OTTO

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Le giornate passavano in fretta e il segreto non poteva più essere trattenuto.
Quel discorso apertosi con una semplice affermazione aveva fatto si che Filippo si rendesse conto della gravità del segreto, conducendolo a prendere una decisione definitiva.

FILIPPO
Rolex stava dormendo, io da giorni non riuscivo a chiudere occhio.
Presi il cellulare dal comodino e senza fare rumore uscii dalla stanza.
Chiusi lentamente la porta e mi avviai in soggiorno.
La neve si era ormai sciolta, era l'ultimo dell'anno.
Il cielo era sereno, era una bella giornata, ma io non mi sentivo per niente bene.
Digitando il nome di Einar sul cellulare feci partire la chiamata.
Dopo tre squilli rispose.
"Einar, dobbiamo parlare. Al bar in piazza immediatamente"
Parlai rapidamente per due motivi: il primo era che non avevo pazienza di stare al telefono con una persona che non sopportavo e il secondo era che non avevo più tempo da perdere.

ROLEX
Mi svegliai di colpo.
Accanto a me non c'era nessuno, la finestra era aperta e la porta chiusa.
Stiracchiamdomi mi alzai dal letto e presi in mano il cellulare.
Un messaggio da Filo: buongiorno tesoro, sono uscito di casa presto, tornerò per pranzo. Ti amo.
Leggendo quel messaggio sorrisi.
Era l'ultimo giorno dell'anno, volevo fare qualcosa di bello, che mi facesse ricordare l'anno trascorso, cosí corsi in camera e aprendo il cassetto del comodino di Filippo tirai fuori la scatola della polaroid.
Ci saranno state una centinaia di fotografie al suo interno.
La maggior parte erano foto di noi due.
Poi c'erano foto del tramonto, della mia festa di compleanno e del Natale scorso.
Stranamente non avevo mai trovato nessuna foto del mio passato, e questa cosa mi pareva alquanto strana.
Era solito da parte delle persone tenere foro legate al passato per non far morire i ricordi andando avanti con il tempo, ma foto mie o sue legate al passato, all'interno di quella casa, non le avevo mai trovate.
Mi alzai da terra e con la scatola in mano andai in cucina.
Posai la scatola sul bancone e andando a prendere un bicchiere dalla dispensa mi accorsi che qualcosa cadde da sotto la scatola.
Mi girai a guardare e notai che una polaroid scivolò a terra mostrandomi il lato bianco.
La raccolsi e la voltai.
La foto ritraeva ma e Filippo.
Stavano abbracciati sul sedile di quello che sembrava essere uno scuolabus.
Lui mi accarezzava i capelli scuri e mi baciava la guancia pallida.
Non avevo alcun ricordo di quello scatto.
Non avevo alcun ricordo dei miei capelli scuri, e sopratutto non avevo alcun ricordo del mio sguardo spento nei suoi confronti.
Sul bordo bianco in basso era segnata la data del 15 gennaio 2016.
Quella data noni diceva assolutamente nulla.
Iniziai a preoccuparmi di questo fatto ma poco dopo mi tornò in mente la scatola che avevo lasciato sul bancone.
Appoggiai la polaroid sul ripiano senza mai staccarle gli occhi di dosso.
Era impossibile che non mi ricordassi di quella foto.
Dubbiosa andai alla ricerca di altre prove che testassero il fatto che alle mie spalle ci fosse qualcosa che mi si stesse nascondendo.

FILIPPO
Raggiunto il bar in centro mi siedo su uno dei primi tavoli liberi.
Presi il cellulare e sbloccandolo non vidi messaggi da parte di Rolex.
Lo rimisi in tasca e aspettai l'arrivo di Einar.
Nell'attimo in cui attesi il suo arrivo mi preparai un discorso filosofico da fargli, ma tanto sapevo già che non sarebbe servito a nulla.
Sentii una mano posarsi sulla mia spalla.
"Allora?" disse Einar sedendosi di fronte a me
Lo guardai scocciato.
Lui se ne accorse.
"Oh, sei tu che hai voluto che ci incontrassimo, se non sbaglio" disse lui gesticolando
Annuii e basta.
Lui si guardò attorno.
"Tranquillo, sono solo. Anche perché se ci fosse stata lei, con il cazzo che ora starei qui davanti a te"
Lui annuí seriamente.
"Dunque,..." iniziai schricchiolando le dita
"...non posso più tenere quando segreto, se so che tu provi sempre ad aprire una conversazione con lei..."
Lui cercò di bloccarmi subito dal mio parlare.
Io lo anticipai alzando un braccio.
"...lo so che avrei dovuto dirglielo fin da subito, ma non ho mai avuto il coraggio. Non solo perché avevo paura della reazione, ma avevo paura a raccontarle com'ero io. Che cos'ero io..."
Lui tossí.
"...mi fa male tenere tutto dentro, ma sai che con le parole non sono bravo"
"Ti ho conosciuto molto bene, negli ultimi anni e, si, con le parole dette a voce non potresti farcela. È un segreto troppo grande, ma ti assicuro che non mi sarebbe mai, e dico mai venuto in mente di dirle qualcosa riguardo all'accaduto. È una cosa che deve sapere da te. Sei tu che l'hai aiutata. Non io. Però devi dirglielo. Altrimenti intervengo davvero io"
Ascoltando le sue parole feci un giro nel passato con i pensieri.
Mi si riempiono gli occhi di lacrime e lui se ne accorse.
Sorrise e alzandosi mi diede una pacca sulla spalla.
"Si vede che ci tieni a lei. E per questo deve saperlo"
Mi asciugai imbarazzato la lacrima che mi cadde sulla guancia e mi girai a guardarlo.
"Te ne vai già? Non prendi qualcosa?" gli domandai cercando di sorridere
Scosse la testa e tirò fuori dalla tasca un pacchetto di sigarette.
Sorrisi e mi alzai dalla sedia.
Lo seguii fuori dal locale.

Accese il motore della sua auto e facendolo rombare gridò qualcosa che coperto dal rumore non riuscii a capire.
"Non ho capito un cazzo ma d'accordo" gli dissi facendo un tiro alla sigaretta
Sbuffai il fumo fuori dal finestrino aperto per poi chiuderlo.
"Quindi, che intenzioni hai?" domandò Einar facendo retromarcia e uscendo dal parcheggio
Feci spallucce.
"Glielo dirò. Sono stanco di mantenere questo segreto,...ma non oggi, ne domani" dissi guardandolo sorridendo
Lui aveva lo sguardo fisso sulla strada, poco dopo si voltò dalla mia parte e mi sorprese a sorridergli.
Appena se ne accorse mi voltai tornando serio.
Dandomi un pugno sulla spalla sorrise.
Sorrisi anche io.
Era da anni che non ci sentivamo così.
Avevamo avuto un periodo pazzerello io e lui.
Eravamo grandi amici, fratelli.
Letteralmente.
Sfrecciavamo sempre sulla strada con la sua auto.
Con la musica a palla e sempre con qualche bottiglia di vodka sui sedili posteriori.
Era davvero una bella vita.
Poi arrivò lei.
E iniziarono le complicazioni.
Iniziai a comportarmi male, a fare finta di esser più grande di quanto non fossi stato.
Tra me e lei c'era un rapporto strano, non si capiva chi tra l'odio e l'amore vincesse.
Le mie emozioni quando ero con lei non erano le stesse, ero completamente diverso.
A volte mi sentivo bene, a volte male.
Poi inizia a capire che lei era qualcosa di veramente grande.
Più grande e forte di me.
Mi aiutò a capire certe cose che senza il  suo aiuto non avrei mai capito.
Ma poi quel maledetto incidente rovinò tutto.
E giuro su Dio che mi pento ancora di ciò che quella sera avrei potuto evitare.





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