Un cinema tutto per me

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17 settembre

Martina:

"È sicura? Posso iniziare?" Mi chiese un'ultima volta, mentre prendevo respiri profondi sdraiata sul lettino.
"Me ne pentirò, cazzo se me ne pentirò" dissi tra me e me.
"Sì, puoi iniziare"
Lui mi diede un'ultima occhiata alzando le sopracciglia e poi affondò l'ago nella mia pelle.
Pizzico dopo pizzico la tensione andava svanendo e il suono della macchinetta cullava i miei pensieri.
In tanti mi avevano detto di non farlo, perché mai avrei dovuto tatuarmi qualcosa come promemoria delle mie sofferenze? Eppure ero lì, lo stavo facendo e a lavoro finito mi sentivo più forte.
"Le piace?"
"Sì, mi piace tantissimo"
"Era solo agitata perché è il primo, oppure c'è dell'altro? Se posso chiedere"
"In realtà non è il primo, questa rosa ha un significato particolare e proprio per questo mi è stato sconsigliato questo tatuaggio, ma ora mi sento meglio, molto meglio"
"Uhm non mi dica che le ho appena tatuato qualcosa che le ricorda l'ex bastardo che l'ha tradita ma che ama ancora"
"No, nulla del genere - lascio sfuggire una risata - la rosa in sè è l'amore, voglio ricordare ogni giorno che l'amore è importante, anzi, che è l'unica cosa che conta davvero. Le tre spine sono tre cose che ho imparato da alcune persone che hanno segnato in modo diverso la mia vita, non voglio commettere mai più gli stessi errori"

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Oggi è il 7 ottobre, sono passati 102 giorni.
Ieri ho finito di portare le mie cose nella nuova stanza, sono sollevata di aver cambiato appartamento, è un po' come ripartire da zero.
Sono le 7.42 del mattino, l'autobus è appena arrivato all'università.
Siedo ad una delle panchine della fermata e tiro fuori dallo zainetto il tabacco.
Giro una sigaretta e la accendo nell'attesa.
Respiro ciò che mi fa male e per un secondo penso a te. Abbasso leggermente il jeans per scoprire il pezzo di pelle tatuato, guardo quella spina, sorrido. Va tutto bene ora.
8.03 l'autobus di Giada non è ancora arrivato, giro un'altra sigaretta, la lascio bruciare lentamente.
Un autobus rosso si avvicina alla fermata, mi alzo in piedi e mi avvicino alla porta.
Sento il cellulare vibrare nella tasca sinistra dei pantaloni, lo tiro fuori e leggo un messaggio di Jade: "Perso. Mi perdoni? Prendo il prossimo, tu vai a casa, fatti una dormita, ci vediamo tra un paio d'ore".
"Che palle" sussurro.
Alzo la testa "Devo levarmi da qui, chi aspettavo non scenderà" penso.
Sono incastrata in una calca di ragazzi che cercano il proprio bagaglio, mi faccio spazio e finalmente riesco a respirare.
Ricevo un altro SMS: "Sei arrabbiata? Mi odi? Rispondiii"
Sorrido.
Sulla tastiera digito "Idiota, no ma non perdere anche il prossimo" e premo invio.
Sollevo di  nuovo lo sguardo e inizio a guardarmi intorno per vedere se l'autobus da prendere per arrivare alla nuova casa è già lì.
L'autobus non c'è, mi tocca sedermi e aspettare ancora un po'.
La stazione ora è piena, sono arrivati un sacco di autobus e di conseguenza ci sono un sacco di ragazzi, farmi spazio per arrivare alla panchina sta diventando difficile.
Esco di nuovo dalla calca e la panchina è occupata "perfetto" penso.
Mi guardo intorno: nessuna panchina libera, nessuno che conosco, o quasi.. sento il cuore battere in maniera esageratamente veloce, vorrei correre via di lì ma proprio non riesco a muovere neanche un muscolo.
Sento ansia, angoscia e dolore sulla stessa lama che gira e rigira nel mio stomaco. Mille pensieri corrono nella mia mente, non riesco a fermarli, vorrei solo spegnere tutto e andare via di lì, ma tu sei qui davanti a me e hai iniziato a ridere, ridere davvero, questo vuol dire che stai bene. Il tuo sorriso alleggerisce il mio corpo, i miei muscoli non sono più tesi ma questa volta sono io a non voler andar via.
Immediatamente riaffiorano nella mia testa le parole di una canzone:
"Vederti ridere è come un cinema tutto per me"
Ed è buffo, perché in questo preciso istante il tuo sorriso è davvero tutto per me.
Sento qualcosa di forte dentro di me e una sorta di silenzio tutto intorno, come se le uniche persone lì presenti fossimo io e te.
L'autobus alle mie spalle riparte suonando il clacson per chiedere di liberare la corsia, il suono improvviso e assordante attira l'attenzione di gran parte delle persone lì presenti, tutti si voltano per capire, tu compresa.
Noto che hai smesso di sorridere mentre io torno ad essere rigida, temo ancora i tuoi occhi. 
I miei pensieri gridano "Muoviti, per favore, muoviti!" Ma io proprio non riesco, resto lì immobile aspettando di vederti andare via, so che lo farai.
La persona accanto a te tocca la tua spalla e sussurra qualcosa che non riesco a capire, ti alzi in piedi e cammini verso di me, mentre io resto incredula.
"Ciao, Martina" 

17 days to fall in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora