14 - dispersione e condensazione

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Il basso tavolino posto davanti alla poltrona rossa bordò sembra quasi nudo ora che non ha più sopra di sè il grande vaso in terracotta.
Al suo posto vi sono fogli, foto e piccoli biglietti, sparsi disordinatamente sulla superficie di vetro.
Ci mette un istante a contarli: sono ventisei esatti.
Il ragazzo si sporge per vedere meglio, ma le scritte sono sbiadite e le foto troppo rovinate per poterne distinguere il soggetto.
Solleva lo sguardo e si guarda intorno, alla ricerca del vaso.
Lo trova solo poco dopo, posto sulla sommità di un'alta libreria di legno, in un angolo della stanza.
Si alza e si avvicina per raggiungerlo, ma non appena compie un passo nella sua direzione, quello si inclina pericolosamente verso il basso, al secondo passo si inclina nella direzione opposta e continua così, finchè il ragazzo non inizia a correre e quello a traballare sempre di più.
Non gli mancano che un paio di passi per raggiungerlo, quando la libreria stessa traballa e il vaso cade a terra.
Un istante prima dell'impatto, tutto si fa scuro.

~

- È sicuro di non riuscire neanche ad intuire cosa potessero essere i fogli e le foto sparse sul tavolino? -

- Sì, non ne ho proprio idea. -

Sospirò Katsumi.

- Però il fatto che si trovassero nello stesso punto dove solitamente stava il vaso dovrebbe significare che hanno qualche collegamento. Per caso ricorda cosa ci teneva in quel vaso? -

- Come ho già detto, i miei nonni ci mettevano i fiori, ma una volta che l'ho portato a casa mia è sempre rimasto vuoto... - A quel punto però si fermò di colpo e riprese a parlare solo diversi secondi dopo. - No, ora che ci penso meglio non era vuoto. Mi sembra di ricordare che ci tenevo qualcosa lì dentro. -

- Immagino che non si trattasse di fiori. -

- No, certo che no. - Scosse leggermente il capo. - Dopotutto stava nascosto in soffitta, non in mostra da qualche parte. -

- Quindi? - Chiese lo psicologo dopo aver atteso invano per alcuni istanti che l'altro continuasse. - Non ha proprio idea di cosa contenesse? -

- Beh, a questo punto direi che molto probabilmente si trattava proprio dei fogli e delle foto che ho visto nel mio sogno. Però non riesco ancora a ricordare cosa fossero esattamente. -

- Invece il numero? - Chiese ancora lo psicologo. - Ha detto che erano ventisei esatti, giusto? Cosa potrebbe significare? Forse lei aveva qualche progetto per quando avrebbe compiuto ventisei anni? O forse erano effettivamente ventisei? O... -

- No. - Lo interruppe però io ventiduenne scuotendo leggermente il capo. - Probabilmente quel numero è comparso nel mio sogno solo perchè l'ho visto di recente e mi è rimasto impresso. -

- L'ha visto di recente? - Replicò Fujita. - Dove? -

- L'avevo scritto sul mio calendario. - Rispose Katsumi con un'alzata di spalle. - L'ho visto quando la settimana scorsa sono tornato a casa. Stava nella casella del primo gennaio di quest'anno. Ma immagino che non c'entri granché con tutta questa storia, no? -

Shigeru Fujita esitò prima di riprendere la parola e benchè avesse come al solito il viso coperto e si trovasse ad almeno due metri di distanza, a Katsumi parve di percepire come del disagio, o meglio, della vera e propria ansia in quei suoi pochi attimi di silenzio.

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