Medhi Amine Benatia El Moutaqui, Juventus
"Dove stai andando?" Le chiese bloccandola per un polso. "Non vuoi farlo sul serio, vero?" Continuò facendola girare verso di lui.
"Lasciami, immediatamente." Lo intimò freddamente, per poi tornare verso la camera da letto con la valigia a suo seguito. "Leo, prendi la valigia e mettici dentro le tue cosine, okay?" Si abbassò all'altezza del figlio, lasciandogli un piccolo bacio sulla guancia.
"Dove andiamo mamma?" Chiese innocentemente dalla spensieratezza dei suoi tre anni, facendo sorridere tristemente Eleonora.
"Andiamo a trovare un'amica di mamma per qualche giorno." Mentì, dall'amica ci andavano davvero per qualche giorno, ma solo per avere il tempo di trovare una sistemazione.
Leonardo annuì ignaro di tutto e se ne andò trotterellante nella sua cameretta, convinto che pochi giorni dopo sarebbe tornato nella sua casa con papà.
"Non possiamo parlarne, prima di prendere decisioni affrettate?" Medhi cercava di bloccarle le mani, tentando di impedirle di prendere i vestiti, e in conseguenza, metterli nella valigia che aveva sistemato sopra il letto.
"Non c'è molto da dire, io e Leo cambiamo casa e vita, possibilmente lontano da te." Gli diede una spinta per farlo spostare, liberandosi finalmente dalla sua presa salda. "Io e te non abbiamo più niente da dirci."
"Non puoi portarti via mio figlio!" Le intimò con voce troppo alta, facendola girare con gli occhi fuori dalle orbite.
"Tuo figlio? Sei serio? Leo è tuo figlio solo quando ne hai voglia tu!" Gli puntò il dito contro, facendolo indietreggiare di un passo. "Non fare la parte del bravo papà perché non lo sei, non mi ricordo l'ultima volta che ti sei occupato di lui senza combinare qualche casino o senza riempirlo di schifezze per farlo stare zitto!" Gli diede le spalle e ricominciò a mettere i vestiti nella valigia.
"Magari delle volte ho sbagliato, ma posso sempre migliorare!" Le andò dietro, togliendole i vestiti dalla valigia e rimettendoli nell'armadio, facendo imbestialire Eleonora ancora di più di quanto già non lo fosse.
"A te non interessa niente di lui, di me, di nessuno!" Gli urlò in faccia, cercando di colpirlo al petto, ma riflessi pronti di Medhi le bloccarono i polsi prima che potesse farlo. "Io lo porto a scuola, io lo vado a riprendere, io lo porto dal dottore se sta male, io lo consolo quando piange perché il suo papà è da qualche parte a fare casino con i suoi amici chissà dove e gli manca. Se questo è essere un papà per te sei completamente fuori strada!" Cercò di liberarsi dalla sua presa, con scarsi risultati.
"Perdonami." Gli sussurrò all'orecchio, avvicinandola a se. "Io non posso vivere senza di voi."
Eleonora lo guardò un momento, decisa da non farsi ingannare dalle sue parole. Lo aveva già fatto troppe volte.
"No, è troppo tardi." Si libero dalla sua presa, ricominciando a fare la valigia per la terza volta nel giro di venti minuti.
"Sei senza cuore." Le disse piano Medhi, appoggiandosi al muro con le lacrime agli occhi, consapevole di aver rovinato la sua famiglia e con lei la sua vita.
"A si? Io sono senza cuore? Ero senza cuore quando ho accettato di sposarti, di mollare tutta la mia vita per seguire te in giro per il mondo? Ero senza cuore quando ho accettato di avere un figlio con te nonostante avessi ventiquattro anni? Te nemmeno ti rendi conto a quante cose ho rinunciato per te."Aveva un groppo in gola non indifferente, amava ancora da morire Medhi, ma quella situazione era diventata insostenibile.
"Mi dispiace." Si mise seduto a tessa. con la testa tra le ginocchia. "Sono diventato il peggior padre che potessi dare a mio figlio."
Una lacrima rigò la sua guancia, ma con la testa tra le gambe non se ne accorse nessuno, tranne il piccolo Leo, che era entrato in quella stanza dieci secondi prima, sentendo le parole del suo papà, vedendo come soffriva per una cosa che, secondo lui, non esisteva.
"Non è vero papà! Sei il migliore di tutti." Corse con le gambette corte dall'altra parte della stanza, facendo alzare la testa al padre per asciugargli la lacrima, abbracciandolo poi dal collo con tutta la forza che aveva.
Medhi lo strinse a se, commosso da tutto l'amore che il figlio provava per lui nonostante tutto, facendo venire gli occhi lucidi anche a Eleonora, che si era fermata in piedi difronte all'armadio ad osservare la scena.
"No amore, non sono un bravo papà." Gli baciò la fronte, non staccandosi da lui. "Sei troppo buono con me."
"Papà." Lo richiamò, facendogli alzare la testa. "Io non ci voglio andare dall'amica di mamma, voglio stare qui con te, per favore." Ammise triste il piccolo di casa, sedendosi poi tra le gambe del padre.
"Devi ascoltare la tua mamma, Leo." Cercò di convincerlo, ma era testardo propri come lei, se aveva un'idea non si smuoveva per niente al mondo.
"Per favore mamma, rimaniamo da papà, io voglio stare con lui." Fece gli occhi dolci raggiungendola, impedendole di dirgli di no. Se ne stava andando per lui, per lui sarebbe rimasta.
"Va bene." Sospirò pesantemente, facendo rilassare all'improvviso tutti i muscoli di Medhi. "Vai a mettere apposto i tuoi vestiti, io e papà arriviamo tra un minuto." Leonardo sgambettò felice in camera sua, mentre Eleonora risistemava sconfitta tutti i pochi vestiti che aveva messo nella valigia.
"Ehi." Le si avvicinò Medhi, stringendola tra le sue braccia. "Prometto che cambierò, non posso perdervi un'altra volta." Le lasciò un bacio sulla fronte.
Dopo un attimo di freddezza ricambiò l'abbraccio, poggiando la testa sul petto del marito, che non la smetteva di accarezzarle dolcemente i capelli.
"Ci tieni entrambi in pugno." Sospirò godendosi quelle attenzioni. "La prossima volta non lascerò correre, lo sai, vero?" Si staccò per guardarlo negli occhi, vedendolo annuire energicamente.
"Ti amo." Le sussurrò vicino alle sue labbra, guardandola con gli occhi luminosi.
"Ti amo." Gli rispose lei, facendo unire le loro labbra.
Quelli erano sicuramente i baci migliori di tutti, a detta di entrambi. Le emozioni che si provavano dopo aver fatto pace erano tre volte più amplificate, infatti non era strano che ad entrambi, nonostante la loro relazione andasse avanti da più di cinque anni, tremassero le gambe con due adolescenti.
"Che schifo!" Esordì Leonardo tornando in camera dei suoi genitori trovandoli appiccicati, facendo ridere entrambi. "Guardiamo la televisione sul lettone?" Chiese con gli occhioni che si ritrovava, facendo sorridere ed annuire mamma e papà.
Medhi tolse la valigia da sopra le coperte, facendo sdraiare Leonardo in mezzo e lui ed Eleonora di fianco a lei. Lasciò un bacio sul naso ad entrambi, per poi accendere la televisione su i cartoni preferiti di suo figlio.
Ci volle poco, nemmeno venti minuti, e tutti e tre si addormentarono abbracciati, mentre sulla televisione scorreva l'ennesima puntata di Spongebob.
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