Come il primo giorno

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Andrea:

Riprendere i rapporti col mio vecchio gruppo fu più complicato del previsto, spazzare via il loro rancore mi costò almeno due settimane di 'corteggiamento', ma alla fine andò tutto bene.
Quel bigliettino non lo usai mai, o meglio, tre volte andai sotto casa sua ma senza avere il coraggio di suonare il campanello, un po' me ne pento, un po' mi convinco che va bene così, che nascondermi dietro alle persone quando la incrocio casualmente all'università sia la cosa giusta da fare. Ci penso tutti i giorni.
Oggi c'è una festa, qualcosa tipo un "Bentornati" e io e le mie amiche abbiamo ovviamente deciso di divertirci, proprio come ai vecchi tempi.
Le mie abitudini che riguardano l'estetica non sono cambiate minimamente, se vado ad una festa devo potermi sentire a mio agio, quindi partono le mie solite tre ore di preparazione. Per quanto riguarda il carattere però sono cambiata un sacco e questo è un souvenir di Martina, le mie sicurezze non sono più solide come lo sono state in passato.
Usciamo ed è tutto come sempre: si beve, si balla, si chiacchiera e non nascondo che tutto ciò mi è mancato un sacco, anche se devo ammettere che sono stata perfetta nel mascherare il tutto.
La musica non è male, è tutto piacevole, sto veramente bene oggi, ma ho una sensazione, è un po' come se stessi aspettando qualcuno, continuo a guardarmi intorno, io sto bene ma ti sto cercando, sì, credo di star cercando te.
Finalmente ti trovo, fra tutta quella confusione, sotto le luci accecanti e la musica assordante che mi confondono, io ti trovo e mi rendo conto che il mio cuore batte ancora così forte quando ti vedo, dopo tutti questi mesi, dopo tutto quel casino.
Tu balli, io mi avvicino a te, la musica, le luci, le persone, tutto sembra sparire, e vedo solo te.
Ti sfioro il braccio, tu ti giri e resti stupita, non ti aspettavi di vedermi.
"Ciao" ti porgo la mano.
"Andrea, che stai facendo?" i tuoi occhi sono così confusi, non sei felice e neanche rilassata, sei molto sulla difensiva.
"Quello che avrei dovuto fare il giorno del tuo compleanno, la prima volta che  ti ho vista" ti porgo di nuovo la mano e la lascio lì ad aspettare la tua.
"Andrea, non è divertente, cosa vuoi ancora da me? Non hai già avuto abbastanza?"
Ti guardo senza rispondere, voglio che tu mi stringa la mano.
"D'accordo" rispondi svogliata, tanto per accontentarmi. Sorrido lo stesso.
"Piacere, Andrea"
"Tutto questo non ha senso - ridi in maniera nervosa- piacere, Martina" 

Martina:

Le nostre mani si toccano e sento una sorta di energia passare da parte a parte: viene, mi attraversa in ogni angolo e poi torna da te. La stretta di mano dura più del previsto, troppo.
Improvvisamente non sai più cosa dire e tutto l'odio che provo per te, scivola via. Il cuore accelera gradualmente il battito, come ho potuto anche solo pensare di non provare più nulla per te?
Siamo io e te e un'infinità di persone, tu posata e controllata, la razionalità in persona e poi io, stupida, ingenua e irrazionale. Ti trascino via da tutto quel rumore e da tutte quelle persone sudate intorno a noi, fuori piove ma non mi importa, ho bisogno di stare sola con te.
"Stai qui, non arriva la pioggia"
Le nostre mani si sciolgono e in un secondo perdiamo la connessione e torna in me la rabbia mentre continuo a camminare sotto la pioggia. Sono un uragano di emozioni che non fanno che alternarsi ogni minuto, ogni secondo.
"Perché cazzo fai così? - esplodo - mi prendi, mi respingi, poi torni e domani chi lo sa? Tu lo sai? No perché secondo me tu non sai niente, non hai capito ancora niente nemmeno di te stessa"
"Marti, non urlare" ti avvicini a me.
"Non ci provare a toccarmi!"
"Martina, rilassati, ti porto a casa o dalle tue amiche ma smettila e non stare qui sotto la pioggia"
"Tu non mi dai ordini, hai già deciso abbastanza per noi. Dov'è la tua macchina?" Tu indichi un punto e ci spostiamo verso quella direzione.

