Chat Noir lasciò il mostro arrotolato sulla vecchia casa dei Dupain nel tentativo di infilarcisi dentro. Si nascose dietro un vicolo e recuperò il suo bastone, osservò lo schermo nella folle speranza di riuscire a scoprire di poterla rintracciare come Ladybug. Prevedibilmente no.
Ci pensò su nervoso.
Era Marinette.
Marinette era una sarta.
Marinette lavorava per Madame Puton.
Fece abbastanza scalpore piombare come Chat Noir in una sartoria e trovarsi tutto a un tratto una decina di facce voltate verso di lui. Marinette fece capolino da dietro un modello femminile di plastica del quale stava misurando la circonferenza del torace.
Lo osservò stupita con le labbra dischiuse, come davanti a un fantasma.
«Devo portarti via, principessa» disse. «Non sei al sicuro.»
Marinette deglutì indecisa e posò lo sguardo su Madame Puton, che appariva combattuta quanto lei.
Chat Noir non voleva perdere tempo a convincerla. «Se non lo fai un mostro sanguinario piomberà qui, ucciderà tutte le sarte e trasformerà questi bei vestiti in stracci.»
Madame Puton strinse le labbra. «Marinette, cara, penso che tu debba andare con lui.»
Lei sollevò gli occhi al cielo, ma si alzò in piedi indovinando che per quanto Madame Puton potesse dichiarare a ragione che fosse la sarta più brava di tutto la sua casa di moda, non avrebbe rischiato che attirasse fin lì un mostro.
Chat Noir le offrì la mano mentre si avvicinava, qualsiasi cosa gli provocasse l'influenza di Plagg, non appena Marinette fu abbastanza vicina da stringergliela si sentì ruggire sotto la sua stessa pelle.
«Al suo servizio, principessa.»
Qualsiasi cosa facesse venire i dubbi ad Adrien su cosa volesse, cosa sentisse, cosa provasse, era completamente trascurabile nella pelle di Chat Noir.
Marinette non disse niente, i capelli stretti in una coda laterale che gli copriva le ustioni. «Okay, gattino» rise divertita. «Salvami» lo sfidò seguendolo fuori.
Fuori era il caos.
Sul marciapiedi quasi furono investiti da un'auto della polizia a sirene spiegate diretta presumibilmente verso il mostro. Chat Noir strinse più forte la mano di Marinette percependo il suo cuore indugiare in una spirale di paura. Chiusa all'interno della sartoria non si era resa conto quanto complicata fosse la faccenda lì fuori.
Chat Noir ignorò le sirene e si diresse nella direzione opposta: doveva mettere al sicuro Marinette, era una priorità, poi magari sarebbe tornato indietro ad aiutarli.
Riconobbero un verso acuto, il suono feroce di una belva ferita. Troppo vicino. Si infilò in un vicolo strattonando all'interno anche Marinette e spingendola contro il muro mentre lui sbirciava oltre esso.
Lei fece lo stesso ed entrambi si trovarono a guardare quel mostro avanzare a fatica attraverso gli sbarramenti proposti dalla polizia. Era impossibile che li vedesse da quella distanza, eppure era voltato verso di loro, verso di lei, come se ne riconoscesse l'odore.
Chat Noir la tirò di nuovo nel vicolo insieme a lui. Non ci pensò nemmeno, non ci pensava mai, con il viso vicino al suo sollevò la mano e gli sfiorò il mento ascoltando soltanto quel bussare insistente nella testa che gli faceva venir voglia soltanto di starle addosso.
«Non ho avuto modo di dirti quanto mi sei mancata, principessa» sussurrò.
Non sarebbe mai stato capace di dirlo, non come Adrien: Chat Noir non solo lo disse senza arrossire né balbettare, ma si avvicinò anche, appoggiandosi ai gomiti invece che alle mani e riducendo la distanza tra loro.
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Another Ladybug
FanfictionNemmeno gli eroi vincono sempre. Ci sono ferite che non si possono sanare. Chat Noir lo sa. Come sa che qualsiasi cosa dica non riuscirà a fermarla, non riuscirà a tenerla. Anche se i loro Miaraculous sono complementari, anche se loro devono stare i...