Telegiornale

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Quella giornata era stata infernale. Sanclare indossava un paio di pantaloncini corti che gli arrivavano a metà coscia ed una maglia bianca, rovinata ma dannatamente comoda. Per lo meno in giornate normali, in quel momento era più come una seconda pelle. Finalmente, seppur timidamente, aria tiepida e non più afosa ed asfissiante entrava dalla finestra sotto la quale era sistemata la sua scrivania.

Forse scegliere quella stanza come studio era stato un errore. Se lo ripeteva ogni estate ma la conclusione era sempre la stessa: quella era l'unica stanza sensata da usare come studio. Le altre erano quella da letto con bagno annesso e poi restava solo il grande, se così si poteva definire, spazio aperto che faceva da salotto e cucina.

Spostava il cursore con le frecce della tastiera man mano che rileggeva la bozza del suo ultimo articolo. Oramai scrivere un pezzo era diventato un parto, gli servivano almeno due settimane, quindi ciò che la gente leggeva a fine mese lui lo aveva finito scrivere a metà dello stesso mese. Era la fortuna e sfortuna di non essere più un reporter d'assalto ma, se poteva definirsi così, di approfondimento. La gente leggeva i suoi articoli per fare ordine su tutte le informazioni chei avevano letto dagli altri ed a lui, che finalmente da anni poteva lavorare con calma, la cosa creava sentimenti contrastanti.

Arrivato alla fine del pezzo rilesse la chiusura, sapeva che metà delle persone andavano solo a quella, era un buon modo per aver qualcosa da dire in pausa pranzo. Quindi in ogni articolo si assicurava che quelle ultime righe riportassero in maniera sintetica tutto il suo pensiero.

Era soddisfatto del risultato ma come ogni volta era anche teso.

Lo faceva da un sacco di anni ma il pubblicare qualcosa, metterlo alla mercé di tutti perché ne facciano ciò che vogliono non è mai facile.

Andò con il mouse sull'icona di salvataggio ed attese che la rotellina smettesse di girare e gli confermasse che era tutto a posto. Andò quindi alla fine della gabbia e programmò la pubblicazione per il giorno successivo alla solita ora. Il mattino alle 0803.

Sì, un po' eccentrico. Ma le statistiche parlavano chiaro era quello il picco massimo, poco dopo che tutti salgono sul treno e prendono posto.

Spuntò poi le caselle per rendere la bozza disponibile al suo editor, solitamente non le leggeva mai ma era la prassi e lui voleva seguirla. In realtà per quanto teso era fiero di quel pezzo. Forse dopo anni di fiducia cieca gli sarebbe piaciuto avere un parere preliminare dalla redazione.

Fece scorrere gli occhi per lo schermo controllando un'ultima volta che tutto fosse in ordine.

Quando finalmente chiuse la finestra del browser si lasciò andare all'indietro, la sedia girevole scricchiolò rumorosamente sotto il suo peso. Si diede una spinta con i piedi nudi in terra e scivolò all'indietro liberandosi da sotto la scrivania.

Si alzò e come prima cosa stiracchiò le braccia verso il cielo. Come sempre colpì il lampadario troppo basso che non usava mai e come sempre si premurò di bloccarlo e riportarlo alla sua posizione di riposo nei secondi successivi.

Camminò un po' per la piccola stanza spoglia, c'era solo uno scaffale dove conservava tutte le pubblicazioni su rivista che aveva fatto. In basso a destra c'era un raccoglitore con i primi articoli usciti sul suo sito stampati, da tenere come ricordo ed archivio. Sulla costa era riportato solo un anno, non era durata poi molto quell'abitudine. La carta stampata era morta poco dopo e lui aveva perso interesse nel conservare in forma fisica i suoi scritti. Sentì il cellulare vibrare, sapeva già cos'era ma riceveva così pochi messaggi e chiamate che come sempre vi si fiondò.

Era quello che si aspettava: una mail gli confermava quando sarebbe stato pubblicato l'articolo il giorno dopo. Sospirò e rise amaramente per la sua capacità di prevedere il futuro.

L'ultima notte, la prima albaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora