Gareth Bale

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Gareth Frank Bale, Real Madrid 

"Sei riuscito a segnare, finalmente." Marcelo mi salta sulle spalle, rischiando di far cadere entrambi rovinosamente a terra. Si fa sempre prendere dall'emozione, ogni motivo è buono per festeggiare, da bravo brasiliano qual è.

"Sai com'è, ho messo piede in campo." L'ultima stagione è stata veramente la più dura di tutta la mia carriera, con tutte quelle dichiarazioni infanganti e tutte le partite passate in panchina. La doppietta in finale e il gol di oggi sono la mia rivincita, riuscendo ad ammutolire tutti quelli che non perdevano tempo a spalare fango sul mio nome.

"C'è una certa giornalista che vorrebbe intervistarti, una certa Sofia. La conosci per caso?" Ride, dandomi poi una pacca sulla spalla. Sia lui, sia il resto della squadra, adora prendermi in giro sull'argomento. "Non far scendere la bava dalla bocca, mi raccomando." Mi fa l'occhiolino e se ne va, lasciandomi solo sulla piccola parte di campo che divide me dalla zona interviste.

Alzo lo sguardo e la vedo lì, sempre composta e con niente fuori posto, solo leggermente nervosa per l'intervista che andrà in onda a breve. Alza gli occhi anche lei, incrociando il mio sguardo, regalandomi uno dei suoi sorrisi migliori. 

Se sono riuscito a non mollare è stato anche grazie a lei, a tutte le notti passate insonne mentre mi ascoltava parlare a vanvera e sfogarmi, sempre pronta ad accogliermi tra le sue braccia dopo le ripetute delusioni. Non si è mai lamentata di niente, mi ha sempre sostenuto a spada tratta davanti a tutto e tutti, mettendo sempre me prima di lei.

Non potrei esserle più grato, non potrei mai immaginare di avere un'altra donna al mio fianco diversa da lei. 

Ci siamo conosciuti qualche giorno dopo il mio arrivo a Madrid, è stata lei una delle prime ad intervistarmi per via del trasferimento decisamente oneroso per quello che era il calcio qualche anno fa.

Nonostante fosse giovane e il suo inglese non fosse dei più fluenti, si sforzò di parlare inglese per tutta l'intervista, cercando sempre di mettermi a mio agio e senza la minima malizia di mettermi in imbarazzo con qualche domanda scomoda.

Avevo già capito allora che era speciale, diversa, e con il tempo non ho potuto fare altro che rendermi conto del tesoro che avevo davanti.

"Sei pronto?" Mi chiede non appena mi trovo di fronte a lei, tutta indaffarata a sistemare microfoni ed auricolari per parlare con lo studio della trasmissione. "Sei stato grande, comunque." Mi sorride così teneramente che non posso fare a meno di prendere delicatamente i suoi fianchi tra le mani e di poggiare le mie labbra sulle sue, troppo innamorato per resistere.

"In onda." Il cameraman ci informa troppo tardi dell'inizio della diretta, difatti ci vogliono pochi secondi per capire di essere stati ripresi in diretta nazionale.

Sofia mi guarda imbarazzatissima, nonostante il lavoro che fa è sempre stata una ragazza riservata. Io le sorrido e mi porto l'auricolare all'orecchio, determinato a fare finta di niente nonostante ne fossi completamente consapevole.

L'intervista procede senza troppi intoppi, fino a quando uno dei suoi colleghi, rinomato per essere un pettegolo nato, non inizia a fare domande sul bacio e su quello che c'è dietro.

"Gareth, ti decidi o no a sposarla o dobbiamo aspettare ancora?" Sorrido e mi giro verso Sofia, rossa come un pomodoro, mentre tremante cerca di tenere il microfono come meglio può.

"Ma assolutamente si, a fine stagione potrai assistere." Faccio l'occhiolino alla telecamera, e subito dopo si chiude il collegamento. La guardo e le sorrido, stringendola poi tra le mie braccia. "Aspettami nei corridoi, faccio presto." Le lascio un altro bacio sulle labbra e sparisco nel tunnel, pronto a rubare la doccia a chiunque si fosse messo in fila.

"Sei da invidiare, solo quindici minuti." Le sorrido, passandole un braccio sopra le spalle ed iniziando a camminare verso la sua macchina nel parcheggio. "Comunque potevi evitare di dire quelle cavolate durante l'intervista." Ride guardandomi negli occhi.

"Io non ho detto nessuna cavolata." Si blocca davanti alla portiera e mi guarda mentre le sorrido appoggiato al cofano. "Ho detto solo la verità."

"Non ti seguo." La sua voce tremava, sapevo che stava pensando a quello, era inevitabile non farlo, ma la paura di aver capito male c'era sempre, nella sua testa c'è sempre spazio per un equivoco. Ma non questa volta.

"Dai Sofy, sappiamo entrambi di cosa sto parlando." La guardo negli occhi e tiro fuori la scatolina dalla tasca, inginocchiandomi di fronte a lei.

Erano mesi che cercavo il modo giusto per chiederglielo, avevo sempre paura di scegliere il momento meno adatto e di ricevere un sonoro no in piena faccia. Giro sempre con la scatolina a portata di mano, ogni momento può essere buono, e non appena il suo collega mi ha fatto quella domanda ho preso la palla al balzo per scoprire le carte. Non ce la facevo più a rimandare.

"Vuoi sposarmi?" Mi guarda senza dire niente per qualche secondo, secondi che mi sono sembrati interminabili, per poi iniziare a piangere silenziosamente senza staccare gli occhi dall'anello che le avevo preso.

"Gareth." Sussurra piano facendomi alzare da terra, continuando a guardarmi senza dire niente. Forse ho aspettato troppo, o forse non avrei dovuto farlo. Il suo silenzio mi fa mancare l'aria e fa crescere la paura e l'angoscia dentro di me. "Certo che ti sposo." Sussurra appena,dopo attimi interminabili, facendomi scoppiare il cuore di gioia.

"Ti amo così tanto." Senza pensarci ancora la bacio con tutto l'amore che ho in corpo, cercando di farle capire quanto lei sia importante per me, di quanto la mia felicità dipenda esclusivamente dal sorriso che le contorna le labbra. "Da oggi per sempre." Con le mani che tremano le infilo l'anello al dito, cercando in tutti i modi di non farlo cadere a terra. 

"Si, amore mio." Mi guarda con gli occhi lucidi per via delle lacrime, cogliendomi poi completamente di sorpresa ed abbracciandomi forte come non aveva mai fatto. "Non sai quante volte ho sperato che lo facessi." Mi sussurra all'orecchio con la voce leggermente incrinata.

"Non sai tu quante volte ero sul punto di chiedertelo, ma avevo sempre la paura a bloccarmi." La guardo negli occhi, asciugandole le lacrime che le hanno rigato il viso, lasciandole poi un bacio sulla fronte, coccolandola ancora un po'. "Andiamo a casa?" Le sussurro dopo diversi minuti, troppo occupato a rendermi conto di quello che è appena successo.

Annuisce lievemente per poi aprire la portiera, diretti verso una nuova, e bellissima, fase della nostra vita.

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