Alessio Romagnoli

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Alessio Romagnoli, Milan

"Ma vi siete più sentiti?" Chiese la sua migliore amica mentre parlavano al telefono, spettegolando come sempre. "Mi sembra sia un ragazzo simpatico." Asserì.

"Mi ha solo offerto un caffè al bar del centro, mica mi ha chiesto di sposarlo!" Rispose Emma esasperata. Era una settimana che la tartassava con questa storia inesistente. "Abbiamo parlato un po' e basta." Cercò di chiudere la conversazione, invano.

"Secondo me gli piaci." Era più che convinta della sua teoria, anche se non si reggeva in piedi in nessun modo. "Ho visto come ti guardava."

"Smettila di vedere cose che non ci sono." Guardò l suo orologio, scoprendo essere più tardi di quanto immaginasse. "Devo andare, l'allenamento inizia tra cinque minuti e devo essere lì per fare il servizio, oggi è a porte aperte." Salutò velocemente l'amica per poi dirigersi verso il so studio, afferrare velocemente la macchina fotografica e dirigersi a passo svelto verso il campo.

Lì trovò, neanche a farlo apposta, Alessio che faceva qualche palleggio completamente solo. Si fermò un paio di secondi ad osservarlo: non era per niente male come ragazzo, e anche se all'apparenza poteva risultare un po' strafottente per via della parlata romana, era un ragazzo d'oro sotto tutti gli aspetti possibili. 

"Sei venuta a farmi un servizio a parte?" Chiese girandosi verso la ragazza, che nel frattempo era intenta a sistemare la sua attrezzatura dietro i pali della porta preferita dal numero 99.

"Volevo fare un paio di foto ai tifosi con il campo vuoto in realtà." Alzò le spalle, mentre il giocatore finse di essersi offeso, per poi raggiungerla dietro la postazione da lei scelta. "Mi fai da aiutante?" chiese, passandogli la borsa con tutte le varie attrezzature e memorie che utilizzava per lavorare. Era quasi maniacale la precisione che ci metteva.

"Posso provare?" Chiese Alessio mettendosi la borsa nera a tracolla, ricevendo un cenno affermativo dalla ragazza, che nel frattempo era andata a togliere dal campo i palloni, che risultavano di troppo per le foto che aveva in mente da postare sul sito web della società.

Li calciò tutti verso le siepi opposte alle tribune, per poi girarsi di scatto verso la porta ed improvvisare una piccola corsetta verso di essa.

"Sei fotogenica." Le confessò il numero 13, ricevendo uno sguardo confuso dalla giovane fotografa. "Dico sul serio, è anche merito del fotografo, ma il soggetto è fondamentale." Le porse la macchina fotografica, mostrandole le foto che le aveva scattato mentre era distratta.

"Perché mi hai fatto delle foto?" Chiese ingenuamente, facendo ridacchiare il difensore.

"Perché si fotografa solo ciò che si ritiene bello." Lei spalancò la bocca dalla sorpresa, mentre lui le fece l'occhiolino e si diresse al campo, dove l'allenamento stava iniziando.

  •••

"Allora, mi hai fatto delle belle foto?" Emma si prese un colpo trovandoselo sulla porta del suo ufficio, con i capelli bagnati e il borsone sulla spalla.

"Hai mai visto brutte foto fatte da me?" Si pavoneggiò scherzosamente. "Vieni, ho quasi finito e poi puoi vederle." Gli fece cenno di avvicinarsi a lei, che si trovava seduta dietro la scrivania a trafficare con il computer.

Lui posò il borsone vicino la porta, per poi sistemarsi con il corpo dietro la sedia di Emma, poggiandole le mani sulle spalle e facendole venire i brividi non appena iniziò a massaggiarle lentamente.

"Non ti fa male la schiena a stare seduta tutto questo tempo?" Chiese mentre la osservava aggiungere gli ultimi loghi alle foto scattate mezz'ora prima. "Poi sei sempre piegata dietro quel cavalletto, io al posto tuo non riuscirei." Continuò a massaggiarle sensualmente il collo, mentre lei faceva una fatica non indifferente a restare concentrata sul proprio lavoro.

"Fatto." Asserì lasciandosi cadere sullo schienale della sedia, decidendo di godersi appieno quel massaggio almeno per un po'. "Vuoi vedere le tue?" Chiese voltandosi con il viso, incontrando quegli occhi color nocciola che avrebbero fatto perdere la testa chiunque.

Alessio annuì guardandola intensamente, per poi abbassarsi con il busto e mettendo il suo viso vicino a quello di Emma per vedere meglio, non smettendo però di massaggiarle le spalle. 

Lei respirava a fatica, non aveva mai pensato che il difensore potesse farle questo effetto. Le era sempre stato simpatico, ma non aveva mai pensato a lui come lo pensava in quel momento. Era come se fosse stregata.

"Eccole." Gli lasciò campo libero al computer, mentre lui si era avvicinato ancora di più, facendo scontrare le loro spalle e togliendo il respiro per l'ennesima volta alla povera fotografa. "Ti piacciono?" Quel silenzio la stava logorando, sentiva solo il suo respiro caldo sulla pelle del corpo, non che le dispiacesse.

"Sono molto belle." Sorrise l'originario di Anzio, allontanandosi leggermente da lei e ricominciando a massaggiarle spalle, collo e braccia. "Posso vedere anche quelle che ti ho fatto io." Le chiese sussurrando al suo orecchio, ricevendo solo un cenno del capo, visto che ormai era incapace di parlare data la situazione. 

Le cercò velocemente tra le varie cartelle, trovandole e lasciandole ancora una volta a disposizione del calciatore rossonero. Le osservò attentamente e sorrise, soffermandosi principalmente su una, dove si stava girando per tornare alla macchina e nella fretta tutti i capelli le si erano alzati.

"Questa è la mia preferita." Sussurrò vicino al suo orecchio, continuando però a fissare lo schermo del computer. "Si riesce anche a vedere il nel che hai sotto l'orecchio." Questo però lo disse girandosi verso di lei, ritrovandosi ad un centimentro dalla sua guancia e posando delicatamente un dito sul piccolo neo precedentemente citato.

Emma fu colta di sorpresa, tanto che si girò di scatto, ritrovandosi a poco più di un centimentro dal difensore, che continuava ad accarezzarle la guancia ed a guardarla negli occhi per un tempo indefinito, unendo poi le loro labbra con un movimento rapido e schietto.

Emma inizialmente sgranò gli occhi sorpresa, per poi assecondare il bacio del moro, alzandosi in piedi e stringendosi a lui, che nel frattempo aveva portato le sue mani sui fianchi stretti di lei. Le loro labbra si muovevano sempre più velocemente le une sulle altre, tanto  che Alessio fece scivolare le sue mani sulle cosce di Emma, sollevandola e facendola sedere sulla scrivania, accanto alla tastiera, posizionandosi tra le sue gambe e infilando una mano nella tasca posteriore dei suoi jeans a vita alta.

Si staccarono dopo molto, quando entrambi erano ormai in debito di ossigeno, guardandosi negli occhi e sorridendosi a vicenda, per poi riunire le loro labbra nuovamente in un bacio altrettanto passionale come il precedente.

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