Andrea:

Prendo le chiavi dell'auto dalla tasca e  tolgo la sicura, le luci lampeggiano.
"Non voglio salire in macchina" spieghi scorbuticamente.
"Cosa vuoi fare?" Ti chiedo, ma la risposta arriva un secondo dopo quando inizi a tirar calci ad una delle gomme.
"Smettila o farai scattare l'allarme" ti afferro il braccio e ti allontano da lì.
"Non hai capito, io faccio quello che voglio adesso. Voglio prenderti a calci l'auto? - torni indietro per dimostrarmi ciò che stai dicendo - Lo faccio! Voglio urlare? Urlo!"
"Sì, ti credo, non ho dubbi, puoi fare ciò che vuoi, ho finito di dirti che devi smetterla, okay?"
"Non provare ad accontentarmi solo per farmi smettere. Cosa avevi in testa, eh? Le persone non sono oggetti  che puoi usare e rimettere al loro posto a tuo piacimento!"
Le tue parole mi feriscono, con te scopro una sensibilita che non era mai uscita fuori con nessuno, e con gli occhi colmi di lacrime e i sensi di colpa che mi divorano dentro, l'unico suono che riesco ad emettere è una scusa "Mi dispiace" ti dico.
"Controlli sempre tutto, allora smetti di piangere! Sei riuscita a dirmi che mi amavi e a lasciarmi come se niente fosse, dall'oggi al domani, controlla queste cazzo di lacrime!"

Martina:

"Ma sai? Ho imparato anche io a giocare come fai te, potrei anche baciarti e fermarmi quando mi pare, non sono più chi ero prima, posso controllare tutto adesso"
"Non dire assurdità, non è mai stato un gioco per me"
"Sì, certo che lo era, un gioco di merda. Vuoi giocare, Andre? Ti va? A me sì, voglio proprio giocare un po' "
La piogga continua a scendere ininterrottamente su di noi, e senza darti neanche il tempo di realizzare, prendo il tuo viso fra le mani e ti lascio un bacio affamato sulle labbra per dimostrarti che posso anche io, proprio come te.
Succede poi che la ruota gira di nuovo e la rabbia lascia spazio ad un altro sentimento incontrollato: il desiderio.
I nostri occhi sono immersi gli uni negli altri, non ho il coraggio di dirti nulla, ho finito le cattiverie, ma per baciarti ancora, quello non manca.
Ti bacio di nuovo.
E poi un altro, un ultimo bacio.
Poi ancora, giuro che questo è l'ultimo davvero, ma non mi concedi neanche il tempo di pensarlo che già sento le tue mani ovunque.
Apri lo sportello inferiore e in un attimo siamo sdraiate sui sedili, zuppe d'acqua ma non ci importa.

Andrea:

I vestiti scivolano via dai nostri corpi, tu mi baci, mi graffi, mi succhi la pelle e io sono prigioniera, insieme a te, di questo rabbioso e insaziabile sentimento.
Tocchiamo ogni punto debole, ci sfidiamo per avere il 'comando' e arriviamo in pochi minuti ad essere esauste.
Non è solo sesso, tu sei qui sul mio petto, stretta mentre ti bacio la fronte. Non è solo sesso.
"Non è vero che ho giocato, sono una codarda, una cagasotto, una stupida, tutto quello che vuoi, ma non ho giocato, non con te." Tu mi ascolti in silenzio e io voglio dirti tutto, pur sapendo che fra cinque minuti potresti odiarmi di nuovo.
"Non so cos'è l'amore, non l'ho mai provato e non so cosa fosse quello che c'era fra noi, ma adesso, quello che sento da quando ti ho vista per la prima volta dopo mesi.. questo è molto vicino all'essere amore"
"Il tuo problema sono le etichette, non devi per forza dare un nome a tutto. Non te ne intendi, si è visto, ma sappi che tra l'innamorarsi e l'amore stesso c'è differenza."
"Allora credo di essermi innamorata di te, l'estate scorsa, e credo che stia succedendo di nuovo adesso"
"Lo credo anche io".

17 days to fall in loveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora