QUATTORDICI

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THOMAS
Rolex era affianco a me, avvolta tra le lenzuola.
Mi passai una mano tra i capelli umidi e le baciai la guancia.
Lei si mosse lentamente.
"Non volevo infastidirti" le dissi accarezzandole il braccio
"Tranquillo, non lo hai fatto" disse lei girandosi dalla mia parte
Mi mise le braccia al collo e mi tirò a se baciandomi.
Mi spostati lentamente sopra di lei.
"Sei così dolce" disse lei accarezzandomi l'addome
Io sorrisi baciandola ancora una volta.
"Ti prego, rifacciamolo. Voglio sentirti vicino. Piú vicino di così" disse tiranomi ancora verso di sé
La guardai negli occhi.
Li chiuse alla prima spinta dentro di lei.
Sussultò.
Io mi reggevo sulle braccia per evitare di schiacciarla.
Mi portò le mani al collo.
Si contorceva sotto di me.
Io presi velocità, cercando di mantenere la concentrazione e non spingermi oltre.
Ci baciammo per tutto il tempo.
Senza mai staccarci.
Poco dopo le sue labbra si spostarono sul mio collo.
Lì la sentii succhiare delicatamente la pelle.
Ansimai e accellerai ancora di più.
Lei gemette un paio di volte per poi gettare la testa all'indietro.
Uscii da lei e mi appoggiai al suo fianco, baciandole il collo.
"Non pensavo di riuscire a dirlo,..." iniziò a dire per poi abbracciarmi
La strinsi a me.
Posò la testa sul mio petto e socchiuse gli occhi.
"...voglio te al mio fianco,... Solo te" disse per poi chiudere gli occhi e cadere un un sonno profondo
Analizzai parola per parola e solo poco dopo mi resi conto del significato di quella frase.
Sorrisi e mi appoggiai delicatamente a lei.
Mi addormentati anche io.

FILIPPO
Io ed Einar ci separammo all'incrocio, lui prese la sua strada e io la mia.
Attraversai il vialone che mi portava verso casa.
Camminavo velocemente, ripensando all'accaduto con Ein.
Ripensandoci sorrisi, ma a poco dopo tornai serio.
Rolex era ciò che mi importava veramente e non sapere dove fosse non mi faceva stare affatto bene.
Imboccai la via di casa.
Accelerai il passo e arrivai al vialetto di casa.
Una voce alle mie spalle mi chiamò.
Mi voltai e vidi un ragazzo.
"Cazzo"
Il barista, il ragazzo della festa di capodanno.
"Cosa vuoi da me?" gli domandai
Lui mi guardò ed alzò le mani.
"Non voglio niente, tranquillo,... Però ti consiglio di non entrare in casa,...se non vuoi trovare brutte sorprese" disse lui per poi allontanarsi
"Cosa?!" esclamai io attirando la sua attenzione
"È solo un consiglio quello che ti ho dato,...buona giornata" disse lui per poi andarsene
Pensai un attimo e per evitare di farmi troppi film  mentali entrai in casa.
Chiusi la porta e mi guardai attorno.
Sembrava tutto in ordine, finché non notai due bicchieri sul tavolino di vetro in soggiorno.
Qualcosa mi diceva che c'era qualcosa che non andava, e non era stato di sicuro quello stronzo a dirmelo.
Immediato corsi in camera da letto.
Mi fiondai sulla porta che a sorpresa  trovai chiusa a chiave.
"Rolex,...sei li?" dissi io bussando alla porta
Non ricevetti nessuna risposta.
"Rolex, so che sei lì, per favore apri la porta" dissi alzando un pò di più il tono
Cercai di contebermi, ma quella situazione non mi piaceva affatto.
"Conto fino a tre, poi butto giù la porta,...uno,...due,...tr,..."
La porta si aprí, e un Thomas a petto nudo si presentò davanti ai miei occhi.
"Puoi fare meno casino? Sta dormendo" disse lui tranquillamente
Lo guardai strabuzzando gli occhi.
"Che cazzo ci fai in una camera da letto solo con le mia ragazza?" gli domandai con un tono piuttosto alterato
Lui mi guardò per poi girarsi verso di lei.
"Sicuro che sia ancora tua?" disse lui sorridendo e chiudendo la porta
"Ma che cazzo!" esclamai poco prima che lui girasse la chiave nella serratura
"Thomas! Apri questa cazzo di porta! Stronzo! Non toccarla!" gridai sbattendo i pugni contro la porta e in quell'esatto momento si aprí
Era Rolex.
In intimo.
"Smettila! Non voglio più sentirti urlare! Smettila! Non rivolgerti così a lui! L'unico stronzo qui sei tu!" disse per poi spingermi via iniziando a piangere
La guardai sconvolto.
Non la riconoscevo più.
"Rolex, lascia solo che ti spieghi..."
"No! Non serve! È inutile. Avresti dovuto farlo prima! Ora per favore vattene,..." disse lei senza smettere edi piangere
"No, non me ne vado. Questa è anche casa mia!"
"Allora me ne vado io! Ma tu non seguirmi...guai a te se lo fai!" disse per poi entrare in camera, raccogliere i vestiti da terra e prendere per mano Thomas
Mi sorpassò e si avviò verso la porta.
Si fermò un attimo davanti alla porta.
Gli disse qualcosa all'orecchio e poi uscì dalla porta.
Thomas restò in casa.
"Cosa vuoi ancora? Non ti basta averemela portata via?" gli domandai dall'altra parte del corridoio
Lui sospirò.
"Niente, volevo solo dirti che sa tutto, le ho raccontato ciò che eri,...lei avrebbe dovuto saperlo, ora non sarebbe in queste condizioni,..."
Lo guardai come se mi stessero raccontando una novità.
"Ma cosa avrei dovuto fare? Tu al mio posto cosa avresti fatto?" gli domandai speranzoso di risposte utili
Mi guardò per poi afferrare la maniglia della porta.
"Glielo avrei detto fin dal primo giorno, sarebbe stata la cosa migliore, credimi" disse per poi aprire la porta ed uscire
Vidi le loro ombre da sotto la porta allontanarsi, lasciandomi solo a rimpiangere quella merda di casino che ero riuscito a combinare.


Non vedi che va meglio qui con me? •Irama Plume•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora