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La porta si aprì di scatto e richiuse violentemente subito dopo.

- Tu lo sapevi! -

Esclamò il ragazzo irrompendo nel panificio.

Yuji quasi si prese un colpo nel veder entrare l'amico in quel modo e subito il suo sguardo impanicato si spostò verso sinistra, in direzione dell'anziana cliente intenta in quel momento a frugare nel borsellino alla ricerca di alcuni spicci per pagare il suo acquisto.

La donna notò a malapena l'ingresso così irruento del ventiduenne, ma iniziò a prestargli attenzione pochi istanti dopo quando, mentre lei porgeva i soldi a Ritsuko, il ragazzo si avvicinò al bancone a grandi passi, additando l'amico con fare a dir poco furibondo.

- Tu devi sapere qualcosa! - Insistette, mentre Yuji continuava ad evitare il suo sguardo e a fare cenni con il capo in direzione della donna, come per dire all'amico di darsi una calmata almeno finchè lei non fosse uscita. - Siamo amici dal primo anno di liceo e sei venuto a casa mia chissà quante volte! È impossibile che tu non sappia che i miei mi maltrattavano! -

Silenzio.

Per alcuni istanti tutti gli occhi sbigottiti dei presenti furono puntati verso Katsumi, mentre i suoi erano fissi in quelli dell'amico.

- Grazie per l'acquisto, buona serata! -

Se ne uscì di punto in bianco Ritsuko, porgendo la busta di carta all'anziana signora.

Questa strabuzzò leggermente gli occhi, come per riscuotersi da ciò che aveva sentito poco prima, quindi afferrò l'acquisto e mormorò un "grazie a lei, buona sera". Per poi voltarsi e dirigersi verso l'uscita, seppur continuando a voltarsi e rivolgere ogni due passi strane occhiate in direzione del moro.

Non appena si fu richiusa la porta alle spalle, il tempo ricominciò a scorrere.

- Ma ti sembra il caso? - Sbottò Yuji iniziando a gesticolare, com'era solito fare tutte le volte che era agitato. - Come ti è saltato in mente di fare tutta questa confusione di fronte a una cliente?! E poi si può sapere di che stai parlando? -

- Lo sai. - Ribattè Katsumi assottigliando lo sguardo, al momento troppo fuori di sè per sentirsi anche solo minimamente in colpa per quanto accaduto con quella donna. - Oggi avevo una seduta con Fujita, mi ha detto che probabilmente i miei genitori mi maltrattavano. -

- Tu però non ricordi nulla. -

- È proprio questo il problema. -

- Ma in base a cosa è giunto a questa conclusione? -

- All'interpretazione di un mio sogno. -

- ...Quindi tu mi stai dicendo che solo perchè hai fatto un sogno un po' strano, il tuo psicologo l'ha interpretato come se tu avessi subito maltrattamenti dai tuoi genitori e... Tu ci credi pure? -

- Ma... -

Iniziò il ragazzo, prima che l'amico lo interrompesse mettendogli una mano sulla spalla.

- Katsumi, hai ragione. Noi due siamo amici da sette anni e sono stato a casa tua un'infinità di volte. Io li conoscevo i tuoi genitori e non erano affatto cattive persone. Forse... Ecco, forse dovresti smetterla di andare da quello psicologo e cercarne un altro. -

- No! -

Esclamò subito Katsumi, quasi di getto, facendo sussultare l'altro, che subito ritrasse la mano.

- Scusa... Forse è meglio che adesso vada a casa... -

Mormorò allora prima di voltarsi e uscire in fretta dal panificio, senza neanche aspettare di sentire se l'amico avesse altro da dirgli.
E in qualche modo Yuji nel vederlo così capì subito che con "casa" non si stesse riferendo affatto al suo appartamento.

Il vaso di Pandora //yaoi//Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora