Sergio Ramos [5]

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Sergio Ramos Garcìa, Real Madrid

10 luglio 2010, Johannesburg, Sud Africa

Iker alza la coppa al cielo e solo in quel momento mi rendo conto che è tutto vero, che non sto sognando, che la Spagna è veramente diventata campione del mondo. Vedo i miei compagni intorno a me che saltano, urlano e si abbracciano, coinvolgendo anche me nei festeggiamenti, ma non mi accorgo di niente, sono come in una bolla, e tutto il resto è solamente sfocato.

"Non ci credo!" Fernando mi frana letteralmente addosso, abbracciandomi forte, anche lui incredulo di tutto ciò che abbiamo raggiunto. "Passa la coppa Iker!" E come per magia mi ritrovo con la coppa tra le mani, mentre la alzo insieme a Fernando davanti a tutte le telecamere presenti.

I festeggiamenti continuano a lungo, sia in campo che negli spogliatoi, dove nessuno si risparmia. Il cielo è rosso in Sud Africa, e questa volta non per il tramonto.

"Dov'è Valentina?" Chiedo a qualche magazziniere, forse i più sobri ai quali rivolgere una domanda, ma nessuno di loro sa darmi una risposta decente. "Olalla!" Chiamo la ragazza di Fer, lei sa sicuramente dov'è, e sa anche che ho bisogno di lei. "Ti prego."

"Sul campo." Sbuffa per poi lasciarmi andare. Credo sia l'unica a conoscere tutta la storia, e sono grato che lei abbia sempre tifato per noi.

Raggiungo il prato verde e la vedo, seduta a bordo campo mentre guarda spaesata i seggiolini ormai vuoti. Sta giocando con un coriandolo che ha raccolto a terra.

Mi avvicino a lei con cautela, dopo la litigata che abbiamo avuto qualche giorno fa è già tanto che non abbia preso un aereo e non sia tornata in Spagna prima del previsto. Mi dimostra ogni volta che qualsiasi cosa succeda, l'amore prima di tutto.

"Val." La chiamo alla fine, correndole in contro. Lei si alza e indietreggia leggermente, è ancora arrabbiata e lo so bene. "Mi dispiace." Arrivo al punto, prendendola in controtempo per abbracciarla. Sono troppo felice e in un altro pianeta per ragionare lucidamente.

"Perché devi sempre fare così?" Prendendomi completamente alla sprovvista ricambia l'abbraccio, stupendomi come ogni volta. "Sei una testa di cavolo." Non direbbe una parolaccia nemmeno a pagarla. In confronto a lei sembro uno scaricatore di porto, senza mezzi termini.

"Lo so." Appoggio il mento sulla sua testa. E' così piccola. "Ti amo, non darmi mai ascolto quando sono arrabbiato." Le avevo detto che non sapevo più se l'amavo o no, colto da un'improvvisa rabbia per una partita andata storta, e lei come al solito ha mantenuto il controllo. Non so proprio come fa. "Non penso mai a quello che dico, forse perché quelle cose non sono vere, e non so come mi escono dalla bocca." Mi stacco un po' e la guardo negli occhi, non riuscendo a capacitarmi di come faccio ad avere una persona come lei al mio fianco.

"Come ci si sente ad essere un campione del mondo?" Mi chiede scherzosamente, per poi lasciarmi un bacio sulle labbra, il primo dopo quattro lunghi giorni.

"Bene." Sorrido come uno scemo, baciandola di nuovo. "Mi aspetti in hotel? Devo ancora farmi la doccia."

"Muoviti, difensore da strapazzo." Mi lascia l'ultimo bacio, per poi raggiungere Olalla, che la sta aspettando impaziente sulla porta del tunnel.

"Eccomi." Non appena entro in camera la trovo lì, sdraiata sul letto e mezza addormentata.

"Ce ne hai messo di tempo." Controllo l'orologio, sono passate quasi due ore da quando l'ho salutata allo stadio. "Vieni qui." La raggiungo sul letto, sdraiandomi sopra di lei, schiacciandola completamente. "Sai che sei pesante?" Mi riempie di pugni sulla schiena, cercando di farmi spostare. "Sei peggio di un bambino."

"Lo so." Le bacio il naso, per poi capovolgere le cose e portandola sopra di me. "Ma a te piaccio così." Le sorrido strafottente.

"Sei anche troppo egocentrico." Ride mettendosi a cavalcioni su di me. "Sono fiera di te." Mi lascia un bacio a stampo, ma la trattengo a me ed approfondisco il contatto, mi è mancata così tanto.

"Dimmi una cosa, sincera però. Quel giorno, a casa di Fernando, Olalla ti aveva invitato per caso o voleva farti conoscere qualcuno per forza, come suo solto?" L'ho conosciuta circa un anno fa, ad una delle solite feste tra amici di Fer. Il giorno più bello di tutti, dopo oggi.

"Mi aveva detto una cosa tipo: 'o vieni da me o non ti parlo più'." Ridacchia. "Però non sapevo che sareste venuti anche voi."

"Quella ragazza, come hanno fatto ad inventarsela?" Ride sulla mia spalla, lasciandomi poi un bacio alla base del collo.

"E tu, sei venuto per caso il giorno dopo a riprenderti la tua 'famosa' felpa che avevi dimenticato, o tu e il tuo amico vi siete messi d'accordo per mettere su una sceneggiata, visto che sei andato via a mani vuote." Rido anch'io abbracciandola e rotolandoci un po' nel letto.

Mi aveva letteralmente stregato la sera prima, ho pensato a lei per tutta la notte, poi mi sono messo d'accordo con Fernando per fare in modo di trovarmi sempre a casa loro quando c'era lei.

"Effettivamente abbiamo un po' esagerato quando mi sono presentato con quel mazzo di rose." L'idea peggiore di tutte. "Ad Olalla fumavano le orecchie, non ne poteva più di avermi tra i piedi."

"Oppure quando mi hai fatto aspettare un'ora in macchina fuori alla Ciudad perché non ti muovevi a farti la doccia." Il miglior primo appuntamento di sempre. "Oppure quando hai lasciato Marcelo in macchia perché mi avevi visto camminare per strada."

"Alla fine mi ha lasciato a piedi." Smetto i ridere, fissando intensamente le sue labbra, per poi unirle con le mie, sentendo il bisogno di avere quel contatto con lei. "Sei tu che mi fai perdere la testa."

Mi bacia ancora, portandomi sopra di lei, iniziando poi ad alzare la mia maglietta ed ad accarezzarmi lentamente la schiena. Mi tiro su con il busto e tolgo la polo rossa definitivamente, facendo lo stesso con la sua maglia con il mio cognome stampato sulle spalle.

"Ti amo, Ser." La bacio ancora, togliendo di mezzo tutti i vestiti che restavano addosso a noi.

"Sei speciale." Le sussurro piano all'orecchio, spingendomi in lei, ed ogni volta che lo faccio è come se fosse la prima.

Non riesco ad immaginarmi una vita senza di lei.

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