zoppicante, tenendo la bici al suo fianco si incamminò tra le strade deserte di quell'area residenziale.

Arrivato alla base di una discesa dolce si trovò all'imboccatura di una strada abbastanza larga, ancora una volta fece mente locale, alla fine andò a destra e dopo pochi metri iniziò a calpestare dei sanpietrini. Passò davanti ad una chiesa, svariati locali ed infine vide le macchinette tanto agognate.

Accelerò il passo andando contro i fastidi del suo corpo, poggiò la bici con foga al muro e dopo poco più di trenta secondi stava sorseggiando una bevanda al sapore finto di tè.

Iniziò a sudare copiosamente ma bevuto l'ultimo sorso stava bene. Non capiva cosa fosse quella magia ma funzionava sempre. Restò fermo a prendere un po' d'aria, osservò con interesse le macchine sporadiche che passavano e che probabilmente osservavano anche lui con lo stesso interesse. Comprò cinque sigarette dal distributore e se ne accese subito una. Mise via il sacchettino di plastica trasparente con le quattro restanti e la fumò mentre un insieme ingarbugliato e confuso di nemmeno lui sapeva bene cosa si muoveva senza sosta nella sua mente. Passava dal primo incontro con la ex moglie, al suo compagno morto al fronte, la moglie che gli dice di essere incinta, il giorno in cui la figlia nacque mentre lui scriveva articoli dall'ospedale per non lasciare la moglie sola dopo ore di dolore, gli articoli scritti in meno di un'ora la notte seguendo le linee guida perché gli serviva il massimo dello stipendio per la casa nuova, quella confusione e smarrimento dopo aver divorziato e la figlia che diventava una donna fatta e finita.

Tutto quello era accaduto in quelli che, a pensarci bene, erano anni passati come fossero pochi minuti.

Spense la sigaretta che aveva gli occhi lucidi, la testa che pulsava e la voglia di fare qualcosa che nemmeno lui sapeva.

Qualcosa che lo portasse via e che in qualche modo gli impedisse di pensare.

Inforcò la bicicletta e semplicemente pedalò verso una direzione casuale.

Non conosceva quelle vie e per qualche minuto provò il brivido di perdersi, sparire e andare via per non tornare più. Poi sbucò su una strada che riconobbe al primo sguardo e sospirò deluso.

Breve ma intenso pensò per farsi forza.

L'ultima notte, la prima albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora