5 MOTIVAZIONE

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«Ma dico io... i giapponesi ci bombardano alle Hawaii e noi siamo qui, a Orano, in Algeria? È folle».

«Oh, senti, Government Issue, piantala di rompere e pensa a combattere».

Il sergente capo avrebbe volentieri risposto male. Ma era un tenente, quello che l'aveva rimproverato, non lo poteva mica trattare in un modo simile. Così, fece un sorriso falso.

Il tenente annuì solenne e passò oltre.

Non appena l'ufficiale se ne andò, il sergente capo prese a imprecare e bestemmiare.

«Ehi, signore. Non è bello bestemmiare».

«Leccami le ghette, GI» latrò.

Quello era un soldatino di neppure vent'anni, e perciò stette zitto.

Il sergente capo soffiò per un momento come un gatto, poi tacque contento. Ah, non c'era niente di più bello che far valere la propria autorità.

Arrivò di nuovo il tenente. Il sergente capo si fece cheto e diplomatico. Ma il tenente non aveva bisogno di quei mezzucci, e parlò aspro: «Tutti sul camion, forza!».

I plotoni presero a salire sugli automezzi.

GI scattarono e chiusero i cassoni.

Un fischio, e i camion partirono andando a formare una colonna che corse fra le dune.

Dopo neppure mezz'ora i camion si fermarono e le nubi di polvere si dissolsero.

Un altro fischio e i GI scesero dai cassoni.

Il tenente corse e passò gli ordini ai sottufficiali.

Il sergente capo annuì e ordinò ai propri soldati di disporsi in quella quota.

Non rimase che aspettare.

Il sergente capo masticava fiele. Era ingiusto che fossero lì. Era un affare degli europei, non degli americani. Inglesi contro tedeschi, tedeschi contro francesi, francesi contro inglesi. Un affare loro e basta. Basta.

Giunsero delle direttive in francese.

Il sergente capo sibilò un'esclamazione. «State pronti».

Di GI in GI la comunicazione fu trasmessa.

Da dietro le dune spuntarono i soldati francesi.

Ma c'erano francesi e francesi.

Quelli erano di Vichy. Dei traditori... ma pure i Francesi Liberi erano dei traditori secondo loro. Era tutto così relativo!

E il sergente capo non ci voleva pensare. M1 pronto all'azione, aggiustò la mira. Fucile semiautomatico, calibro trenta e sparò un colpo.

Ci furono tanti schiocchi. Numerosi francesi caddero a terra.

Il sergente capo fece manovra di ricarica dopo l'espulsione del bossolo, e di nuovo si mise a sparare.

Fuoco a volontà.

Il sergente capo ricordò che, questione di poche settimane, ci sarebbe stato il primo anniversario dell'entrata in guerra. E pensò che, ovunque si trovasse, in fondo c'era un buon motivo per agire. Che fosse l'Africa, l'Europa o l'Asia, sì, c'era eccome.

Uccidere era una buona motivazione.

La Seconda Guerra Mondiale in racconti Capitolo 2 Stati Uniti d'AmericaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora